Tutti fuori dalla Valcalcino. Lo dice una perizia. Forse.
Succede un po’ dovunque e in tutti gli ambiti. Prendiamo un condominio. Arriva l’Amministratore, è nuovo, e vuoi che non trovi una o più questioni lasciate irrisolte da chi lo ha preceduto? E sì che ne avrebbe di idee brillanti e innovazioni da portare, ma prima c’è da rimediare agli errori del passato, che a volte sono tali e tanti che viene il magone a metterci mano. Roba che apri un cassetto e sa dio cosa puoi trovarci dentro.
Prendiamo a esempio l’attuale Amministrazione Comunale: sarà almeno un anno che le inventa tutte per cacciare lo Zac! dall’area Movicentro senza poi, di fatto, riuscirci e si sa che anche il gioco più divertente dopo un po’ viene a noia e bisogna trovarne un altro. Lo schema è sempre lo stesso: sostituisci il Movicentro con l’edificio nord della ex Caserma Valcalcino, parzialmente ristrutturato all’inizio degli anni 2000 e lo Zac! con un nutrito gruppo di “condomini” che ci vivono da un bel po’ di tempo. Al pianterreno l’Aism (Associazione italiana sclerosi multipla) e la Casa delle donne. Al primo piano ci sono le aule e gli uffici del Cpia, il Centro provinciale per l’istruzione degli adulti, l’Anpi e i radioamatori che per il Comune gestiscono la sala operativa delle emergenze. Al secondo piano ci sono gli uffici della Direzione Didattica del circolo Ivrea 2, i Pifferi e tamburi, la Giovane montagna, l’Associazione nazionale della Polizia di Stato e il Quincy Blue Choir. Alcuni locali vengono poi utilizzati dal Canoa club e dall’associazione Eshorouk che il sabato tiene i corsi di arabo.
Tutti insieme fanno un bel mucchio di persone ignare che da una perizia a firma della Città Metropolitana risalente al dicembre 2010 sull’edificio sud (oggi vuoto) ne avrebbe rilevata la pericolosità.
Tale perizia sarebbe stata trovata nell’Ufficio Tecnico (pare in un cassetto) dal responsabile Igor Nolesio, dimenticata insieme a chissà quante e quali altre (la documentazione sul Movicentro, le delibere che dicono che l’Anfiteatro Romano è proprietà del Comune…) dalla precedente Giunta che, diciamolo, era assai farfallona e sicuramente molto, molto disordinata. Risultato? Agli abitanti del suddetto e pericolante edificio l’Amministrazione Comunale comunica lo scorso 6 settembre che è necessario e urgente sgomberare.
Lunedì 13 arriva l’ordinanza, firmata non dal Sindaco, come pareva in un primo momento e come sarebbe di norma, ma dal responsabile dell’Ufficio Tecnico. Il Sindaco Stefano Sertoli “è spiaciuto dover informare i soggetti presenti da anni nel complesso Valcalcino che non potevamo garantire loro la sicurezza dell’accesso e permanenza nei locali. Una situazione esistente da più di dieci anni” (sic) .
Certo che dieci anni sono tanti. Ma, spiega Elisabetta Piccoli (Vicesindaco e assessora a Bilancio, Patrimonio, Risorse Finanziarie, Sviluppo Economico e Politiche del Lavoro) “Nell’ambito del grosso lavoro che stiamo facendo come patrimonio abbiamo ricercato le informazioni utili per la piena conoscenza, anche a livello catastale e di conservatoria, sugli edifici e i beni comunali, per elaborare una strategia sul loro utilizzo e sulle azioni necessarie per la gestione degli stessi . (…) Facendo questo lavoro e con il progetto di utilizzare l’edificio sud del complesso Valcalcino, abbiamo rilevato che una decina di anni fa era stata effettuata una perizia sull’edificio nord evidenziando una situazione di pericolosità in particolare sui controsoffitti. La perizia sosteneva che per analogia le medesime considerazioni si potevano applicare all’edificio nord, costruito contemporanea mente e con gli stessi materiali”. E ancora “Spiace che qualcuno stia strumentalizzando questa situazione, ma la verità è che noi abbiamo ereditato un patrimonio immobiliare che versa in una situazione drammatica con tanti edifici vuoti e tenuti malissimo».
I non addetti ai lavori potrebbero chiedersi in base a quale principio osmotico se la perizia si riferiva all’edificio sud (quello dove un tempo aveva sede l’IPSIA) si ritiene valga anche per l’edificio nord, ma tant’è. Intanto giovedì 9 viene convocata d’urgenza la Conferenza dei Capigruppo. Non è però possibile prendere visione della perizia, distribuita su richiesta solo ai consiglieri comunali con tanto di obbligo di riservatezza su disposizione della segretaria generale Barbara Capo. La perizia potrebbe (il condizionale è d’obbligo) essere oggetto di un’indagine interna all’amministrazione comunale, il cui obiettivo sia comprendere perché negli ultimi dieci anni questa situazione sia spuntata fuori solo oggi.
Finalmente la perizia si svela nella sua integrità e da una lettura attenta risultano elementi assai curiosi. Intanto non è a firma della Città Metropolitana, ma dello studio associato torinese Tecse Engineering e richiesta dall’Amministrazione comunale allora guidata da Carlo Della Pepa con Determina del Coordinatore Servizio LL.PP. n. 2010/56/234 del 15/10/2010 “nell’ambito dell’obbiettivo di trasferire i propri uffici tecnico amministrativi in una posizione più funzionale per l’Utenza e per gli addetti stessi“.
E in nessuna parte della perizia si dice che la situazione sia tale da richiedere uno sgombero. Piuttosto si ipotizza una spesa ingente in quanto l’obiettivo in questione è “spostare” gli uffici comunali e la loro utenza e non limitarsi a poche aule con pochi studenti.
E quindi? Comunque vada a finire questa triste e trista vicenda l’unica certezza rimane la caccia alle streghe o presunte tali. Foss’anche un periodico locale di provata fedeltà, reo di aver dedicato un articolo alla vicenda pur se la conferenza stampa era stata annullata poche ore dopo l’annuncio.
Insomma “prima di noi il caos, le malefatte, l’incompetenza, la malafede“.
E dopo? Il dopo deve ancora arrivare. A quanto pare ristrutturare non è possibile. Tocca prima radere al suolo; poi si vedrà.
Simonetta Valenti
Le reazioni delle associazioni e l’interpellanza della minoranza consiliare