Legambiente Dora Baltea, Bellavista Viva, Senza Confini, Squadra AIB e PC di Chiaverano di concerto con altre 23 realtà hanno ottenuto un finanziamento di circa 121 mila euro da destinare a progetti di agricoltura sostenibile e inclusione sociale sul territorio: Ivrea, Burolo, Albiano e Chiaverano i quattro “punti cardinali” delle attività
Ventotto soggetti coinvolti: 5 associazioni promotrici, 7 associazioni del Terzo settore, Fondazione di Comunità del Canavese, Consorzio In.Re.Te, 10 Comuni e 4 Istituti Comprensivi scolastici. Sono questi i numeri che coinvolgeranno “Radici di Comunità”, il progetto nato dalla volontà di diverse realtà del territorio e che ha preso ufficialmente vita lo scorso 3 maggio; della durata di circa 18 mesi, il progetto potrà contare sul sostegno economico di 121 mila euro dei quali 75 mila ottenuti tramite bando dalla Regione Piemonte e circa 44 mila cofinanziati dai Comuni aderenti al progetto, dal Consorzio In.Re.Te. e da Fondazione di Comunità.
Una cifra importante e al contempo insolita per le tante realtà associative tendenzialmente abituate a ricevere modeste somme per portare avanti le loro attività: un obiettivo raggiunto grazie al lavoro di squadra e alla scelta consapevole di mettere in rete persone, volontari, assistenti sociali, studenti e insegnanti del territorio, a riprova che il modo migliore per immaginare un futuro e costruire comunità e senso di appartenenza è quello di fare le cose insieme.
Agricoltura sostenibile e inclusione sociale: i due pilastri del progetto
”Integrazione, accoglienza e inclusione socio-lavorativa che partono dalla terra, dall’agricoltura che si fa sociale, che diventa welfare comunitario e che accoglie, sviluppa nuovi processi d’inclusione delle persone fragili e vulnerabili”. È solo un piccolo estratto delle innumerevoli pagine di cui si compone il progetto, ma che ben esprimono lo spirito dell’iniziativa in essere. L’obiettivo è quello di creare legami sociali e promuovere un welfare comunitario facendo dialogare tra loro volontari e servizi sociali, enti istituzionali e associazioni del terzo settore e servirsi dell’agricoltura come “ponte” tra questi mondi. È per questa ragione che la maggior parte dei progetti (in parte già avviati) riguardano spazi urbani in fase di recupero, a partire dal Parco ex Lago di Città d’Ivrea dove le associazioni Legambiente Dora Baltea, Ecoredia e Senza Confini hanno da tempo dato vita ad un orto sociale al quale partecipano e danno un significativo contributo in termini di energie e lavoro sia percettori di Reddito di Cittadinanza sia persone disabili dell’associazione Asini si nasce…e io lo nakkui.
Un’altra sede di realizzazione delle attività dista pochi chilometri da Ivrea, dove l’associazione CISV fraternità dispone in comodato di terreni del Castello di Albiano, terrazzamenti in stato di semi-abbandono che verranno destinati a coltivazioni agricole grazie anche al coinvolgimento e l’inserimento di persone migranti (tramite tirocini da attivare) della Cooperativa Mary Poppins, in collaborazione con l’associazione SE.MI.
Nel Comune di Chiaverano l’associazione Piccolo Carro ha recentemente avviato una riqualificazione di un appezzamento di terreno con l’intenzione di portarlo a nuova vita con l’impianto di un uliveto; un lavoro da svolgere in concertazione con la Squadra AIB e PC di Chiaverano, Legambiente e il supporto dell’amministrazione comunale e che unirà il potenziale delle risorse naturali con la possibilità di aggregazione, terapia e inclusione sociale per soggetti disabili ospiti dell’associazione.
In un terreno incolto adiacente la Casa dell’Ospitalità d’Ivrea (Comunità Psichiatrica Protetta sita al confine tra Ivrea e Burolo), infine, sarà successivamente proposta la creazione di un orto-giardino sociale, grazie al concorso dell’associazione SE.MI e le cooperative Campo Aperto e Mary Poppins.
In aggiunta al coinvolgimento delle scuole e all’obiettivo di realizzare il corso “Progettare l’aula all’aperto” (in parte già in essere al Parco ex Lago di Città) il progetto prevede azioni mirate anche nelle periferie urbane, in particolare nel Quartiere Bellavista d’Ivrea, complesso residenziale “in passato luogo ricco di vita sociale e comunitaria che oggi si cerca di ricreare per rispondere a bisogni emergenti determinati dalla fascia d’età piuttosto elevata e dalla presenza di alcuni gruppi familiari multiproblematici”. Centrale sarà il ruolo delle associazioni Bellavista Viva, Ecoredia e Legambiente per avviare percorsi di partecipazione attiva e valorizzazione del verde.
Le nuove generazioni in prima linea
Ivrea, Burolo, Albiano e Chiaverano: saranno dunque questi i quattro punti cardinali di Radici di Comunità e attorno a questi “poli” si concentreranno la maggior parte delle risorse fisiche e legate all’attività del volontariato. Tra i 28 soggetti promotori anche i comuni di Azeglio, Palazzo, Piverone, Bollengo e Montalto Dora hanno dato la loro adesione per la buona riuscita del progetto, così come gli Istituti Comprensivi Ivrea 1 e 2, IC Azeglio e IC Pavone C.se, nonché il Centro Servizi Volontariato Vol.to e ASC Piemonte (che si occuperà della formazione e monitoraggio dei volontari in Servizio Civile che verranno inseriti nelle varie azioni). Ognuno di questi enti darà il proprio contributo, ma la vera novità del progetto riguarda il coinvolgimento diretto di nuove generazioni di volontari disposti a farsi carico delle responsabilità organizzative. Come referente di ogni area progettuale, infatti, si sono fatti avanti dei giovani che dovranno coordinare le attività e mettere in relazione le associazioni tra di loro. Federica Chiaro, Stefania Carbone, Lorenzo Savio, Sara Berola, Luca Pastoi sono solo alcuni dei ragazzi e ragazze che ormai da più di un mese seguono lo sviluppo del progetto e che saranno successivamente coadiuvati dalla nuova “leva” dei giovani del Servizio Civile in Canavese.
La speranza è che Radici di Comunità possa realmente contribuire a rendere ancor più solido il legame comunitario che questo territorio è in grado di offrire, migliorando e rendendo più efficace e capillare la “maglia sociale” in grado non solo di recuperare terreni incolti, ma d’intercettare vulnerabilità, situazioni di disagio sociale e di esclusione e capovolgere queste situazioni per il meglio. Già l’aver messo insieme realtà e comuni locali può considerarsi un traguardo non da poco, visto il permanere di un “campanilismo” che in più di un’occasione in passato ha fatto naufragare progettualità e iniziative collettive.
Se, come si dice in questi casi, “il buongiorno si vede dal mattino” non resta che continuare a seguire lo sviluppo di Radici di Comunità, augurare buona fortuna e, perchè no, pensare di offrire un po’ del proprio tempo per attività di volontariato: non è forse questo, in fin dei conti, lo spirito di una comunità che vuole crescere insieme?
Andrea Bertolino