La pioggia non ha fermato le cittadine e i cittadini di Ivrea e dei paesi limitrofi che si sono trovati (nel rispetto delle regole anti-Covid) davanti al Municipio per festeggiare l’entrata in vigore del Trattato di messa al bando delle armi nucleari.
L’appello lanciato nel giorni scorsi da ventitré associazioni dell’eporediese per ritrovarsi venerdì 22 gennaio davanti al Municipio di Ivrea per per festeggiare l’entrata in vigore del Trattato ONU di messa al bando delle armi nucleari, è stato accolto da tante e tanti cittadini che nonostante la pioggia battente si sono trovati in una piazza Ferruccio Nazionale rallegrata dagli ombrelli con i colori della Pace. Il momento di festa è stato introdotto da Pierangelo Monti, presidente nazionale del MIR che ha così esordito «Siamo qui per festeggiare l’entrata in vigore del Trattato sulla proibizione delle armi nucleari TPAN e per chiedere che venga rispettato. E’ una tappa vinta di un percorso che ha come arrivo finale l’eliminazione di tutte le armi di distruzione totale e la messa al bando delle guerre. Questo primo risultato e’ frutto dell’impegno di tanti tanti movimenti, organizzazioni, attivisti che in tutto il mondo hanno manifestato e fatto appelli. Questo va riconosciuto per darci coraggio e smentire i fatalisti i quali ritengono che non servono a nulla le manifestazioni. Al Trattato firmato all’Onu il 7 luglio 2017, si è arrivati grazie agli sforzi delle associazioni impegnate nella campagna ICAN (International Campaign to Abolish Nuclear Weapons), insignita del premio Nobel per la Pace proprio nel 2017, per il suo lavoro teso a “portare l’attenzione alle conseguenze umanitarie catastrofiche di qualunque uso delle armi nucleari e per i suoi straordinari sforzi per ottenere un trattato che metta al bando queste armi”. La campagna riunisce più di 400 organizzazioni in tutto il mondo (per l’Italia Rete italiana per il disarmo e Senzatomica)». Monti ha poi ricordato che il Trattato alla fine del 2020 raggiunto il numero di 50 paesi sottoscrittori (ad oggi sono 52) necessario perché il trattato entrasse in vigore. Purtroppo fra questi non c’è l’Italia, come non ci sono, ovviamente, gli altri paesi europei che hanno o ospitano ordigni nucleari. In Europa infatti gli unici paesi che hanno sottoscritto il Trattato sono l’Austria, l’Irlanda, la Città del Vaticano e la Repubblica di San Marino.
L’Italia, pur avendo firmato il Trattato di non-proliferazione delle armi nucleari, ratificato il 2 maggio 1975, che all’art. 2 stabilisce: “Ciascuno degli Stati militarmente non nucleari, che sia Parte del Trattato, si impegna a non ricevere da chicchessia armi nucleari o altri congegni nucleari esplosivi, né il controllo su tali armi e congegni esplosivi, direttamente o indirettamente“, partecipa al programma “nuclear sharing” della NATO ospitando testate nucleari nelle basi USA di Aviano (PN) e Ghedi (BS); addestrando i piloti dei cacciabombardieri Tornado al bombardamento nucleare; confermando l’acquisto degli F-35 che sostituiranno i Tornado.
Cresce però in tutto il paese il sentimento di rifiuto verso le armi nucleari. Da un’indagine condotta da “YouGov” nel 2020, l’87% degli italiani vuole che il governo smantelli le testate atomiche nel nostro Paese e aderisca al Trattato per la proibizione delle armi nucleari (TPNW). Una percentuale cresciuta del 17 per cento rispetto al 2019.
Durante il presidio di Ivrea è stato anche ricordato che vi sono 260 parlamentari dell’attuale legislatura che hanno firmato l’Ican Pledge impegnandosi a sostenere il percorso di ratifica del trattato del nostro paese condividendo le “preoccupazioni espresse nel Preambolo del Trattato circa le catastrofiche conseguenze umanitarie che risulterebbero da un qualsiasi uso di armi nucleari” prendendo atto quindi della “necessità impellente di eliminare totalmente queste armi disumane e ripugnanti“. E che è stata depositata dalla senatrice Paola Nugnes un’interrogazione parlamentare dove si chiede chiarezza in merito alle ragioni per cui l’Italia non ha ancora aderito alla messa al bando delle armi nucleari e se non si ritenga doveroso uscire dal programma “nuclear sharing” della Nato e interrompere l’acquisto degli F35.
Continuando il suo intervento introduttivo, Pierangelo Monti ha enunciato con gioia che «Le armi nucleari passano così dall’essere “immorali” all’essere “illegali“, al pari delle armi chimiche, biologiche e batteriologiche, e delle mine antiuomo. Anche se gli stati nucleari e i loro alleati non hanno sottoscritto il Trattato. – e ha continuato – Dobbiamo riuscire a impedire che arrivino nella base di Ghedi le nuove bombe B61-12 che funzionano come missili, che viaggiano su aerei speciali, F35.». Monti ha anche ricordato l’alto costo degli armamenti «Un altro motivo importante per perseguire con decisione la via del disarmo è quello economico: le ingenti risorse economiche, i soldi dei contribuenti, investiti per gli armamenti dovrebbero essere destinati alla sanità pubblica, all’istruzione, alla cura dell’ambiente e della natura, per i poveri, per i profughi. Gli F35 costano l’uno 130-150 milioni, quanto costerà il nuovo ospedale di Ivrea? L’Italia se non ne interrompe l’acquisto spenderà 12-13 miliardi. Un’ora di volo di un F-35 costa 40 mila euro.»
Anche il presidio di Ivrea nella diretta della Rete Italiana Pace e Disarmo
Alle 17:45 la piazza di Ivrea si è collegata alla diretta organizzata dalla “Rete Italiana Pace e Disarmo” per unire tutte le piazze italiane in festa per la firma del Trattat (nel video lo spezzone di Ivrea va dal minuto 15 al 22).
L’impegno del sindaco Sertoli
Alla fine della serata, durante diretta nazionale, Pierangelo Monti ha consegnato al sindaco di Ivrea Stefano Sertoli l’appello firmato da 23 associazioni* (alle quali si sono aggiunti l’associazione Viviamo Ivrea e il Circolo di Ivrea del PD) perché il Comune di Ivrea rinnovi l’impegno, già votato dal Consiglio Comunale di Ivrea il 20 novembre 2017, di farsi portavoce presso il Governo affinché l’Italia ratifichi e rispetti il Trattato, rimuovendo le armi atomiche dall’Italia, e vieti di installarne di nuove sui caccia F35. Il Sindaco ha preso l’impegno di presentarlo come ordine del giorno nel prossimo consiglio comunale e si è inoltre preso l’impegno di trasmettere l’Odg anche ai Comuni del Canavese, come ha chiesto la sindaca di Rueglio Gabrielle Laffaille intervenuta al presidio.
a cura di Cadigia Perini
* Albero della speranza, ANPI, Associazione Ecoredia, Associazione Rosse Torri, Azione Cattolica, CAV-Movimento per la Vita, Centro Documentazione Pace, Centro Gandhi, CGIL, Circolo PRC-SE di Ivrea, Emergency, Fraternità di Lessolo, Fraternità CISV Albiano, Good Samaritan, Il sogno di Tsige, Legambiente Dora Baltea, Libera Ivrea, Lucy Associazione, Mir-Movimento Internazionale della Riconciliazione, Osservatorio migranti, Pax Christi Ivrea, Sardine di Ivrea – Associazione Mare Aperto, ZAC!
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