Nuova uscita negazionista della consigliera Bono. A suo modo di vedere la discriminazioni, i pregiudizi, l’intolleranza verso i migranti non esistono (come non esistono le necessità della migrazione). Esiste al contrario una campagna d’odio verso “i bianchi nativi”, e la mostra #immaginideipregiudizi, per lei ne è la prova.
Esiste un bel progetto che ha coinvolto giovani delle scuole superiori di Torino, nato dalla collaborazione di una cooperativa sociale e un istituto torinese di arti visive. Accade che il risultato di quel progetto, una mostra fotografica, viene ospitato nell’androne del Municipio di Ivrea nell’ambito di una serie di eventi organizzati dalla Consulta Stranieri del Comune e promossa da Lucy Associazione. Succede – ed è da non crederci – che una componente della Consulta stessa nonché consigliera comunale, quattro giorni dopo l’inaugurazione in un suo articolo attacchi duramente la mostra contro i pregiudizi con l’accusa di fomentare invece l’odio verso “una particolare categoria umana: i bianchi, i nativi”.
Se non fosse dramma sarebbe farsa grottesca.
Accade però che l’odio accecante talvolta raggiunge risultati contrari all’intento dell’odiatore, l’odiatrice in questo caso.
E’ quello che è successo alla consigliera Anna Bono, leghista di prima fila in Consiglio comunale che nel suo articolo “Una mostra per alimentare i pregiudizi sui bianchi” afferma: “la mostra è stata chiaramente ispirata da un pregiudizio nei confronti della società italiana e ha come obiettivo ed esito di instillarlo in chi la visita. Il messaggio che le fotografie trasmettono, attraverso diverse soluzioni grafiche, è infatti che gli italiani sono intrisi di pregiudizi e che le persone “di colore” sono vittime della loro intolleranza.”
Bene, il messaggio è stato capito anche dalla consigliera. Perché è proprio questa la realtà che i fatti di cronaca ci riportano. Un paese dove il pregiudizio e l’intolleranza, strumentalmente alimentati da destra e Lega, hanno generato mostri e vittime che hanno il solo torto incolpevole di esser nati da un’altra parte di questo mondo o con un colorito non gradito.
E’ questa la realtà sotto gli occhi di tutti, tranne di chi non la vuol vedere. Quella realtà che i ragazzi dello Steiner insieme a richiedenti asilo hanno sperimentato e ben rappresentato con il loro studio e immagini fotografiche.
E bene lo spiega proprio la consigliera Bono che nel suo articolo, praticamente una recensione, pensando di attaccare la mostra le fa in realtà grande promozione. Ad esempio quando scrive “Una fotografia rappresenta un uomo con gli occhi coperti da una benda nera. In alto, su sfondo nero, spicca in caratteri rossi la frase: «non voler vedere i pregiudizi porta all’intolleranza e alla discriminazione”. Nella didascalia che accompagna la fotografia la studentessa Sara Aquino spiega: “ho scelto di rappresentare un uomo occidentale con gli occhi bendati per sottolineare la tendenza della nostra società a non voler prendere coscienza dei pregiudizi e delle discriminazioni verso i migranti. I colori usati sono scuri per mettere in risalto la frase che rafforza il messaggio dell’immagine». Fa venir voglia di dire: Brava Sara! E soprattutto fa venir voglia di andare a visitare la mostra! (si può fare fino a domenica 11 ottobre)
Insomma un articolo triste in fondo, dove la spasmodica ricerca di tesi anti razza bianca suona tanto di arrampicata sugli specchi (come se fosse obbligatorio dir qualcosa, qualsiasi corbelleria, quando da qualche parte si parla di migranti, foss’anche in un ambito da te stesso organizzato).
Certo si tratta di un articolo chiaramente indirizzato ai lettori del giornale che lo ospita, quel “La nuova bussola quotidiana”, diretto da Riccardo Cascioli che da editorialista de Il Giornale attaccava un giorno sì e l’altro pure Papa Francesco accusandolo di fatto di essere troppo “cristiano”, ovvero aperto, accogliente, caritatevole, con tutte e tutti. “Bergoglio si piega al catastrofismo ecologista mentre gay e sinistra attaccano la famiglia” ebbe a scrivere in un suo articolo del marzo 2019 per l’accoglienza favorevole del pontefice verso Greta Thunberg.
La nostra consigliera, evidentemente, oltre che “ideologa” della Lega appartiene a quest’area di cattolici oscurantisti e reazionari.
Cambiando registro, ci si domanda se sia lecito che una rappresentante del Consiglio comunale, componente della Consulta Stranieri, attacchi biecamente un’iniziativa dello stesso Comune di Ivrea e Consulta, rinnegandola. Ed anche se sia lecito che la stessa tenti di offuscare la bontà di un progetto che ha come finalità “la sensibilizzazione alle tematiche comuni alle migrazioni, stimolare approcci empatici basati sulla conoscenza, fornire elementi per una comprensione del diritto di cittadinanza come espresso dalla Convenzione di Ginevra e dalla Dichiarazione universale dei diritti umani”. Progetto condotto da un istituto come l’Albe Steiner, una cooperativa sociale come la Progest, e un’associazione cittadina che ha come scopo “sviluppare una cultura contro gli stereotipi e i pregiudizi, e contribuire a una società dove possano essere valorizzate le pari opportunità in ogni ambito privato e pubblico”, quale è Lucy Associazione Ivrea.
E infine ci chiediamo, e vorremmo chiedere al primo cittadino di Ivrea, sindaco Sertoli, può Ivrea essere patrimonio dell’umanità se nei banchi del suo Consiglio Comunale siede un’essenza pervasiva di disumanità?