Il bus andato a fuoco a Torre Canavese, gli studenti stipati negli autobus e lasciati a piedi hanno riacceso il tema del trasporto pubblico locale nonché l’inadeguatezza dell’attuale parco mezzi GTT. Nella città Unesco è importante pretendere un servizio all’altezza di questo titolo
Durante il consiglio comunale di mercoledì 30 settembre, a seguito di un’interpellanza presentata dal consigliere Comotto, si è presentata l’opportunità di approfondire il tema della mobilità sostenibile sul territorio eporediese. La domanda posta era chiara: relazione su cosa fosse stato fatto da luglio ad oggi per invertire quel processo di pauperizzazione del trasporto pubblico locale e per accelerare i tempi di una conversione del parco mezzi GTT a emissioni zero. La risposta è stata oltremodo deludente.
Di fronte ad uno scenario che ha visto sulle pagine dei quotidiani locali episodi di studenti lasciati a piedi, autobus stracolmi (vanificando così lo sforzo degli istituti per mantenere il distanziamento fisico) nonché la notizia di un bus andato a fuoco sulla provinciale 41 a Torre Canavese sentire l’assessore Balzola dire che «gli orari li fa l’Agenzia della Mobilità» e che «gli istituti scolastici hanno comunicato tardi le variazioni d’orario» restituisce l’idea di un assessorato che cerca di scaricare su altri le colpe non essendo in grado di far fronte alla situazione. Chiariamoci: gli istituti scolastici hanno effettivamente una parte di responsabilità nella comunicazione tardiva della rimodulazione degli orari d’inizio anno (parrebbe che la maggior parte di queste comunicazioni sia avvenuta con circa due settimane di ritardo rispetto l’inizio della scuola), ma additare colpe non dovrebbe rientrare nei compiti di un assessore, incaricato altresì di risolvere i problemi.
Sotto coronavirus, tuttavia, tutto sembra ormai “perdonabile” e “scusabile”, quasi che l’inedita situazione globale giustifichi disagi nei servizi che hanno radici e cause ben più tangibili e solide di un invisibile virus diffusosi meno di un anno fa.
L’attuale situazione del parco mezzi GTT della conurbazione d’Ivrea
Meno di un anno fa, nel mese di febbraio le organizzazioni sindacali dei lavoratori CGIL-CISL-UIL avevano lanciato il “Progetto Ivrea: conurbazione a zero emissioni”; un progetto ambizioso, ma realistico che, partendo dall’attuale situazione del trasporto pubblico nella “conurbazione di Ivrea” (composta dai comuni di Albiano d’Ivrea, Banchette, Bollengo, Borgofranco di Ivrea, Burolo, Cascinette d’ Ivrea, Chiaverano, Colleretto Giacosa, Fiorano Canavese, Ivrea, Lessolo, Loranzè, Montalto Dora, Pavone Canavese, Quassolo, Salerano Canavese, Samone) mirava a diversi obiettivi strategici: passare ad autobus elettrici, rivedere gli orari di servizio e realizzare l’integrazione tariffaria tra i servizi della conurbazione urbana con le linee extraurbane e ferroviarie. Gli assessori regionali Marco Gabusi (trasporti) e Matteo Marnati (ambiente) avevano annunciato l’investimento di 70 milioni per l’acquisto di 220 autobus elettrici per tutto il Piemonte entro 5 anni. Da allora più nulla e l’attuale parco mezzi della GTT della conurbazione versa in condizioni critiche: oltre ad una riduzione del servizio di quasi il 30% rispetto al 2010, i circa 80 autobus eporediesi continuano ad essere tra i più vecchi della Regione, con un’età media di 18,5 anni (la media europea è di 7 anni per avere un confronto); le ultime corse da Ivrea verso i paesi del circondario sono alle 19.30, i mezzi extraurbani (quelli blu, per intenderci) vengono riutilizzati per il servizio urbano (non ce ne sono abbastanza, in pratica) e, dulcis in fundo, il territorio non dispone di controllori propri, ma deve appoggiarsi a quelli in servizio a Torino.
Riaprire la discussione sul trasporto pubblico locale
Il 28 settembre un gruppo d’insegnanti e di studenti del Gramsci ha organizzato la giornata “A scuola senz’auto” e si è adoperato per far partire un questionario sulle modalità di spostamento delle persone. Uno studio simile, ma diretto dall’Agenzia della Mobilità piemontese (l’ente consortile dei comuni del territorio) sarebbe dovuto partire nel mese di marzo 2020, salvo poi venir bruscamente interrotto dal coronavirus per non si sa quale realistica motivazione (sarebbe bastato sostituire l’indagine porta a porta con questionari telefonici o informatici, per non posticipare ulteriormente una raccolta dei dati per altro indispensabile).
L’unica novità al momento è rappresentata dalla ripresa dei lavori del PUMS, il Piano Urbano della Mobilità Sostenibile della Città Metropolitana che dovrà essere approvato entro febbraio 2021. Il PUMS è un piano strategico di medio e lungo termine che dovrà essere aggiornato ogni cinque anni, essere coerente con la pianificazione territoriale, perseguire obiettivi di sostenibilità ambientale, sociale ed economica e prevede incontri specifici con sindaci e amministratori locali suddivisi per zone omogenee o raggruppamenti di zona. Che questo possa portare miglioramenti effettivi al trasporto pubblico locale sarà da verificare, ma questo progetto rappresenta, per ora, l’unico strumento attraverso il quale far pervenire le esigenze del territorio ad un livello sovra-comunale.
Studenti e genitori alzino la voce
L’episodio del bus andato a fuoco nonché i disagi che si sono verificati a seguito della rimodulazione a “scaglioni” d’ingresso per il liceo Gramsci (ci sono attualmente quattro orari d’ingresso per gli studenti dalle 8.00 alle 10.00, ma il numero dei bus e gli orari sono rimasti invariati) hanno riacceso l’interesse verso il trasporto pubblico locale. La città che vorrebbe fare dell’innovazione, del digitale e del “progresso” la sua bandiera Unesco rischia di dimenticarsi della vita quotidiana delle persone se non sarà in grado di rinnovare il trasporto pubblico locale. Se tanto di sperimentazione si parla e ci si riempie la bocca, per quale motivo non è ancora stata presa in considerazione l’idea di un trasporto a chiamata sul modello MeBus operativo in diversi comuni della cintura di Torino da anni?
Studenti e genitori avrebbero tutto il diritto di alzare un po’ la voce e portare all’attenzione dell’opinione pubblica i tanti disagi che il depotenziamento del trasporto pubblico locale ha prodotto sul territorio. Novantamila veicoli entrano ed escono regolarmente da Ivrea ogni giorno, con tutti i problemi legati alla viabilità del traffico e all’inquinamento: non arrendiamoci all’idea che il futuro appartenga ai mezzi privati.
Andrea Bertolino