La nostra (temporanea) condizione d’isolamento e quella di quei tanti che non hanno “quel pezzo di carta che permette loro di girare liberi“: i clandestini
Esci solo se strettamente necessario. Non avvicinarti a meno di un metro da un’altra persona. Porta con te un foglio di carta, che puoi scaricare dal sito del Ministero dell’Interno, in cui dichiarerai il motivo per cui sei fuori dalla tua abitazione. Poliziotti, carabinieri e vigili urbani potranno fermarti e chiederti di motivare il tuo stare fuori casa. Lo fanno a tutela della tua salute e di quella degli altri.
E tutto questo ci sembra una grande limitazione della nostra libertà!
Speriamo non duri troppo, altrimenti ne potrebbe andare del nostro equilibrio psicologico.
Sappiamo che ciò è necessario per combattere un nemico piccolissimo, ma pericoloso, più pericoloso proprio perché piccolissimo, invisibile, non afferrabile con le nostre mani, non arrestabile dalle forze dell’ordine o da ronde di volonterosi cittadini.
Lo sconfiggerà solo l’intelligenza e il lavoro di scienziati e, in attesa di un vaccino, da tantissimi lavoratori della sanità e dai nostri comportamenti.
Speriamo che passi presto.
Ma in questo nostro bello e grande Paese ci sono alcune centinaia di migliaia di persone che vivono la nostra attuale condizione da anni e temono di doverla vivere ancora per anni.
Persone che quando escono di casa sono preoccupati di non incontrare poliziotti, carabinieri, vigili; e se li incontrano sperano di non essere fermati.
Perché loro non hanno “il pezzo di carta” (in realtà un tesserino di plastica) che permette loro di girare liberi come eravamo, e torneremo ad essere, noi.
Quel pezzo di carta si chiama permesso di soggiorno e loro per noi sono “clandestini”.
Lavorano in nero, anche dentro le nostre case, vorrebbero essere in regola anche se vuol dire pagare le tasse. Lavorano in campi e in “boite”, naturalmente in nero e naturalmente non possono protestare.
Una casa in affitto non la possono avere, non in regola. E per la salute ci sono i pronto soccorso.
Certo c’è una grande solidarietà di persone che non chiede “il pezzo di carta”, ma solo di sapere qual è il bisogno che hanno.
Possono avere due, tre lavori, averne fatti a decine in tanti anni; avere persone che affitterebbero la casa, ma non c’è niente da fare: clandestino sei e clandestino resti! Non puoi uscirne!
Nell’ultimo anno, grazie al ministro Salvini e a quella maggioranza parlamentare i “clandestini” sono aumentati di qualche decina di migliaia: fesso chi ha creduto che fosse un modo di renderci più sicuri!
La nuova maggioranza non ha trovato ancora il tempo e il coraggio per sanare queste offese alla intelligenza e alla umanità (che vanno sempre d’accordo).
Il 13 febbraio a Torino l’associazione nazionale delle famiglie datrici di lavoro domestico, in un convegno, ha chiesto al Governo la possibilità di “mettere in regola” il 60% dei circa due milioni di lavoratori domestici che lavorano in nero e sono in nero perché senza permesso di soggiorno. Dicono che il gettito fiscale aumenterebbe di 2 miliardi di Euro.
Quando troviamo scomodo stare in casa, o siamo preoccupati per non sapere se siamo in regola ad uscire, o speriamo di non dover spiegare a un agente (che fa il suo faticoso e utile lavoro) le nostre motivazioni, pensiamo a queste centinaia di migliaia di persone che abbiamo messo “fuori regola” sempre!
E quando torneremo completamente liberi e senza paure, ricordiamoci di sanare questa folle malattia della falsa sicurezza fondata sulla paura altrui.
Armando Michelizza