Questa piccola rubrica, senza troppe pretese, ambisce all’obiettivo di rendere tutti un po’ più partecipi della storia contemporanea di questa città, troppo spesso considerata irrilevante o povera di note degne di essere ricordate
Dopo Napoleone venne la Restaurazione e a partire dal 1814 si cercò di rimandare indietro le lancette della storia nella speranza di ripristinare l’antico ordine di cose. Lo sconquassamento rivoluzionario, tuttavia, non avrebbe mai potuto concludersi con un nulla di fatto. Ideali di progresso politico e sociale accompagnati dal suono dei pifferi e dei tamburi avrebbero fatto nuovamente la loro comparsa nel Piemonte dei Savoia e Ivrea non sarebbe stata da meno.
Il grande evento che interessò gli anni ’20 dell’800 fu legato ai moti della Carboneria, la società segreta rivoluzionaria italiana nata nell’allora Regno di Napoli e legata ai valori patriottici e liberali. I principali avvenimenti si susseguirono soprattutto nel meridione a Napoli e al nord a Torino, ma tracce di questi storici moti si ripercossero e vennero impresse anche ad Ivrea.
La città dalle rosse torri non restò impassibile e indifferente dinnanzi al tentativo di ottenere la tanto ambita “Costituzione Spagnola”, ovvero la Costituzione di stampo liberale emanata nella Spagna del 1812 dal parlamento iberico. Un piccolo gruppo di uomini canavesani, infatti, cercò di organizzarsi come megliò potè non solo per dare man forte ai compagni costituzionalisti di Torino, bensì anche per conquistare il potere e governare nel capoluogo dell’anfiteatro morenico.
«Ivrea precedette Torino nella rivoluzione». Così si pronuncia, all’interno dei suoi scritti, Santorre di Santa Rosa, artefice e protagonista dei moti di Torino. Ivrea ottenne per prima la “Costituzione Spagnola”, ma non solo: pare che questa piccola città fu la prima tra tutte le città del Piemonte ad accogliere la setta dei Carbonari. Alessandro Luzio, giornalista, storico e archivista italiano, in appendice al suo studio Il Canonico Marentini e le sue discolpe a Carlo Felice, pubblicò un “abbozzo di un racconto delle congiure e cospirazioni in Piemonte dall’anno 1814 al 1848”, uno scritto anonimo ritrovato tra le carte di Nicomede Bianchi, secondo cui la Carboneria sarebbe giunta e si sarebbe diffusa in Piemonte non già nel 1818, bensì prima, nel 1812, e avrebbe avuto la sua prima “Vendita” proprio a Ivrea.
La veridicità di questi scritti anonimi è da lasciare in sospeso, vista la pressoché totale assenza di prove materiali e cartacee in grado di esprimere un giudizio in merito; tuttavia, la tesi secondo cui Ivrea fu protagonista di movimenti e pensieri carbonari prim’ancor che a Torino pare plausibile, per il semplice fatto che l’ambiente eporediese fu sufficientemente intriso di spirito liberale al punto tale da spingere la gioventù studiosa a partecipare, nel gennaio 1821, alla manifestazione di piazza pacifica contro l’Austria. Si trovarono, infatti, implicati e furono feriti nei moti universitari del 12 gennaio Lorenzo Gatta, di Colleretto Parella studente in medicina, Andrea Guglielmi, del 2° anno di Legge di Montalto Dora, Giuseppe Balbis studente del 2° anno di filosofia di Volpiano e Giuseppe Forneris di Candia, studente del 4° anno di Legge. Di essi, Lorenzo Gatta, rientrato successivamente nel paese d’origine, cooperò alla preparazione ed allo svolgimento dei moti del marzo di quello stesso anno.
Andrea Bertolino