Una riflessione a cura dell’ANPI
Questi sono giorni di caldo estremo per l’imponente cambiamento climatico (occorrerà rammentarlo ai nostri ed altrui governanti, persi nei litigi e nelle loro stolide presunzioni – Trump in testa). Non vi chiederemo pertanto lo sforzo di venire in piazza ad Ivrea. Cerchiamo però di pensarci intensamente…
Per noi si avvicina una data che Ivrea ben ricorda: dopo aver preso parte a numerose azioni partigiane viene catturato dai tedeschi e impiccato, dopo inenarrabili sevizie, nella piazza del Municipio, il Partigiano Ferruccio Nazionale. Al collo un cartello che ne motivava l’uccisione “… perché aveva tentato con le armi di colpire la decima MAS“. Era il 29 luglio 1944 e i cittadini eporediesi furono costretti a passare nella piazza perché la visione del corpo potesse essere di avvertimento.
In questo periodo di risorgente vecchio e nuovo fascismo, gli esempi di Gino Pistoni “Ginass” ricordato pochi giorni fa, e di Ferruccio Nazionale “Carmela” ci danno la misura degli ideali e dei valori di libertà cui sempre ci riferiamo.
Come possano, oggi, i pallidi e tremebondi “guerrieri” fascisti, usi a colpire in gruppo e scappare in solitaria, andar fieri dei passati valori patri (che nemmeno conoscono), è fuori da ogni comprensione. Essi (o i gerarchi che adorano) stettero come servi al fianco dell’esercito tedesco invasore, esercitando per conto dei nazifascisti rappresaglie, saccheggi, torture.
Che oggi possano dare dei vigliacchi ai Partigiani che combatterono in condizioni di inferiorità numerica, braccati come banditi, senza tornaconti personali, con il solo obiettivo di Libertà e Democrazia, dà la misura dell’ignoranza e della loro ipocrita e distorta visione storica. Essi si riempiono la bocca della parola “comunismo”, ed in nome dell’anticomunismo torturarono un tempo ed oggi blaterano a vuoto, magari bastonando qualche povero migrante.
Diamo loro un’informazione: in Italia il comunismo non fu mai quello staliniano, bensì quello di Togliatti che addirittura, con l’amnistia del ’46, fece uscire di galera (e male fece) i più ributtanti figuri del fascismo. Di quel fascismo che, trasformato in dittatura, ci dette le leggi razziali ed una terribile seconda guerra mondiale.
Orfani di tale gentaglia, ora questi “coraggiosi eroi” del nulla pensano bene di raccattare, dall’armamentario ideologico del passato, il razzismo, ed essendo per natura servi lo mettono oggi al servizio di un nuovo padrone, di quel tale che non vogliamo nemmeno nominare. Complimenti!
Noi abbiamo invece l’onore di avere, fra le nostre schiere, i tanti Caduti Partigiani. Li ricordiamo ogni giorno…
Mario Beiletti, Presidente ANPI Ivrea e Basso Canavese
26 luglio 2019