L’andamento dei dati dei comuni del territorio conferma la tendenza nazionale, con una Lega in crescita ai danni di Forza Italia e il M5S in costante declino; il PD tiene senza crescere
L’onda nazionalista e regressiva ha raggiunto tutta Italia, in misura superiore alle più pessimistiche previsioni. Anche in Canavese alle elezioni europee la “Lega per Salvini” diventa il primo partito praticamente ovunque, confermando una tendenza già in atto alle elezioni politiche del 2018 quando, il 4 marzo, riuscì a quintuplicare i voti rispetto la tornata elettorale precedente.
Numeri e percentuali sono già stati ampiamente pubblicati sui giornali locali, ma ciò che ancora non è stato fatto è provare a confrontare i dati di domenica 26 maggio con i risultati di elezioni precedenti, una prassi che può aiutare a far luce sulle trasformazioni politiche che da anni attraversano il nostro territorio.
Il confronto con elezioni passate (europee, politiche o amministrative) è sempre utile, per quanto azzardato, perché si rischia di sovrapporre numeri senza considerare che elezioni di grado differente hanno risvolti differenti. Un esempio tra tanti per intenderci: alle elezioni politiche del 4 marzo 2018 la Lega, a Ivrea, ottenne 2.326 voti: pochi mesi dopo, il 10 giugno, in coalizione con il centrodestra di Sertoli, raggiunse 1.295 preferenze. Non che si fosse improvvisamente “sgonfiato” l’innamoramento per la destra nazionalista di Salvini (come confermato dai 3.188 voti della scorsa domenica), ma un conto è il voto nazionale o europeo, ampiamente condizionato dai mezzi di comunicazione e per questo legittimamente chiamato voto di opinione; altra storia è il voto locale, frutto di rapporti umani, radicamento territoriale e presenza fisica.
Il nazionalismo traina a destra: la Lega è il primo partito del territorio
L’esito locale delle elezioni europee non lascia adito a fraintendimenti: con quale eccezione, la maggior parte dei comuni dell’area eporediese vede il partito di Salvini primeggiare su tutti gli altri. A Ivrea, come già ricordato, la Lega ha sfiorato i 3.200 voti (27,93%), migliorando i risultati delle amministrative e delle politiche e drenando consensi soprattutto all’alleato di governo cittadino, Forza Italia, fermatasi a 770 voti (6,70%). Il rapporto di consenso risulta oggi quasi completamente capovolto rispetto le europee del 2009, quando Forza Italia contava 3.600 preferenze e la Lega (Nord, all’epoca) solo 1.100. Nell’arco di dieci anni l’elettorato di destra si è spostato, allontanandosi dalla linea moderata a favore di una più radicale. Un processo lungo, parzialmente interrottosi alle europee del 2014 (tutto il centrodestra perse consensi a causa delle liti interne e dell’ascesa fulminea di Renzi), ma mai arrestato.
(Una mappa interattiva dei risultati dei principali comuni dell’area eporediese. Sono stati elencati solo i partiti che hanno superato il 4%, soglia di sbarramento per l’accesso al Parlamento Europeo)
Il PD “tiene”, ma è solo un “effetto ottico”
Per ordine d’importanza, il secondo dato macroscopico emerso all’indomani del 26 maggio risulta essere il risultato del Partito Democratico. A Ivrea era crollato a 3.407 voti il 4 marzo 2018, mentre domenica ha totalizzato 4.105 voti. Anche nel resto dell’area eporediese il risultato complessivo migliora rispetto alle ultime elezioni politiche, tanto da superare le Lega nei comuni di Cascinette, Chiaverano, Colleretto Giacosa e Banchette. Eppure, a ben vedere, si tratta di un traguardo illusorio o, meglio, “distorto“. L’apparente “miglioramento” è dato solo da un recupero dei voti provenienti da Liberi e Uguali. A Ivrea, infatti, la somma dei voti di LeU e PD del 4 marzo era di 4.084 voti: uno scarto di 21 preferenze rispetto domenica scorsa. Calcolatrice alla mano, anche nei comuni di Banchette, Pavone, Borgofranco, Montalto Dora e via discorrendo la somma dei voti di LeU e PD rispecchia i numeri di queste elezioni europee. Altrettanto significativo è il confronto con le elezioni del 2009, dieci anni fa. Rispetto a quella data (in cui il PD prese 3983 voti) i democratici sono aumentati di un centinaio di voti, un segnale di come, nonostante la “fluidità” del voto a cui sempre più partiti sono soggetti, i democratici possano ancora contare su un bacino elettorale radicato nel territorio.
Non si arresta la discesa del M5S
Il risultato più sofferto, tuttavia, rispetto le tre grandi forze politiche a due cifre a livello nazionale riguarda proprio il M5S, che non solo aveva visto diminuire a Ivrea il consenso delle politiche del 4 marzo (era sceso dai 3.456 del 2013 ai 3.150 voti), ma che deve fare oggi i conti con un deludente 11,60%, pari a 1.324 voti. Una tendenza speculare a quella nazionale, ma ridimensionata sul piano locale e non così accentuata. Anche il confronto con le elezioni europee del 2014 rivela una sensibile diminuzione per il caso d’Ivrea: all’epoca, il M5S aveva raggiunto il 17%, pari a 2.020 voti, ovvero circa 700 voti in più rispetto le elezioni di domenica scorsa.
Andrea Bertolino