Riceviamo e pubblichiamo l’intervento di Mario Beiletti, Presidente Anpi Ivrea e Basso Canavese
Durante il periodo fascista, il parlamento venne di fatto cancellato. Ad esso si sostituì il gran consiglio del fascismo, che si limitava a trasmettere le volontà del duce. Alla magistratura si sovrappose il tribunale speciale per condannare a morte, al carcere o all’esilio gli oppositori del regime. Ad una caricatura di re spettava il comando delle forze armate, la nomina dei senatori e il diritto di nominare o revocare il capo del governo, cosa che non ebbe mai la forza di fare finché le sconfitte della guerra fecero cadere in disgrazia Mussolini.
Per questo i nostri Padri costituenti, che avevano provato dittatura e guerra a causa del fascismo, hanno previdentemente inserito nella Costituzione la divisione fra i tre poteri: legislativo, attribuito al Parlamento; esecutivo che spetta al governo; giudiziario con la magistratura indipendente dai primi due. Il presidente della Repubblica, massima carica dello stato, ne rappresenta l’unità: spetta a lui vigilare sul rispetto delle leggi.
In tal modo, nessuno può accumulare troppi poteri.
Anche il ruolo della stampa libera è quello di vigilare ed informare i Cittadini.
Ciò deve essere motivo di gran fastidio per chi vorrebbe tornare alla dittatura (certo non uguale ad allora, ma simile) con un uomo forte al potere, un parlamento che non decide, la censura dell’informazione. E’ un’ombra nera che sta avvolgendo il mondo: Putin, Trump, Orbán, Erdogan, al-Sīsī.
E in Italia? Comici, aspiranti comici, sovranisti e razzisti fanno a gara per distruggere le fondamenta del nostro vivere civile e solidale. Si va dalle deliranti richieste di impeachment del Capo dello Stato ad altre ridicole accuse. E’ vero che il clima politico e culturale in Italia è ormai degradato e sembra che si possa dire contemporaneamente tutto e il contrario di tutto, senza vergogna, ma a noi ciò suona di tradimento.
Ci auguriamo che l’Anpi nazionale e le Istituzioni ancora sane prendano provvedimenti. Il tempo del buonismo (di cui veniamo accusati) è finito. Parafrasando Brecht: «Ci sarà pure un giudice a Berlino!» *
Mario Beiletti