Quanto abbiamo cementificato? Dove, maggiormente? Quanto resta ancora da sottrarre all’ambiente? La tesi di laurea dello studente Fabrizio Massaro, dell’Università di Torino, ha cercato di mettere in risalto questo fenomeno
Gli anni ’90 sono stati, per il territorio canavesano, un momento di transizione significativo. L’Olivetti ha progressivamente lasciato il posto alla nascita di piccole e medie imprese e si è avviato un lento, ma costante calo della popolazione: dai 92.679 abitanti del 1990, si è arrivati a 89.344 nel 2001(-3,6%); dal 2001 al 2003 si è avuto un contenuto ritorno demografico, sfiorando la soglia dei 90mila abitanti.
Fatta eccezione per alcuni brevi “ritorni di fiamma”, al calo demografico non è seguita una corrispettiva riduzione del consumo di suolo: nel 1990 è stato, infatti, pari all’8,1% del totale. Nel dettaglio, poi, i vari comuni hanno registrato valori differenti: a Banchette e ad Ivrea il suolo consumato è stato circa il 29%, mentre a Chiaverano e Parella l’8%.
L’elemento significativo che dalla ricerca di Massaro emerge è che nell’ultimo decennio del ‘900 il consumo di suolo è andato aumentando.
In questo intervallo di tempo la porzione edificata è aumenta dell’11%.
Stando ai piani regolatori ad oggi sarebbe possibile cementificare circa
500 ettari di suolo: 100 ad Ivrea, 56 ad Albiano e 40 a Pavone.
Le aree maggiormente interessate sono state quelle adiacenti alle Strade Statali 26 (verso Aosta) e 565 (Pedemontana) e le nuove costruzioni hanno interessato edifici volti a finalità produttive e commerciali. Nell’AMI l’aumento del consumo di suolo è risultato quasi il doppio rispetto all’aumento nella provincia di Torino. Tra il 2000 e il 2006 i dati non sono variati sensibilmente, ad eccezione del comune di Ivrea in cui è stato notato un deciso calo di tendenza rispetto al decennio precedente.
Massaro, infine, ha svolto un intenso lavoro di studio minuzioso dei piani regolatori dei comuni tutt’ora vigenti, arrivando a quantificare il “consumo di suolo potenziale”, ovvero il consumo di suolo non ancora effettuato ma già previsto dai comuni. Stando a questo lavoro, il 48,55% dei potenziali nuovi edifici avrebbe fini residenziali (nonostante il calo costante della popolazione), mentre il 26% sarebbe destinato a fini produttivi.
Il dato sorprendende, infine, è il seguente: stando agli attuali piani regolatori dei comuni dell’AMI il consumo di suolo potenziale sarebbe pari a circa 500 ettari. In altre parole, circa 500 ettari sono tutt’oggi potenzialmente edificabili: 100 nella sola Ivrea, 56 ad Albiano e 40 a Pavone Canavese. È possibile consultare il consumo di suolo potenziale del proprio comune sul sito di Legambiente Dora Baltea oppure cliccando su “consumo di suolo per comune“.
Alessandro Lenti