CINECLUB IVREA giunge al prestigioso traguardo della 57a edizione.
Le proiezioni si svolgono presso il Cinema Boaro di Ivrea (Via Palestro, 86) nei giorni di martedì (spettacoli ore 15.00, 17.10, 19.20, 21.30) e mercoledì (spettacoli ore 15.30 e 18.00), salvo orari particolari indicati nelle schede critiche.
Resta invariata la quota di adesione che per la stagione 2018 – 2019 è di 40,00 euro (di 30,00 euro per chi intende assistere esclusivamente al primo spettacolo del martedì o del mercoledì). Inoltre, senza limitazioni di orari spettacoli, sono previste:
Tessera studenti a 20,00 euro,
Tessera giovani (fino a 25 anni di età) a 30,00 euro
Le tessere sono in distribuzione, sino ad esaurimento, presso il Cinema Boaro nei giorni di martedì 4, mercoledì 5 e giovedì 6 settembre 2018, dalle ore 16.00 alle ore 19.00. È possibile inoltre richiedere, durante il corso della programmazione, tessere eventualmente ancora disponibili.
Qui il programma, la scheda di adesione e le schede critiche dei primi dieci film.
Presentazione del programma 2018-19
Si apre con un omaggio a Ingmar Bergman, del quale ricorre il centenario della nascita, questa nuova edizione del Cineclub Ivrea. E’ uno dei capolavori del maestro svedese il film proposto: Il posto delle fragole, un road movie esistenziale costruito in modo che la memoria s’intrecci con la realtà.
Dopo l’ormai consueto omaggio alla storia del cinema, si entra nel vivo del programma con un grande film della passata stagione cinematografica: il pluripremiato Tre manifesti a Ebbing, Missouri. La storia di una madre esasperata con la polizia per non aver continuato le indagini per scoprire l’assassino di sua figlia, che il regista di In Bruges riesce a raccontare facendo scaturire il comico e il drammatico uno dall’altro.
E’ la diversa visione della vita e dei valori che separa un padre e un figlio palestinesi, il primo professore a Nazareth e il secondo architetto a Roma, al centro di Wajib – Invito al matrimonio. “Wajib” è il “dovere sociale”, da parte dei familiari, di consegnare personalmente le partecipazioni di nozze, Di visita in visita il film esplora il funzionamento della città palestinese di Nazareth nello Stato d’Israele.
Dalla Palestina a una Napoli surreale con uno straordinario film d’animazione (per adulti) ispirato alla favola seicentesca di Giambattista Basile, Gatta Cenerentola. Cartoon italiano “da favola”, dal gusto grafico all’acquarello e con una meravigliosa colonna sonora.
Dalla favola surreale alla Storia con L’ora più buia, un ritratto di Winston Churchill, superbamente interpretato da Gary Oldman, alle prese, nel 1940, con la scelta tra un armistizio con la Germania nazista che imperversava in Europa o combattere per la libertà e l’autonomia del suo paese.
Mondo che vorrebbe cambiare, almeno per quanto riguarda il suo Paese, anche il regista Kim Ki-duk con il suo Il prigioniero coreano, storia di un povero pescatore nordcoreano che per un guasto al motore della sua barchetta finisce nella Corea del Sud, dove viene arrestato come spia. Un film politico che esprime la sofferenza dei coreani per una divisione che, come dice il regista, «è una ferita che sanguina da 70 anni».
Dalla Corea al Cile con Una donna fantastica. La donna è Marina, giovane e attraente, legata sentimentalmente a un uomo che muore all’improvviso, e fantastica è la sua battaglia contro i pregiudizi della società, per il diritto di vivere il proprio lutto.
Ancora una donna, in questo caso divenuta famosa per meriti sportivi e per un truce caso di violenza, è la protagonista del film Tonya, storia vera della pattinatrice artistica su ghiaccio Tonya Harding. Ne emerge un volto dell’America vera, le squallide periferie abitate dal proletariato bianco, il “sogno americano” che diventa ossessione di primati, fama e soldi.
Ambienti ed epoca completamente diversi quelli de Il filo nascosto: Londra degli anni ’50, alta moda e uno stilista che non permette all’amore di entrare nella sua vita, finché non arriva una giovane cameriera. Un film sull’impossibilità di investigare l’animo umano quando è investito dalla tempesta di sentimenti.
Ancora negli Stati Uniti con Un sogno chiamato Florida, girato nella galassia di motel cresciuti alla periferia di Disney World e oggi popolati di famiglie rimaste homeless. Un volto dell’America povera, ma tutt’altro che disperata, con interpreti bambini scelti con casting locale. Un film allegro e malinconico, di una grazia commovente.
Un giallo classico, vintage nella forma e nella sostanza, è Mistero a Crooked House, con un cast notevole e un’ambientazione perfetta nell’Inghilterra della fine degli anni Cinquanta. Considerato da Agatha Christie il suo capolavoro, “Crooked House” non ha mai avuto il successo che meritava e forse oggi la scrittrice sarebbe felice di vedere questa buona trasposizione per il cinema.
E’ una piacevole commedia poetica, certamente poco realistica, Sergio & Sergej – Il professore e il cosmonauta che racconta dell’improbabile amicizia nata per uno scambio di frequenze radiofoniche tra un professore universitario di filosofia marxista e il cosmonauta russo Sergej (che sta vivendo una sua odissea nello spazio). Una commedia per raccontare i cambiamenti drammatici che misero fine all’amicizia tra i popoli di Cuba e l’Unione Sovietica.
Tocca ad Andrea Segre, giovane e rigoroso cineasta italiano, tornare, con L’ordine delle cose, all’attualità e affrontare un tema drammatico qual è quello delle migrazioni. E lo fa spiegando i fatti, con grande efficacia, a partire da un caso, come ce ne sono tanti, che costringe il protagonista del film (un alto funzionario del Ministero degli Interni italiano) a fare i conti con la disumanità delle regole.
Un laboratorio di scrittura per giovani teso a far riemergere il passato operaio di La Ciotat (una cittadina vicino a Marsiglia) e del cantiere navale chiuso da 25 anni, è il contesto di L’atelier. Il laboratorio diventa la conferma di come, in assenza di un patrimonio culturale in cui riconoscersi, i giovani diventino facile preda di chi li riempe di slogan tesi non a costruirne uno, ma solo e brutalmente a identificare un nemico.
Dai giovani ai bambini protagonisti di una favola sospesa tra due epoche, La stanza delle meraviglie, un film, tratto dall’omonima graphic novel di Brian Selznick (che firma la sceneggiatura ed è anche l’autore de ‘La straordinaria invenzione di Hugo Cabret’, filmato da Scorsese), che è anche un omaggio al grande schermo e alle sue infinite possibilità espressive.
Chi era Emily Dickinson? Che tipo di persona si nascondeva dietro la poetessa che ha trascorso la maggior parte della vita chiusa nella tenuta dei suoi genitori a Amherst, nel Massachusetts? A Quiet Passion è il cine-ritratto di una donna che comunicava con il mondo esterno attraverso la corrispondenza.
Nella settimana in cui ricorre il Giorno della Memoria, il film Gli invisibili rivela un capitolo poco conosciuto della resistenza degli ebrei durante la Seconda Guerra Mondiale, quello di alcuni di loro che, nella Berlino del 1943 “libera dagli ebrei”, riuscirono a diventare “invisibili” alle autorità.
Un’altra emarginazione razziale è stata in Svezia quella dell’etnia Sámi esposta al razzismo degli anni Trenta e alla certificazione della razza. Orrori di cui sappiamo poco o niente e che vengono ricordati nel film Sami Blood attraverso un lungo flashback sulla vita passata di un’anziana maestra in pensione di origine Sámi.
Si resta in Scandinavia con l’islandese L’albero del vicino, uno spaccato di ordinaria cattiveria generata dallo scontro tra due coppie vicine di casa, nella periferia residenziale di Reykjavík, per un enorme albero non potato. Sigurðsson descrive questo spaccato con un black humour tipico di molte commedie scandinave nelle quali si ride a denti stretti e in maniera paradossale.
Dalla Scandinavia ai Balcani con il film The Constitution – Due insolite storie d’amore, la storia di tre persone molto diverse tra loro che, inaspettatamente e contro la loro volontà, si ritroveranno unite e dipendenti l’una dall’altra. Ne viene fuori una moderna Croazia, nella quale i pregiudizi sono i protagonisti di una società che sfoga nell’omofobia i problemi irrisolti.
L’incredibile viaggio del fachiro racconta le rocambolesche peripezie, di un eroe per caso, protagonista del romanzo “L’incredibile viaggio del fachiro che restò chiuso in un armadio Ikea”. Il film, colmo di allegria e voglia di sognare, saltella fra Mumbai e Parigi, Roma e Calais, la Libia e la Spagna, in un succedersi di colori.
Colori e clima certamente meno caldi per I segreti di Wind River che si svolge all’interno di una riserva indiana perduta nell’immensità selvaggia del Wyoming. A metà fra thriller e western, capace di usare il meglio dei due generi, il film non narra solo l’indagine sull’omicidio di un’adolescente, ma riflette sull’etica della vendetta in un mondo dominato dalla neve e da temperature glaciali.
Si ritorna in Italia con Quanto basta, una commedia che, senza cadere nel patetico, affronta la sindrome di Asperger, mostrando i disagi di chi la vive, ma in realtà ad essere protagonista del film non è la disabilità, quanto la difficoltà della vita per tutti, normodotati compresi.
Si resta in Italia, e precisamente nella comunità rom stanziale di Gioia Tauro in Calabria, con A Ciambra, di Jonas Carpignano. Seguendo il percorso del quattordicenne Pio, costretto troppo rapidamente all’ingresso nel mondo degli adulti, il regista, utilizzando persone che recitano se stesse, traccia un partecipe ritratto di un mondo che molti preferiscono non conoscere e disprezzare.
Da un film sulla realtà sociale a uno di Terry Gilliam, l’autore di Brazil: L’uomo che uccise Don Chisciotte, un continuo intersecarsi tra presente e memorie del passato. Un presente in cui i “giganti” si sono moltiplicati come le pale eoliche nel paesaggio iberico e per combatterli occorre forse una dose di necessaria follia.
Ancora un regista affermato, Matteo Garrone, con il film Dogman, premiato a Cannes, che, ispirandosi liberamente a uno dei casi di cronaca più cruenti del nostro passato recente (la vicenda del Canaro della Magliana), racconta un’Italia diventata terra di nessuno in cui cane mangia cane, complice l’abbrutimento culturale e sociale che ha allontanato le persone non solo dal benessere, ma anche dalla solidarietà umana più elementare.
Nasce dallo studio della corrispondenza di Van Gogh, il film che prende il titolo dalle parole con cui concludeva le sue lettere: Loving Vincent, primo film d’animazione dipinto su tela, per cui sono state realizzate 65 mila tavole, dipinte da 125 artisti diversi. Una biografia di Van Gogh singolare perché la storia è raccontata visivamente come se le immagini stesse fossero quadri (animati) del pittore.
Dalla vita di un artista a quella di un altro con The Happy Prince – L’ultimo ritratto di Oscar Wilde, nel quale Rupert Everett, regista oltre che inteprete, racconta gli ultimi anni di vita di Oscar Wilde, quelli successivi all’uscita dal carcere. Un film fortemente politico sul sacrificio compiuto dall’artista inglese, primo ad accendere la miccia dell’esplosiva battaglia per i diritti degli omosessuali.
Diritti lontani nella Russia odierna in cui si svolge Loveless, il film di Andrey Zvyagintsev che narra la vicenda di Boris e Zhenya in procinto di divorziare e non sanno letteralmente che farsene del figlio dodicenne. Vicenda che è metafora di un contesto sociale disgregato e disumano nel quale prevale il raggiungimento della propria individuale “felicità” (misurata in smartphone, centri estetici, centri commerciali e nuovi amori narcisistici) a spese di tutto e di tutti, anche di un figlio.
A conclusione di questa edizione un originale road movie italiano che fa sorridere e riflettere: Easy – Un viaggio facile facile. Umorismo alla Kaurismaki e un protagonista, Nic Nocella, che rievoca fisicamente Belushi e con la sua presenza molto lunare dà un tocco magistrale all’intero racconto. Racconto del trasporto in Ucraina con un carro funebre, senza troppe formalità, della salma di un operaio ucraino morto sul lavoro. Un viaggio costellato di inconvenienti a volte provocatori di risate e in altri casi tendenti alla riflessione sullo stato dell’Unione Europea.