Quanti sono gli abitanti? Qual è l’età media? Quanti sono gli stranieri residenti in città? Alcune informazioni statistiche e valori numerici per capire in che città viviamo
All’inizio del mese di giugno è stato approvato, in Consiglio Comunale, il DUP, Documento Unico di Programmazione, la carta con la quale l’esecutivo non solo inquadra l’attuale situazione della città, ma getta le basi e le premesse per l’amministrazione futura, evidenziando investimenti previsti, strategie economiche e spese improrogabili.
Il documento, che vede interessato il triennio 2015-2017, è suddiviso in modo tale da presentare sia il risultato delle analisi effettuate dal Comune nei riguardi della città (aspetti demografici, economici, sociali…) sia le modalità con cui realizzare, in concreto, gli obiettivi del mandato amministrativo.
Quali sono, quindi, le informazioni sulla base delle quali il Comune d’Ivrea dovrà legiferare? Cerchiamo di riassumerle in breve.
Quanti siamo?
Con una battuta verrebbe da dire: “sempre meno”. Al 1° gennaio 2014 Ivrea contava 23.942 individui, mentre a fine anno il dato è stato ridimensionato a 23.659, ovvero quasi trecento unità in meno. I nati nell’anno sono stati, infatti, solo 144, a fronte di un numero di decessi pari a 304 persone. A questo “saldo negativo” si aggiunge, inoltre, il fatto che gli emigrati in altri paesi sono stati 992, mentre gli immigrati (non necessariamente uomini o donne rifugiati politici o in fuga da guerre) 869. In parole povere ci sono stati più decessi che nascite, nonché più persone che hanno abbandonato la città di quante ne siano arrivate.
Come siamo?
“Sempre più anziani”. Gli under 30 su territorio eporediese sono stati, alla fine del 2014, 5745, mentre gli over 65 sono stati 6462, ovvero 717 unità in più. L’età media della città, infatti, è passata dall’essere di 46,20 anni nel 2005 a 48 anni nel 2014 e, dato ancor più eclatante, la percentuale di over 75 che nel 2006 si assestava attorno all’11,47% è salita sino ad arrivare a sfiorare il 15,84% del 2014.
«Ivrea diminuisce demograficamente e diventa sempre più vecchia:
– 300 unità a dicembre 2014, i decessi sono stati superiori alle nascite e
l’età media è passata da 46 a 48 nell’arco di meno di dieci anni.»
E la famiglia?
«Il numero delle famiglie», si legge nel DUP, «dopo aver registrato un incremento sino all’anno 2011, negli ultimi due anni risulta in calo, così come il numero medio dei componenti, a fronte della continua riduzione della popolazione». Il “numero medio dei componenti” è infatti passato all’essere 2,18 del 2004 al 2,08 del 2014.
Quanti sono i “non-italiani” residenti?
Sono 1.854 e costituiscono il 7,8% della popolazione regolarmente residente (il dato è sempre aggiornato al 2014), ovvero quasi una persona su tredici.
Qualche considerazione sull’Ivrea d’oggi.
I dati, se pur ulteriormente scomponibili, parlano chiaro così come si presentano. Ivrea, nell’ultimo quinquennio, ha subito un calo demografico accompagnato, parimenti, da un aumento dell’età media della città. Il tasso di natalità è in discesa quasi costante dal 2010 mentre il tasso di mortalità è passato dall’1,15 del 2010 al 1,28 del 2014, toccando il picco massimo nel 2013 con il dato giunto a 1,36.
Questa fotografia della città muove a due considerazioni. La prima è che Ivrea si allinea al trend italiano. Secondo i dati Istat aggiornati al 2015, infatti, l’Italia ha subito una riduzione della popolazione totale (-142 mila unità), ha visto nascere meno bambini (-17 mila rispetto al 2014) e aumentare i decessi (+50 mila sempre rispetto al 2014). La seconda osservazione è che questa somiglianza al dato nazionale non deve assolutamente rincuorare gli eporediesi. L’aumento dell’età media ad Ivrea non è un fatto legato esclusivamente all’allungarsi della vita dell’essere umano, ma è un indicatore del fatto che sempre più giovani decidono di abbandonare la città. La città diventa sempre più anziana e questo comporta una perdita di energie intellettuali e fisiche indispensabili per prospettare una produttività sociale e lavorativa.
Nel DUP, sotto la voce “Politiche giovanili” si legge: «per il 2015 l’obiettivo è la ricerca di nuovi percorsi e stimoli che aiutino le nuove generazioni a riconoscersi nella nostra società e faccia crescere in loro la voglia di farne parte» e, in particolare, si accenna alla realizzazione di un “concorso di idee sul tema della legalità” e un “avviso pubblico per il finanziamento di piccoli progetti”.
Caro Sindaco, cara amministrazione: ciò che ci manca non è il senso di legalità o l’accesso a microfondi per piccoli progetti, ma la mancanza di un futuro in termini di autonomia economica. Parola di un giovane venticinquenne.
Andrea Bertolino