Qual è il significato del primo maggio oggi che il lavoro è stato destrutturato e ci vogliono convincere che la classe operaia non esiste più, mentre si è solo trasformata? Cosa è rimasto del significato delle origini della festa internazionale dei lavoratori e del suo sviluppo fino agli anni settanta del secolo scorso?
Se i nostri padri, le nostre madri i nostri nonni, tornassero per un attimo con noi in questi giorni e sentissero parlare di questa storia che i padroni vogliono partecipare alle manifestazioni del 1 maggio, penserebbero ad uno scherzo della natura. Sì, perché è innaturale che qualcuno abbia potuto anche solo pensare che Confindustria potesse salire sul palco del 1 maggio insieme ai sindacati, ai lavoratori, nella manifestazione nazionale di Bologna. Vero è che la iattura della concertazione ha annacquato i ruoli, ha slabbrato i confini fra i due ambiti, quello padronale e quello sindacale, ma c’è un limite! E fortunatamente, almeno per questa volta, lo sciagurato evento è scongiurato. Forse si è trattato soprattutto di una notizia giornalistica, ma certo non senza agganci nella realtà, infatti Confindustria ha accarezzato l’idea e qualche parte sindacale pure, ma alla fine ha prevalso la dignità (o la vergogna) sindacale. Netta nel sindacato guidato da Landini, così il segretario regionale CGIL dell’Emilia Romagna, Luigi Giove ha dichiarato “Se smetto di considerare Confindustria la mia controparte smetto di fare il sindacalista.” e ancora “Più che insistere su di un surreale invito alla manifestazione, Confindustria rinnovi i contratti nazionali, aumentando i salari, contrasti gli appalti illeciti, espella le imprese infiltrate e faccia investimenti.“.
Manifestazione nazionale di Bologna
Almeno sul palco niente imprenditori dunque, la manifestazione di Bologna si aprirà col corteo del mattino che arriverà a Piazza Maggiore. Sul palco i comizi di Maurizio Landini, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo, a seguire il pranzo solidale e i concerti del pomeriggio con gli Après la classe, Murubutu, David Riondino e Khorakhanè. I temi centrali della giornata saranno la regolarità dei contratti, le regole del lavoro, la riduzione degli orari e il contrasto alle delocalizzazioni.
Tutto bene? Certo che no, perché ci riprenderemo solo quando i sindacati confederali torneranno a svolgere appieno il loro ruolo di difesa dei lavoratori sapendosi anche adeguare alle nuove contrattualità (da contrastare), alla precarietà, all’arretramento dei diritti e della sicurezza. Nei primi quattro mesi del 2019 sono morti 206 lavoratori sui luoghi di lavoro (quasi due al giorno), come testimonia l’Osservatorio indipentende caduti sul lavoro di Bologna, l’unico sito in Italia che monitora in tempo reale i morti sul lavoro, attivo dal 1° gennaio 2008.
Le altre manifestazioni
Sono previste, come tutti gli anni, manifestazioni in tutte le città italiane, da Milano a Napoli, da Palermo a Torino, dove il corteo partirà alle 9 da piazza Vittorio e si concluderà in piazza San Carlo con gli interventi di lavoratori di diverse categorie e il comizio conclusivo unitario.
E poi i “concertoni“. Quello storico di Roma sempre più rituale e svuotato di uno dei caratteri del primo maggio che ricordiamo è “giornata di festa e di lotta“, a Roma è rimasta solo la festa e quest’anno pure sessista, su 32 cantanti solo 4/5 donne…
E quello più giovane di Taranto, nato nel 2013, quasi un contro-concertone, un evento che sta crescendo negli anni, più vicino alle lotte che intreccia, da quelle per il lavoro a quelle per la difesa del territorio, contro lo sfruttamento e il razzismo. Lo provano anche i nomi degli artisti che parteciperanno da Capossela a Max Gazzè e i collegamenti, fra gli altri con Mimmo Lucano e Ilaria Cucchi. Confermata la direzione artistica dell’attore e musicista tarantino Michele Riondino e l’organizzazione a cura del “Comitato di cittadini e lavoratori liberi e pensanti“. Sul palco ci saranno la giornalista Valentina Petrini, la conduttrice Valentina Correani e l’attore Andrea Rivera. La diretta tv, in esclusiva nazionale, è trasmessa dalle emittenti locali Canale 85 e Antenna Sud (canale 13) del digitale terrestre a partire dalle ore 14.
E andando alle origini … come è nato il 1 maggio?
“Otto ore per lavorare, otto per svagarsi, otto per dormire” questo motto fu coniato in Australia nel 1855. Si iniziava a parlare di riduzione dell’orario di lavoro. A sviluppare poi un grande movimento di lotta sulla questione delle otto ore furono soprattutto le organizzazioni dei lavoratori statunitensi. Lo Stato dell’Illinois, nel 1866, approvò una legge che introduceva la giornata lavorativa di otto ore. L’entrata in vigore della legge era stata fissata per il 1° Maggio 1867 e per quel giorno venne organizzata a Chicago una grande manifestazione operaia, repressa nel sangue. In ricordo di quella giornata il 20 luglio 1889, a Parigi, il congresso della Seconda Internazionale, decretò il 1° maggio la “Giornata internazionale dei lavoratori”, “Una grande manifestazione sarà organizzata per una data stabilita, in modo che simultaneamente in tutti i paesi e in tutte le città, nello stesso giorno, i lavoratori chiederanno alle pubbliche autorità di ridurre per legge la giornata lavorativa a otto ore“. In preparazione della prima ricorrenza del 1 maggio dei lavoratori nel 1890 si legge su un volantino diffuso a Napoli “Lavoratori ricordatevi il 1 maggio di far festa. In quel giorno gli operai di tutto il mondo, coscienti dei loro diritti, lasceranno il lavoro per provare ai padroni che, malgrado la distanza e la differenza di nazionalità, di razza e di linguaggio, i proletari sono tutti concordi nel voler migliorare la propria sorte e conquistare di fronte agli oziosi il posto che è dovuto a chi lavora. Viva la rivoluzione sociale! Viva l’Internazionale!“.
In Italia, dal 1924 il regime fascista abolì – neanche da dire – la festa del primo maggio per sostituirla con la festa del “Natale di Roma”, il 21 aprile. Il primo maggio dei lavoratori tornò solo alla fine del conflitto mondiale nel 1945.
Torniamo ad oggi …
Oggi, la festa dei lavoratori non ha più il valore che ha avuto alla sua nascita e nel secolo scorso. Eppure ci sarebbe bisogno oggi come allora di un momento di “festa e di lotta” a sugello di lotte quotidiane per la tenuta dei diritti conquistati dai nostri genitori e nonni, per il diritto al lavoro dignitoso, per il lavoro per tutti e ancora una volta per la riduzione dell’orario di lavoro, per lavorare meno lavorare tutti a parità di retribuzione.
Si-può-fare! E se c’è chi afferma il contrario …
“se c’è chi lo afferma non state a sentire
è uno che vuole soltanto tradire.
Se c’è chi lo afferma sputategli addosso,
la bandiera rossa ha gettato in un fosso”
E il mio ricordo personale più caro del 1 maggio è per mano a papà, in corteo per Ivrea, sul lungo Dora, fino al cinema Sirio per vedere qualche pellicola di racconti operai e all’uscita i garofani rossi distribuiti dai compagni.
Cadigia Perini