Presentato il 30 maggio a Ivrea il progetto ZIP, il cui primo capitolo è stato realizzato con gli studenti di Cena e Gramsci
Se c’è una cosa che quelli dello ZAC! sanno fare è non stare con le mani in mano.
Realizzare. Allo studio e poi al progetto far seguire qualcosa di tangibile, visibile, godibile, perfezionabile: questo a loro piace. Dar vita al cambiamento.
Se c’è qualcosa in cui il liceo è carente è il passaggio dal dire al fare: tanta teoria e pratica pochina, teste quando proprio va bene ben fatte, e però mani inette e inermi, pensare parlare studiare e mai vedere, tantomeno toccare.
Oggi invece, guardateli questi ragazzi: niente schiene curvate e facce chiuse sul cellulare, timidi eppure orgogliosi del lavoro messo su dopo discussioni, ipotesi, tentativi: dire e poi fare, senza mare in mezzo.
Do you remember?
Ve lo ricordate “Il cuore pulsante di Ivrea”?
Erano i primi 2000 e un progetto tonitruante prometteva la creazione del Parco Dora Baltea per una “riqualificazione urbana […] un progetto di estrema importanza per la città, pronta a riappropriarsi di un’area da anni abbandonata, destinata a diventare il centro della mobilità dei servizi e delle tecnologie avanzate”.
Pareva che l’area ex Montefibre dovesse diventare una cittadella stile college british ma con taglio tecnofuturista, sembrava che la vita da lì dovesse riesplodere e proiettarci in una nuovamente grande Eporedia.
E mentre i menagrami scuotevano la testa: “altro che cuore!”, eccoti nel 2013 la Passerella, quella che avrebbe unito i due motori della città: cum magnum gaudium la città in festa, nonostante le polemiche (3 milioni! e per un’opera arrivata a babbo morto – Olivetti era già bell’e che andata, altro non era alle viste e il tecnofuturo precocemente mancava ai suoi cari – e destinata, oggi lo sappiamo, a velocemente invecchiare).
Dopo il tripudio il nulla: una landa desolata, dove appartamenti inspiegabilmente e caparbiamente costosi galleggiano in una piana d’asfalto dentro una conca – nebbia d’inverno zanzare d’estate – in cui, accanto al desolato parallelepipedo dell’ASL, giace dimenticato un buco, affiancato da una stradina disseminata di parcheggi (e ti pareva).
Un deserto, che per fortuna prende vita due o tre volte al giorno: alle 8, quando gli studenti di Gramsci e Cena entrano a scuola, alle 14 quando escono, e ogni volta che lo ZAC! organizza una seratina.
L’asfalto si colora
E grazie a Zeus lo ZAC! (r)esiste, malgrado la scarsa simpatia dell’amministrazione comunale, nonostante il degrado, e bottiglie vuote lattine cartacce cicche mascherine da raccogliere ogni mattina, le difficoltà economiche e l’asfalto intorno.
Un asfalto che da qualche giorno è meno grigio grazie al progetto ZIP (https://www.lozac.it/zip): per cominciare a rivalutare l’area, dopo aver progettato e condiviso tra scuole un plastico della zona com’è e come potrebbe diventare, gli studenti hanno disegnato un tappeto colorato che, dalle scale del sovrappasso per la stazione, accompagna verso la città, e viceversa.
Di più: sul tetto del container che già era stato colorato di giallo e nero è sorto un giardino, a reclamare forse quel verde che da queste parti manca da morire.
Tutto un altro vedere, un successo che avrebbe meritato mezza città a festeggiare. O almeno mezza scuola. Invece: poche persone, (una ventina di studenti, i presidi di Gramsci e Cena, il sindaco, i cooperatori di ZAC e LAQUP – https://www.laqup.it/), dentro una città pressoché indifferente.
Sciopero. Sciopero?
Niente prof, e dire che oggi si poteva, oggi è un giorno di sciopero generale.
Oppure no: mentre nelle grandi città l’adesione è alta e rumorosa, a Ivrea si sono astenuti dal lavoro 3 insegnanti su 110 al Cena, altrettanti all’ITI e al Botta, 18 su 104 al Gramsci (che ha avuto un’adesione più alta tra gli ATA).
Evidentemente va tutto bene.
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