Wind-Tre. Massiccia l’adesione allo sciopero dell’11 aprile per dire no a trasferimenti e cessioni

Non si era mai vista un’adesione così alta ad uno sciopero in Wind. Le politiche industriali della nuova proprietà cinese fanno paura ai lavoratori.

Si parla dell’adesione più alta a uno sciopero nella storia di Wind-Infostrada, con punte oltre l’80% e in molti settori del 100%. Eppure non è la prima volta che il terzo operatore telefonico in Italia effettua delle riorganizzazioni importanti e impattanti sui lavoratori, non ultima la fusione con H3G nel 2016 per dar vita a Wind-Tre che ha avuto come risultato un saldo negativo di ben 3000 dipendenti. Ma questa volta il piano industriale dei nuovi proprietari fa più paura vuoi per gli obiettivi aziendali (trasferimenti, cessioni, …) vuoi per la natura della nuova proprietà, la CK Hutchison Holdings Limited, una multinazionale cinese registrata alle Isole Cayman con sede ad Hong Kong. Un mix che non rassicura. Non che i nostrani capitani d’azienda siano tutti imprenditori specchiati, ma certo se parti già con interessi molto lontani geograficamente ed economicamente, un po’ di timore in più ci sta.

I motivi dello sciopero

Oggi a poco più di due anni dalla fusione Wind-Tre, dopo la riduzione di personale, i call center di Tre esternalizzati, gli stipendi ridotti con tagli alla reperibilità, al lavoro programmato notturno e alle trasferte, l’azienda ha annunciato il trasferimento di 200 dipendenti del settore Finance da Roma a Milano, trasferimenti che hanno odore di licenziamenti mascherati. E a questo si aggiunge la vendita dei Data Center che occupano 130 lavoratori che verrebbero esternalizzati, e la cessione di altre infrastrutture che impiegano 100 dipendenti. Da qui la grande reazione dei lavoratori che hanno manifestato tutta la loro contrarietà e preoccupazione per la tenuta occupazionale e del perimetro delle sedi in Italia. Il comunicato delle organizzazioni sindacali, forte del risultatato dello sciopero è duro “respingiamo al mittente l’intero progetto riorganizzativo, da subito considerato incoerente, le cui soluzioni propinate dall’azienda sconvolgono la vita di intere famiglie. L’intero settore, l’intera filiera delle Telecomunicazioni è attraversata da tempo da periodi molto difficili, con contrazione di fatturati e politiche commerciali a dir poco discutibili, che hanno avuto effetti negativi a tutto campo anche con riflessi devastanti sull’occupazione.”  E quest’ultimo tema, la crisi e trasformazione del settore delle Tlc, dovrebbe essere uno dei temi in massima evidenza sulla scrivania del ministro dello sviluppo economico, nonché del lavoro, Di Maio, per il numero di persone coinvolte in questo settore e per la sua strategicità per il paese. Invece tra il suo impegno di leader politico e quello di vice-presidente del consiglio, alla fine gli rimane veramente poco tempo per occuparsi di sviluppo e lavoro (due sabati fa era a Ivrea, ma non ha pensato che poteve cogliere l’occasione per ascoltare i lavoratori delle tre realtà telco in crisi presenti in via Jervis negli edifici che furono di Olivetti).  Il 18 aprile è convocato un incontro fra le parti al Ministero dello Sviluppo Economico, vedremo cosa proporrà il dicastero preposto alle politiche industriali e allo sviluppo del paese, e saggeremo anche la determinazione sindacale che si legge nei comunicati post-sciopero.

Lo sciopero a Ivrea

La pioggia, che ha bagnato i manifestanti in tutta Italia, non ha fermato le lavoratrici e i lavoratori di Wind-3 nemmeno a Ivrea. In piazza Ferruccio Nazionale, davanti al Municipio erano una settantina i lavoratori in presidio. Una delegazione è stata ricevuta dal sindaco Sertoli. Già, dal sindaco perché Ivrea un assessore al lavoro non ce l’ha più, nonostante Sertoli sceso in piazza dopo l’incontro dica qualcosa che fa intendere che l’assessora al bilancio Piccoli abbia anche le deleghe al lavoro, ma a ben ascoltarlo si può cogliere la correzione quando dice che sul tema “si impegnerà molto anche Elisabetta Piccoli che è l’assessore al lavoro, ehm l’assessore che si occupa della parte del lavoro e che oggi non c’è, ma vi saluta e con la quale siamo in perfetta sintonia“. Però il sindaco se la cava bene anche senza assessora, e con un po’ di retorica, elogia “la compostezza, lo spirito e la serietà con la quale i lavoratori affrontano questa vicenda” (chissà perché si è stupito, era pur sempre un primo incontro con l’amministrazione pubblica per richiedere sostegno, che si aspettava?) e promette l’impegno dell’amministrazione, suo personale e di tutta la giunta. In prima battuta invierà un documento al Mise su Wind e tutto il settore Tlc che è importante sì per tutto il paese, ma in particolare per il nostro territorio, anche ricordando da dove vengono le due principali aziende Tlc di Ivrea, Vodafone e Wind. E riceve i ringraziamenti, composti, delle lavoratrici e dei lavoratori.

Tutto bene?

Presto a dirlo, nelle vertenze sindacali, quello che conta è il risultato finale e il rischio del solito “miglior accordo possibile” è sempre in agguato (Vodafone insegna … l’accordo che prevede una procedura di licenziamento collettivo per 570 persone è stato approvato nelle assemblee con una percentuale superiore al 90%, e dal 1 maggio, sic, partiranno i contratti di solidarietà).

E poi rimane il nodo sempre più stretto e doloroso di un’amministrazione locale che ha cancellato in un sol colpo l’assessorato al Lavoro e quello alla Cultura, due temi cruciali, fondamentali, per la crescita di una comunità.

Cadigia Perini