ULTIM’ORA: La regione Piemonte chiede a Vodafone la sospensione della procedura di trasferimento dei 19 lavoratori e lavoratrici di Vodafone Ivrea a Milano. “per evitare l’inasprirsi della situazione … e per la volontà della Regione di operare per evitare l’instaurarsi di un contenzioso”
10 luglio 2017: Trasferiti. Una vicenda di gratuita arroganza aziendale che coinvolge e sconvolge la vita di diciannove persone e famiglie, colpevoli solo di aver preteso e ottenuto giustizia o di avere problemi di salute.
Le lavoratrici e i lavoratori di Vodafone Ivrea le stanno provando tutte per tentare di bloccare un provvedimento ingiusto che dal 10 luglio ribalterà le loro vite. L’ultima iniziativa, dopo aver manifestato a Ivrea e Roma, l’hanno organizzata lunedì 3 luglio, un presidio con conferenza stampa davanti al Palazzo del Regione in piazza Castello a Torino al quale hanno partecipato rappresentanti istituzionali e delle forze politiche. Era presente l’onorevole Giorgio Airaudo (SI, già candidato sindaco di Torino per Torino in Comune) che la settimana scorsa ha presentato un’interrogazione parlamentare, i consiglieri regionali Francesca Frediani (M5S) e Marco Grimaldi (Sel-SI) impegnati in un’interrogazione in Consiglio regionale, Ezio Locatelli (PRC) che ha annunciato una campagna di boicottaggio contro il colosso telefonico. Con l’intercessione dei consiglieri regionali, nella mattinata una delegazione di lavoratori è stata anche ricevuta dal presidente del consiglio regionale Mauro Laus che, ascoltati i lavoratori, pur riconoscendo all’azienda privata la libertà di gestione del personale, ha dichiarato che la vicenda merita un approfondimento in quanto si intravvedono proprio gli estremi di una azione discriminatoria. La Regione, coinvolti anche l’assessore al lavoro e alle pari opportunità, si farà quindi promotrice di un incontro fra le parti per verificare la reale necessità e bontà del trasferimento asserite dall’azienda.
I lavoratori Vodafone alla Festa in Rosso
Il giorno dopo la conferenza stampa in Piazza Castello (passata anche sul TGR di metà giornata con gli interventi dei lavoratori, mentre alla sera solo spazio all’azienda … non esageriamo), alcune lavoratrici e lavoratori Vodafone hanno partecipato alla Festa in Rosso provinciale di Rifondazione Comunista, si è potuto fare due chiacchiere con loro con un po’ di calma, ascoltare le varie situazioni. Quasi tutti hanno un contratto part time, non volontario, per loro andare a Milano vuol dire aggiungere alle cinque ore di lavoro almeno altre tre-ore di viaggio, un paradosso. “Viaggiano così i manager, non lavoratori part-time a mille euro al mese!”, dice amaramente Valeria Viletto, attivissima Rsu Cobas insieme a Marco Carando. Per non parlare di chi abita fuori Ivrea, come una lavoratrice di Torino che rischia di star quasi più in viaggio che al lavoro. E poi la gestione familiare, la navetta per Milano parte alle 7.20, “non potrò svegliare e portare la mia bambina a scuola – ci racconta una lavoratrice, mio marito lavora a Torino, dovremmo chiedere ai nonni a turno di essere a casa per le sette, svegliare la piccola, portarla a scuola e poi andarla a prendere, magari preparare una cena, perché il pullman arriva da Milano alle otto di sera”. Vite ribaltate. Dover rinunciare a stare con i propri figli per stare su un pullman sull’autostrada, per fare un lavoro che si potrebbe fare benissimo da Ivrea, è veramente insopportabile e naturalmente la speranza dell’azienda è proprio questa: che le lavoratrici per prime non reggano i ritmi di viaggio e rinuncino al lavoro.
“Un trasferimento di sede può capitare nel corso di una vita lavorativa“, dicono gli stessi lavoratori, ma è chiaro come il sole come in questo caso non vi siano motivi di organizzazione aziendale alla base del provvedimento, ma solo la volontà di affermare un predominio. Non parliamo difatti di muratori che devono costruire una casa e che non possono certo farlo da remoto, parliamo di attività che possono essere svolte ovunque, come già peraltro ha fatto e fa la stessa Vodafone e tutti suoi concorrenti. Ma ciò che avvalora ancor di più la pretestuosità di questi trasferimenti è la scientifica scelta del personale da spostare.
Alla sera i lavoratori sono interventui al dibattito “Per un piano del lavoro e dei diritti” portando la loro testimonianza. Marco ha raccontato la loro storia affermando chiaramente che contrasteranno con ogni mezzo questa ingiustizia, sicuramente anche in sede legale dove non potranno che vincere nuovamente. Ma la vittoria in tribunale è amara, come quella che hanno già ottenuto opponendosi alla cessione nel 2007, “non dovremmo arrivare a questo” – dice Valeria – si dovrebbe smettere di accettare tutto con il principio del “prendere atto della realtà”, oltre certi limiti occorre dichiararsi indisponibili a fare accordi penalizzanti per i lavoratori e si deve agire unitariamente con maggiore determinazione per contrastare le azioni discriminatorie come questa ultima vicenda” (il riferimento alla firma dell’accordo del 2007 da parte dei sindacati confederali e la loro “morbida” opposizione ai trasferimenti odierni era palese).
La determinazione, capacità di analisi e costruzione delle iniziative di lotta di questi lavoratori è esemplare e dimostra che anche in pochi ci si può mobilitare e ottenere dei risultati se si è convinti delle proprie ragioni. Ma così si possono affrontare solo le singole situazioni, e pure a fatica in assenza di unione sindacale e solidarietà fra i lavoratori. Per bloccare la deriva dei diritti, lo strapotere delle multinazionali, la frammentazione del lavoro, delle tipologie di contratto, insomma attuare politiche di sviluppo e la distribuzione del lavoro sano e giusto occorre molto di più, occorre chiudere con la stagione delle concertazioni, occorre unione e forza sindacale, occorre fare scelte politiche opposte a quelle dell’ultimo decennio da centro-destra e centro-sinistra, basate sul liberismo, sulle privatizzazioni, sulla cancellazione dei diritti.
Cadigia Perini