Le multinazionali ormai lo sanno, basta minacciare licenziamenti per riuscire a far passare il piano che avevano già pronto nel cassetto. Quello Vodafone prevede pesanti tagli anche se riccamente compensati.
Dopo tre giorni di trattativa, dal 12 al 14 giugno, Azienda, Segreterie Nazionali di Slc-Cgil, Fistel-Cisl, Uilcom-Uil e Rsu, sono giunti ad un accordo nell’ambito della procedura di esubero aperta da Vodafone nel marzo scorso per più di 1000 dipendenti. L’accordo deve essere ora approvato dalle lavoratrici e dai lavoratori entro il 21 giugno, infatti il 22 è già fissato l’incontro al Ministero del Lavoro per la ratifica definitiva. L’esito è scontato, Vodafone ha messo sul piatto una cifra enorme per spingere i dipendenti a licenziarsi, meglio se al più presto.
E’ un buon accordo?
Alla prima lettura indubbiamente un ottimo risultato: un sacco di denaro per chi si licenzia, scivoli verso la pensione, concessioni varie. I comunicati parlano di “strumenti sostenibili per i dipendenti e l’azienda”. Bisognerebbe intenderci sul significato di “sostenibili”, nella sostanza Vodafone si “libera” di centinaia di lavoratori. Di fronte all’alternativa, ovvero il licenziamento secco, però è difficile sostenere che non sia un buon accordo, ma a voler leggere fra le righe, non si può non pensare che Vodafone ottiene quello che aveva in mente: tagliare dipendenti. D’altronde una trattativa portata avanti senza un’ora di sciopero a sostegno della difesa di tutti i posti di lavoro, difficilmente porta grandi spostamenti dal piano di ristrutturazione aziendale originario. Slc, Fistel e Uilcom parlano di una “Intesa di carattere difensivo, che dimostra che la contrattazione è lo strumento cardine”. Dunque si punta tutto sulla contrattazione ai tavoli, e non anche alla mobilitazione dei lavoratori per dare forza alla contrattazione per ottenere prima di tutto la conservazione dei posti di lavoro .
I punti principali dell’accordo
Mobilità volontaria (Non opposizione al licenziamento)
L’accordo annulla la procedura di esuberi di marzo aperta da Vodafone per 1003 lavoratori e accetta l’uscita dall’azienda attraverso un “esodo volontario“. Vodafone auspica di potere lasciare a casa 500 dipendenti con questo strumento. Il termine ultimo per le uscite volontarie è il 31 ottobre 2023 e i “premi” variano a seconda di quando si esce (prima si esce più soldi si prendono), dell’anzianità di servizio e anagrafica e anche dal settore di appartenenza (più soldi agli operatori dei call center che escono).
Ad esempio per chi lavora nei call center si va dalle 48 mensilità + 38.000 euro (più o meno 6 anni) se si esce dall’azienda entro 31 luglio 2023 alle 24 mensilità senza bonus se si esce entro 31 ottobre 2023.
Isopensione (scivolo verso la pensione)
L’isosospensione (prevista dalla legge Fornero) permette alle aziende di licenziare i lavoratori pagando loro un assegno “di esodo” equivalente a quello di pensione. Prevista inizialmente per fino a 4 anni, nel periodo 2018-2023 è stata portata a 7 anni. L’accordo Vodafone prevede 5 anni di “scivolo” con due finestre di uscita, la prima al 31 dicembre 2023 la seconda al 31 marzo 2024. L’azienda ha calcolato che questo dispositivo coinvolgerà circa 50 persone. Vodafone riconoscerà inoltre 3000 euro per ogni anno di isopensione.
Contratto di Solidarietà
Riduzione oraria mensile del 25% per il Call Center (5 giorni al mese, 2 dei quali di formazione compensata al 100%) e del 5% per le altre funzioni (1 giorno al mese). Il contratto di solidarietà avrà durata di 12 mesi fino al 30 giugno 2024, prorogabili di ulteriori 6 mesi tramite accordo con le organizzazioni sindacali. Nei giorni di solidarietà l’azienda erogherà comunque il buono pasto, e il premio di risultato (qualora raggiunto) verrà riconosciuto in forma piena senza riparametrazioni dovute alla solidarietà.
Riqualificazione professionale
Saranno 300 (200 nel 2024 e 100 nel 2025) i dipendenti coinvolti in percorsi di riqualificazione professionale “per la copertura di ruoli necessari al processo di trasformazione e per la internalizzazione di attività attualmente in outsourcing.” Una formazione di due soli giorni al mese è poco credibile però.
Fondo di solidarietà interna (FSIO)
Chi uscirà dall’azienda (sia per isopensione sia per licenziamento senza opposizione) potrà usufruire comunque per 24 mesi del Fondo di solidarietà interna.
Durata dell’accordo (legata ai contratti di solidarietà)
La durata dell’accordo è di 12 mesi in quanto legata ai contratti di solidarietà, di conseguenza tutti i dispositivi sopra elencanti rimangono in vigore solo per lo stesso periodo. Per legge è prevista la possibilità di un eventuale rinnovo di ulteriori 6 mesi di solidarietà, ma è una possibilità non un obbligo.
Le reazioni sindacali
Accanto alla grande soddisfazione di Slc, Fistel e Uilcom per un risultato positvo, avendo scongiurato i licenziamenti, portato a casa dopo lunga trattativa, è giusto registrare anche il giudizio critico del sindacato Cobas che non ha sottoscritto l’ipotesi di accordo. Si legge nel loro comunicato “Il punto che ci ha sempre guidati in questa trattativa e che è stato il metro di giudizio per la nostra valutazione come sigla e lavoratori, è che sebbene le motivazioni addotte da Vodafone per aprire una procedura di tale portata e impatto sulle vite di noi tutti fossero inconsistenti e pretestuose, ci fosse sicuramente un problema di fondo che tuttavia sarebbe stato necessario affrontare in maniera non traumatica. La procedura aperta era un evidente ricatto sulle vite dei lavoratori e sui tempi per trovare alla fine una soluzione, partendo chiaramente da una posizione di grande “vantaggio”. Il risultato ottenuto evidenzia come la maggior parte delle risorse disponibili siano state allocate per incentivare l’esodo di chi potrà effettuare quella scelta e non per ridurre le perdite salariali di chi rimarrà a lavorare in Azienda. Non è stata la priorità quella di rendere meno impattante il peso dell’ammortizzatore sociale su quella popolazione aziendale che da sempre paga in prima persona e di tasca propria il saving che l’Azienda fa per mezzo di soldi pubblici utilizzati già ampiamente in questi anni.” E continua il Cobas: “Riteniamo inoltre che l’orizzonte temporale di 12 mesi sia davvero esiguo e che una formazione fatta solo su 2 gg al mese (in pratica 24 giorni in totale pro capite) non aiutano i lavoratori a uscire da una condizione di precarietà complice la digitalizzazione e la nebulosa situazione del mercato che tra l’altro non è stata affrontata in tutta la trattativa, nemmeno in sede ministeriale.”
Accettando come ineluttabili i più di 1000 esuberi dichiarati dall’azienda, pensando all’oggi, questo accordo è una cuccagna. Ma prospettando lo sguardo anche solo avanti di un anno, non si può non pensare che si sono persi altri posti di lavoro. L’esodo incentivato giustamente attrae i lavoratori (questa volta Vodafone è stata molto generosa, non è noto quanto abbia messo a budget per questa “ristrutturazione”, facendo un calcolo approssimativo comunque si ipotizzano diverse decine di milioni), ma l’esperienza insegna che per diversi lavoratrici e lavoratori alla fine si è rivelato una sciagura, perché un altro lavoro non l’hanno trovato. Così come la riqualificazione professionale (quei due giorni al mese di formazione) è chiaro ormai che è un palliativo, decine e decine di lavoratori han già fatto corsi di formazione anche in Vodafone e oggi si ritrovano di nuovo nel novero di quelli da riqualificare. La sostanza è che le multinazionali e le grandi aziende nazionali continuano a licenziare indisturbate, pagando per far perdere un diritto, uno di quelli sanciti dalla nostra Costituzione per la nostra Repubblica basata sul lavoro.
Cadigia Perini