Fatti, misfatti e sprechi di denaro pubblico
L’ascensore di Piazza del Rondolino
Abbiamo appreso dalla stampa locale che sono stati appaltati i lavori per la sostituzione della cabina della piattaforma elevatrice/ascensore di Piazza del Rondolino per un costo che si aggira sui 25.000 euro. Cifra con la quale si può realizzare un impianto nuovo con quelle caratteristiche, come per dire: finora abbiamo scherzato, togliamo il giocattolo e mettiamo un ascensore vero. Peccato che a pagare è sempre Pantalone.
Chi ha seguito la vicenda ricorderà che tale elevatore faceva parte del progetto della Passerella sulla Dora Baltea costato circa 3.000.000 di euro. Crediamo sia ormai di dominio pubblico il fatto che questo elevatore non abbia, di fatto, mai funzionato e, pare, non ci siano responsabilità di nessuno, come da italica abitudine.
Un ascensore non accessibile è un atto di discriminazione
Trattandosi di un lavoro pubblico, ma lo stesso vale anche per i privati, tale impianto avrebbe dovuto ovviamente rispettare tutte le norme specifiche per questo genere di opere, compresa la possibilità di essere utilizzato da persone diversamente abili.
Proprio sulla questione dell’accessibilità, che ci sta particolarmente a cuore e per la quale ci battiamo fin da inizio mandato, abbiamo ricevuto delle risposte che ci hanno lasciati perplessi in quanto a superficialità e disinteresse da parte della Pubblica Amministrazione riguardo l’importante tema sociale.
Fin dal giorno dell’inaugurazione abbiamo detto che quello realizzato non era un ascensore a norma, ma una piattaforma elevatrice non adatta al trasporto di persone in carrozzina o con ridotta mobilità. Problema al quale si è poi aggiunto il mancato funzionamento. Abbiamo segnalato più volte la questione, anche con passaggi formali, ma come risposta abbiamo solo ricevuto l’accusa di essere “strumentali”. Tipica risposta di chi non sa cosa dire di fronte all’evidenza dei fatti.
Nel Consiglio Comunale del 21 dicembre abbiamo presentato un’interpellanza, l’ennesima, con la quale chiedevamo spiegazioni riguardo alcuni punti pochi chiari della vicenda. Tra le altre cose abbiamo chiesto come mai non fosse stata considerata la questione dell’accessibilità da piazza del Rondolino e la risposta, disarmante, è stata che tale requisito non fosse necessario in quanto l’accesso principale alla passerella era quella da Via dei Mulini. A parte che se da Via dei Mulini si volesse salire in piazza del Rondolino non c’è un percorso a norma per i disabili, essendoci delle pendenze che eccedono quelle di legge, questa sarebbe una risposta da ente pubblico responsabile e che non discrimina? Il tema in questo caso è la messa a norma di un’opera pubblica (ascensore) finalizzata ad aiutare le persone, tutte, a superare un dislivello in un percorso pubblico. La normativa di settore, che fa riferimento al D.P.R. 503/96, dice che il campo di applicazione sull’accessibilità si applica anche: “agli spazi pubblici sottoposti a qualunque tipo di intervento edilizio suscettibile di limitare l’accessibilità”. Il fatto quindi che per accedere alla passerella si possa passare anche dal Cimitero ci pare un modo non accettabile di affrontare i problemi per un ente pubblico responsabile che dovrebbe garantire i diritti dei più deboli. Le legge dice anche che nella sistemazione di spazi pubblici il progetto deve essere accompagnato da una specifica relazione che descriva le soluzioni progettuali e le opere previste per l’eliminazione delle barriere architettoniche oltre l’attestazione del progettista riguardo la conformità dell’intervento alla normativa. Con l’interpellanza abbiamo chiesto se tali documenti, obbligatori per legge, fossero presenti nel progetto e ci è stato risposto che: “la relazione del progetto esecutivo, illustra le soluzioni progettuali adottate atte a favorire il superamento delle barriere architettoniche” che di per sé vuol dire poco se poi tali soluzioni progettuali non sono state realizzate tant’è che la seconda parte della richiesta, quella più importante riguardo la presenza dell’attestazione di conformità, è rimasta senza risposta.
E’ chiaro che se il funzionario tende a giustificare eventuali anomalie appellandosi a motivazioni tecnico-giuridiche dovrebbe essere la politica a fare la propria parte, tanto che le norme UNI-EN 81-70, tecniche per eccellenza, nell’appendice A si spingono a recitare: “in una società democratica pluralista un ascensore non accessibile è un atto di discriminazione che si pone in conflitto con i diritti civili dei suoi cittadini. La decisione su quale tipo di ascensore in relazione all’accessibilità non è solo commerciale, ma anche politica“.
Saranno strumentali pure loro?
Ti piace vincere facile?
L’appalto per i lavori della passerella è stato assegnato con il metodo dell'”offerta economicamente più vantaggiosa“. Nel caso specifico prevedeva una valutazione basata su 5 elementi qualitativi, tra i quali il miglioramento dell’accessibilità, e 1 elemento quantitativo basato sul ribasso d’asta.
Limitandoci al solo elemento qualitativo dell’accessibilità, perchè sugli altri abbiamo chiesto tramite una mozione approvata in Consiglio Comunale di portare l’intera vicenda in Conferenza dei Capigruppo, rileviamo che in sede di gara d’appalto la soluzione proposta dalla ditta vincente, e cioè la pedana elevatrice, ha ottenuto il massimo punteggio (20 punti) mentre impianti ascensore più veloci, dotati di porte scorrevoli automatiche e videocamera di sorveglianza hanno ottenuto valutazioni molto inferiori (12 punti).
E’ curioso, quanto inquietante, far notare come il distacco totale tra la ditta aggiudicataria e il secondo arrivato sia stato di soli 2,195 punti e all’interno degli 8 punti di differenza sopra citati (tra 20 e 12) ci stavano anche il terzo e addirittura il quarto posto!
Va ancora ricordato che per ovviare ai presunti vandalismi causa del mancato funzionamento della piattaforma elevatrice è stato realizzato nel 2016, nuovamente a spese della collettività mentre alcune ditte partecipanti lo avrebbero realizzato gratis comprendendolo nei lavori dell’elevatore, un impianto di videosorveglianza, per una cifra che si aggira sui 50.000 euro. Quando, dopo l’ennesima interruzione del servizio di trasporto, abbiamo chiesto, tramite un’interpellanza, se si fossero individuati i colpevoli grazie alla nuova video-sorveglianza ci è stato risposto che non c’è personale sufficiente per poter visionare le immagini entro la settimana dopo la quale le stesse vengono cancellate; ogni commento è superfluo.
Chiudiamo con una chicca. Nell’interpellanza del 21 dicembre abbiamo chiesto se non fosse auspicabile realizzare anche una congrua pensilina di protezione sopra le porte per agevolare gli utenti in caso di pioggia e la risposta secca è stata: sì. Bene, ci siamo detti.
Abbiamo appreso dai giornali che i lavori di automazione della piattaforma elevatrice comprenderanno anche la realizzazione di una pensilina di 50 cm. Ci pare pochino e lo scriviamo. Non si venga poi a dire, quando ci si accorgerà che una pensilina di quelle dimensioni non è sufficiente a riparare una persona, men che meno se su una sedia a ruote, che non l’avevamo detto.
Lista civica Viviamo Ivrea
Francesco Comotto