“Via i negri e le negre” scrivono mani grette e indegne sul muro di un’abitazione a Ivrea. A poche settimane dalle scritte filo-naziste in via Dora Baltea, Ivrea deve fare i conti con un nuovo gesto di bieco razzismo e si interroga su come sia stato possibile proprio a Ivrea, con la sua storia, che l’onda nera arrivasse così alta.
Cresce velocemente la spavalderia della frangia nera eporediese: scritte che inneggiano al nazismo, deliri sulla razza, simboli fascio-nazisti si moltiplicano in città. Questa volta nell’ottuso mirino dei fascisti nostrani il muro di un caseggiato a due passi dal centro storico, in quell’area di Ivrea fortemente connotata dalla cultura e architettura olivettiana. Anche l’edificio preso di mira è opera Olivetti, uno dei tanti nuclei di case degli anni ’60 per i dipendenti. A due passi da via Jervis lungo la quale si possono ammirare le architetture industriali che hanno meritato a Ivrea il riconoscimento Unesco di patrimonio dell’umanità. Ma di quale umanità parliamo? Cos’ha di umano un gesto di odio contro una giovane donna (la destinazione è certa) che ha la particolarità «di avere la pelle più scura di quella dei pallidi e squallidi vigliacchi che hanno scritto “Via i negri e le negre” e lasciato un topo davanti alla sua cantina», come scrive il Circolo di Rifondazione Comunista di Ivrea nel suo comunicato.
Le cronache nazionali ci riportano ogni giorno fatti gravi di razzismo, l’ultimo a Imola dove una donna si è vista negare all’accesso alla casa vacanze perché “straniera”. Ma tutto questo sembrava lontano mille miglia da Ivrea. La città invece deve fare oggi i conti con una deriva nera che non aveva calcolato, forte della sua storia di accoglienza, tolleranza, cultura, pace.
«Le scritte razziste su quel muro, una casa della nostra città, la casa di una donna sono un episodio deplorevole che suscita tutta la nostra indignazione. – scrive la presidente della Consulta Stranieri, Gabriella Colosso, in una lettera aperta – Sono un segnale, angosciante e deplorevole, lo specchio dei tempi che stiamo purtroppo attraversando, dei “tempi cambiati”, anche della nostra città, Ivrea. Una Città da sempre impegnata nell’accoglienza, nelle battaglie per gli altri, un territorio in cui uno dei patrimoni è stato quello di essere capace di confrontarsi attraverso il dialogo delle culture. A maggior ragione, questo atto inqualificabile, un grave segnale di imbarbarimento, un attentato alla libertà, ci deve offendere nel profondo, tutti: deve offendere questa Comunità.»
Ivrea città aperta
Il carattere di Ivrea come città aperta con una storia di successo di scambi culturali, di innesti, di integrazione e accoglienza è riconosciuta anche fuori dei confini cittadini. Scrive Karima Moural parlando di Ivrea «Una cittadina che insieme ad altre nella Regione, sono il fiore all’occhiello per una comunità di immigrati stabile, di famiglie ormai integrate da almeno tre decenni, con una casa, un lavoro e figli ormai seconda generazione di nuovi italiani – ma, ci ricorda la giornalista marocchina da trent’anni in Italia – L’onda razzista ha un obiettivo preciso: mutilare il volto, la storia e l’identità in costruzione della contaminazione. (…) l’intolleranza verso il diverso è un altro segmento solo apparentemente nascosto sotto il tappeto, ma pronto a venire a galla nelle vere occasioni, dove può realmente misurarsi il livello della nostra apertura verso il diverso, la conoscenza, la consapevolezza e l’integrazione verso quest’ultimo.»
L’individuo è unico, ma al tempo stesso somiglia a tutti gli altri individui. La nostra identità sta in questa diversità, in questa unicità. Un’identità è qualcosa che dà e riceve. L’identità è una casa aperta. (Tahar Ben Jelloun, scrittore, poeta e saggista marocchino)
La costruzione dell’odio
Di sicuro c’è un filo che lega le scritte filo-naziste apparse in città nelle settimane scorse alle scritte razziste. Se non sono opera delle stesse mani, hanno di certo origine dallo stesso scellerato piano ben architettato dalla destra razzista e sovranista che vuole far crescere pregiudizi e paura per costruire ad arte la figura del nemico sul quale sfogare ogni frustrazione e sul quale riversare ogni colpa per la critica situazione sociale del paese. E chi meglio dello straniero, a maggior ragione se povero, può assolvere a questo ruolo, distraendo dai veri problemi (e responsabili) del paese?
Non è più possibile, da tempo non lo è più, restare quasi impassibili davanti a questo disegno che sta spandendo i suoi tratti anche nella nostra città. Si è fatto «l’errore di credere che Ivrea sarebbe rimasta un’isola felice nel mare magnum dell’odio e del razzismo alimentato dalle forze di estrema destra e sovraniste. Forze che stanno crescendo sempre più in consensi in tutto il paese dopo che da un lato l’anti-politica generalizzata e il populismo più becero e dall’altro un centro-sinistra che ha tradito molti valori della sinistra, ha spianato loro la strada», riflettono in Rifondazione.
Oggi si deve andare oltre allo stupore, occorre prima di tutto una presa di posizione forte e chiara dell’Amministrazione Comunale di Ivrea. Deve essere forte la condanna per la grave offesa recata alla donna presa di mira e anche alla Città. Deve essere ribadito il carattere antifascista, di accoglienza e tolleranza di Ivrea. Non importa se il partito di maggioranza del governo eporediese è proprio quello che primo su tutti alimenta questo odio razzista in tutto il paese, il Sindaco Sertoli che sempre ricorda di essere il sindaco di tutti, deve prendere le distanze dai costruttori di odio e dichiarare Ivrea città “antirazzista” e porgere le scuse della Città per non essere stata capace di arginare l’onda nera che pure si vedeva arrivare chiaramente da tempo.
Tocca però anche alla popolazione “sana” fare la sua parte. Occorre prendere coscienza della gravità del fenomeno. Bisogna spezzare le catene di odio che tanto bene si alimentano oggi attraverso i social e per contrastare le quali non basta l’indignazione virtuale o la cancellazione di un provocatore razzista dai nostri “amici”. C’è bisogno di partecipazione attiva, di cultura di pace diffusa. C’è bisogno di riflettere sulla nostra storia e di riappropriarcene.
«Siamo certi che Ivrea saprà isolare nei fatti e nelle singole coscienze questi atti ignobili e vigliacchi che offendono una Città che da sempre è luogo aperto alle molteplici culture e differenti fedi religiose dei sui cittadini, noi lavoreremo perché così sia!», è il messaggio finale della lettera della presidente della Consulta Stranieri.
Sentiamoci dunque impegnati tutte e tutti noi, antifascisti, antirazzisti, democratici, libere cittadine e liberi cittadini del mondo che ha una sola razza, quella umana.
Non esistono le razze, il cervello degli uomini è lo stesso. Esistono i razzisti. Bisogna vincerli con le armi della sapienza. (Rita Levi-Montalcini)
Tantissime le dimostrazioni di solidarietà e le condanne
Ad articolo chiuso sono arrivate tantissimi comunicati e messaggi di solidarietà, indignazione e dura condanna, ne proponiamo alcuni di seguito.
- ANPI – Sezione di Ivrea e Basso Canavese
In risposta alla vicesindaco Piccoli
No, ci dispiace, signora, questo suo calcare l’accento su “immobili del patrimonio comunale” ed “edifici privati”, che impatterebbero inoltre “sul decoro della città… e sull’area del patrimonio mondiale” aggravando i “problemi di manutenzione”. Sembra di leggere una relazione tecnica del catasto! Come fosse una questione di pennelli che sporcano un muro. (leggi tutto)
- Lucy Associazione – Associazione Donne contro la Discriminazione
Come associazioni sentiamo il dovere di coscienza di esprimere solidarietà alla Signora, fatta oggetto di scritte ingiuriose di ignobile marca razzista. (leggi tutto) - CGIL – Camera del Lavoro Torino
Contro il razzismo sempre. Perché il razzismo non è mai banale
In relazione all’episodio di razzismo che nei giorni scorsi, ad Ivrea, ha colpito una giovane donna, la Cgil di Torino ritiene fondamentale non stare in silenzio. Quanto accaduto si inserisce, purtroppo, in un clima di odio e intolleranza che alimenta inaccettabili atteggiamenti razzistici. Ed è incredibile che il vice-sindaco parli a questo proposito di “sensibilità diverse”, tanto più in una città che da sempre ha fatto e fa dell’accoglienza e della valorizzazione di culture differenti uno dei suoi tratti qualificanti. Per queste ragioni siamo vicini a chi oggi è nel mirino di chi predica l’intolleranza, perché ci sentiamo tutti presi di mira e vogliamo reagire contro i predicatori dell’odio, per difendere l’idea di una società aperta e democratica. - Mauro Salizzoni, vicepresidente consiglio regionale Piemonte
Quelle scritte sono come rutti partoriti dal vuoto di coscienza e di conoscenza
Cara Maria [il nome è di fantasia, ndr], conosco te e la sua famiglia, e ho avuto modo di conoscere tuo padre e la sua musica. Per questo voglio dirti che le incivili scritte apparse su un muro della nostra Ivrea non devono intimorirti. Non ti curar di loro, né dei loro autori. Quelle scritte sono come rutti partoriti dal vuoto di coscienza e di conoscenza. Rumori scurrili utili a coprire il nulla di chi li ha emessi, e che costituiscono un insulto all’intera città. Graffiti vandalici di qualche nostrano ‘difensore della razza’, la cui matrice è da rinvenirsi in quella mistura di ignoranza, intolleranza e stupidità, che talvolta si traduce in gesti, simboli o parole che nulla hanno a che vedere con i valori fondanti la nostra comunità. Una comunità di cui tu e la tua famiglia siete da sempre parte. Vi abbraccio.