La Procura di Torino chiude la prima indagine sulle violenze al carcere di Ivrea con 28 indagati (agenti penitenziari e un medico) con l’accusa di “pestaggi e umiliazioni coperti con falsi verbali”.
La procura di Torino ha chiuso le indagini sulle violenze a danno dei carcerati all’interno della casa circondariale di Ivrea. 28 le persone indagate per lesioni e falso, 27 agenti di polizia penitenziaria e un medico in servizio all’interno della struttura. Il commento del Presidente di Antigone Patrizio Gonnella.
Sono 28 gli indagati per le violenze che sarebbero avvenute nel carcere di Ivrea a cavallo tra il 2015 e il 2016. 27 sono agenti penitenziari e un medico in servizio presso il carcere. I reati contestati sono, a vario titolo, lesioni e falsi aggravati. I fatti emersi nel tempo sarebbero a tutti gli effetti riferibili alla fattispecie della tortura, introdotto tuttavia nel codice penale solo successivamente a queste contestazioni e per questo non contestabile.
“Ad Antigone – sottolinea l’avvocata Simona Filippi, che per l’associazione segue il contenzioso legale – erano stati riportati questi fatti e si era proceduto alla presentazione di diversi esposti alla Procura di Ivrea, territorialmente competente. Altrettante denunce erano state presentate anche dal Garante comunale della città piemontese. Nei mesi successivi – sottolinea Filippi – si era registrato un sostanziale immobilismo da parte della Procura eporediese. La mancanza di indagini che avevamo più volte denunciato portò a ben due richieste di archiviazione. Ad entrambe ci opponemmo chiedendo infine l’avocazione delle stesse indagini al Procuratore generale presso la Procura di Torino. Istanza di avocazione che venne accolta. A settembre scorso erano arrivati gli avvisi di garanzia e oggi l’iscrizione nel registro degli indagati”.
Nell’atto dell’accusa – come riportato alcune settimane fa da La Stampa – si legge che Hamed, uno dei detenuti il cui caso Antigone aveva segnalato con un esposto, sarebbe stato picchiato con pugni e calci da sette agenti. In due gli avrebbero tenute ferme le braccia mentre gli altri menavano. Il medico di turno della casa circondariale avrebbe continuato a sorseggiare il caffè delle macchinette automatiche senza un cenno o un intervento per fermarli e nemmeno una comunicazione al direttore come sarebbe stato suo dovere.
“Per troppo tempo l’azione giudiziaria ha proceduto in modo lento”, dichiara Patrizio Gonnella, presidente di Antigone. “Adesso ci auguriamo che in tempi ragionevoli (per evitare di incorrere nei rischi della prescrizione) si arrivi alla ricostruzione della verità processuale”.
Va ricordato che il Comitato per la Prevenzione della Tortura (CPT), in un suo rapporto pubblicato a seguito di una visita svolta nell’aprile del 2016, aveva segnalato le violenze che sarebbero avvenute nel carcere di Ivrea. Lo stesso aveva fatto il Garante nazionale delle persone private della libertà personale a seguito di una visita del novembre 2016.
Patrizio Gonnella – Presidente di Antigone