Intervistiamo Chiara Tinuzzo, insegnante di musica nelle scuole medie e soprano lirico, mamma delle due piccole gemelle che lunedì 9 settembre avrebbero dovuto iniziare la scuola dell’infanzia a Villa Girelli, struttura privata paritaria gestita dalla cooperativa Alce Rosso. L’accesso alla scuola è stato però loro vietato perché le bambine non sarebbero in regola con le direttive della legge 119/2017 sulle vaccinazioni secondo l’ASL, e la scuola, designata dalla legge a braccio esecutivo, non ha permesso l’ingresso dei bambini.
Come si è arrivati all’episodio di lunedì 9 settembre?
“Il mio contenzioso con Villa Girelli dura da circa un anno. I genitori che a settembre 2017, all’atto dell’iscrizione, avevano dichiarato, tramite autocertificazione, di essere in regola con le dieci vaccinazioni richieste, avrebbero dovuto presentare la documentazione inerente entro il 10 marzo. Io ho dichiarato di essere in attesa di ricevere dall’ASL la convocazione come previsto dalla legge 119. Nonostante questo ho ricevuto un decreto di espulsione a maggio 2018.”
La tua è una battaglia No-Vax?
“Non faccio parte del movimento No-Vax. Anzi, all’epoca in cui le mie bambine avrebbero dovuto sottoporsi alle prime vaccinazioni, non ero adeguatamente informata e le ho regolarmente vaccinate. La mia è una battaglia di giustizia. Perché le mie figlie hanno diritto di frequentare la scuola. Intanto perché è fondamentale il diritto alla libertà di scelta e di cura in generale. Intendo il diritto dei genitori di scegliere se sottoporre o meno i propri figli alle vaccinazioni. E tutto questo deve fare parte di un percorso tra genitori e struttura sanitaria. La scuole non dovrebbe assolutamente avere voce in capitolo.
Ma esiste una legge, la legge Lorenzin per l’appunto, che la scuola doveva far rispettare
“La legge Lorenzin al comma 5 dell’articolo 3bis prevede la decadenza della iscrizione quando non viene consegnata la documentazione richiesta; questo per me equivale a negare il diritto allo studio e quindi è incostituzionale. E comunque la legge nomina la possibilità di danni psico-fisici, permanenti o meno, in seguito alle vaccinazioni; porsi dei dubbi in merito mi è sembrato doveroso. Questa però è una mia scelta che non deve interessare per nulla la scuola.”
Quindi i problemi hanno iniziato a presentarsi dopo l’approvazione della legge Lorenzin.
“Si. A settembre 2017 la scuola mi ha chiesto documentazione, per scongiurare l’eventualità di dover impedire la frequenza dei bambini e io ho risposto di essere in attesa di convocazione dall’ASL in quanto il percorso di vaccinazione delle mie figlie non era stato completato secondo la nuova legge. E questa risposta è stata accettata dalla scuola come esauriente. A maggio 2018 però tutti e tre i miei figli sono stati espulsi, anche il mio figlio maggiore, che ora frequenta la scuola dell’obbligo senza alcun problema. Perché questa strana legge prevede che chi frequenta la scuola dell’obbligo senza essere vaccinato debba semplicemente pagare una sanzione. Mi chiedo se le ipotetiche epidemie di morbillo scompaiano al compimento dei sei anni.
Invece, nel caso delle tue figlie?
“Come ho già detto nel caso della scuola dell’infanzia la legge prevede la decadenza dell’iscrizione se non si è in regola con la documentazione prevista. La scuola, in questo caso Villa Girelli, continua a sostenere che le mie figlie potranno rientrare soltanto a vaccinazioni effettuate, ma è sbagliato. Perché l’articolo 3bis della legge non ammette la frequentazione solo in presenza delle vaccinazioni effettuate, ma prevede cinque opzioni: vaccinazioni effettuate, esonero per chi si è immunizzato naturalmente, omissione per diversa patologia, differimento (possibilità di effettuare degli accertamenti, potrebbe essere il mio caso, in quanto le mie figlie dovrebbero affrontare un “piano di rientro” in un’età non prevista dalla programmazione del piano vaccinale) e istanza formale, che è quella che io ho effettuato a luglio dell’anno scorso.”
Cosa è successo dopo l’espulsione dei tre bambini?
“Io ho inviato una diffida legale alla direttrice (questa è una cooperativa sociale, una struttura con un nido privato e una scuola dell’infanzia paritaria, quindi non c’è una dirigente scolastica) la quale ha risposto con un atto in cui dichiara che tutti e tre i miei figli non avrebbero potuto frequentare la scuola. Questo senza chiedermi alcuna documentazione, o meglio, di averlo fatto a un indirizzo che non era più il mio da oltre un anno. A questo proposito può esserci stata una mancanza da parte mia nel non aver comunicato questa variazione tempestivamente, ma il rapporto di confidenza e familiarità quotidiana era tale da poter risolvere la questione semplicemente parlandosi. A maggio quindi la scuola ha effettuato la cosiddetta esclusione scolastica. E io li ho diffidati in quanto non hanno rispettato la procedura prevista dall’articolo 3bis, non richiedendomi alcuna documentazione, che io avrei fornito regolarizzando la mia posizione.”
Come è finito l’anno scolastico?
“Regolarmente, con la conclusione del percorso della scuola materna per mio figlio maggiore e del nido per le mie due figlie. Ma il primo giorno del centro estivo del bimbo la maestra del nido mi ha comunicato che le bambine non potevano essere ammesse, il che comporta tra le altre cose la totale assenza del rispetto della privacy, cosa che ho ribadito in una comunicazione alla legale della scuola. Mi è stato restituito l’importo pagato, che io ho nuovamente versato dopo altra diffida e consegna di istanza formale, continuando a portare regolarmente le bambine al nido, senza alcun problema.”
Arriviamo a settembre 2018
“Quando era in vigore il decreto mille proroghe della ministra Grillo, grazie al quale i bambini hanno continuato a frequentare perché in regola con l’istanza formale da me presentata alla scuola. L’anno scolastico 2018 – 2019 trascorre serenamente e a dicembre effettuo la pre-iscrizione delle mie figlie alla scuola materna. Che viene accettata. Allegata al modulo per l’iscrizione trovo una lettera in cui i si comunica l’accettazione dell’iscrizione con riserva, in attesa del completamento del programma vaccinale. Al 28 gennaio 2019 le bambine risultano regolarmente iscritte.
Il 27 di giugno ricevo una raccomandata della legale della struttura, dove si sostiene che in data 25 giugno è pervenuta “comunicazione di non regolarità”, in conseguenza della quale le bambine non possono essere iscritte (ma lo sono già!) e che il 9 settembre sarebbe loro stato negato l’accesso. Tramite il mio avvocato ho diffidato la scuola dall’effettuare atti pregiudizievoli nei confronti delle bambine e rimarcato i concetti di privacy e di discriminazione. E ho richiesto l’accesso a questa “comunicazione”, che ritiro e che capisco provenire dall’ASL, con data 17 giugno. Oltre la data del 10 in cui la stessa ASL, secondo legge, avrebbe dovuto comunicare alle scuole i nominativi dei bambini non in regola. Quindi, con tutta la documentazione in mio possesso, mi sono presentata la mattina del 9 all’ingresso della scuola.”
E torniamo al 9 mattina
“Il 9 mattina abbiamo trovato direttrice e avvocata ad attenderci dietro il cancello per dirci che non potevamo entrare, parole che mi hanno riportato alla mente le leggi razziali o i cartelli “non si affitta ai meridionali” di cui mi raccontavano i miei genitori emigrati dal sud Italia. Siamo comunque riusciti a superare il cancello, io e i genitori di altri due bambini nella stessa condizione, e abbiamo trovato ad attenderci due agenti di polizia in borghese e due vigili, chiamati dalla scuola a difendere la proprietà privata (dall’incursione di un pugno di bimbetti di tre anni?) Ho chiesto loro se avessero un mandato e mi hanno risposto di no. A quel punto abbiamo provato a proseguire e siamo stati spinti indietro, noi e i nostri bambini. Un’azione per me di una violenza intollerabile. Di fronte alla quale non abbasserò la guardia fino a quando non vedrò gli armadietti delle mie bambine al loro posto.”
a cura di essevi