Ivrea nega il patrocinio all’incontro fra Agnese Moro e Adriana Faranda, ma lo concede senza indugio al festival dedicato all’autore di Giovinezza, l’inno del fascismo, Salvator Gotta.
Esprimiamo tutto il nostro disappunto al mancato patrocinio del Comune di Ivrea all’incontro fra Agnese Moro e Adriana Faranda, mentre viene concesso al festival letterario dedicato a Salvator Gotta che fu fervente fascista. Tutto ciò conferma, se ce ne fosse bisogno, la cifra reazionaria e ottusamente di destra del governo eporediese.
A Ivrea dobbiamo veder negati contributi e patrocinio della Città ad un incontro di alto valore sociale e storico organizzato dall’associazione volontari penitenziari “Tino Beiletti” e dalla Fraternità di Lessolo (comunità carmelitana di accoglienza) fra Agnese Moro, figlia di Aldo, e Adriana Faranda, ex-brigatista fra i responsabili del sequestro Moro, per la presenza appunto di quest’ultima (che ha scontato la sua pena e negli anni 80 si dissociò dal terrorismo). E qui che subentra l’ottusità del rifiuto del patrocinio, perché lo scopo di questa iniziativa e proprio quello di presentare il confronto fra vittima e responsabile, un percorso di “giustizia ripartiva”.
Da questi incontri, ovviamente voluti consapevolmente da entrambe le donne, merito a loro, è nato il “Libro dell’incontro. Vittime e responsabili della lotta armata a confronto”. Un libro che si inserirebbe nella libreria virtuale di Ivrea Capitale Italiana del Libro 2022 e invece gli viene sbattuta in faccia la porta.
Per contro vediamo la Città di Ivrea patrocinare il festival letterario su Salvator Gotta, fervido e convinto fascista, autore delle parole dell’inno trionfale del Partito Nazionale fascista “Giovinezza”. Gotta ricordato dagli organizzatori fra le “figure dimenticate del Piemonte”, ed era giusto lasciarlo lì. Per rispetto verso le vittime del fascismo e delle sue conseguenze. Verso chi ha pagato con la morte, l’opposizione al fascismo per la liberazione dalla dittatura perché potesse nascere la Repubblica e le sue forme democratiche, di cui ne fanno parte sindaco, giunta e consiglio comunale.
Ma la destra a Ivrea evidentemente preferisce un fervente fascista, che definì mussolini “un apostolo e un condottiero”, un iscritto al PNF che partecipò alla marcia su Roma, a due donne che hanno deciso di testimoniare il loro percorso di incontro per riflettere su una “giustizia delle relazioni” capace di andare oltre la punizione fine a se stessa.
Per quanto detto deprechiamo fermamente la scelta dell’amministrazione di centro-destra di Ivrea di fare dell’istituto del patrocino uno strumento propagandistico e chiediamo maggiore ponderatezza ed equilibrio nelle scelte future della Città di Ivrea.
Cadigia Perini
Alberto Corino
per Unione Popolare Ivrea e Canavese