L’azienda Edison ha in mente di costruire l’ennesima centrale idroelettrica sulla Dora Baltea, questa volta a Quassolo. Dopo un primo stop delle istituzioni, il parere è stato improvvisamente ribaltato
Ci sono troppe centrali idroelettriche sul tratto piemontese della Dora Baltea a nord di Ivrea e lo stato di salute del fiume è già compromesso, tanto che il PTA (Piano di Tutela delle Acque) della Regione Piemonte definisce questo tratto del fiume come caratterizzato da “alta criticità – forte impatto dei prelievi con portate in alveo inferiori al DMV per più di 100 giorni/anno” e “assetto ecologico in classe di degrado critico e compromesso”.
Ciò nonostante, le aziende produttrici di energia elettrica continuano ad avanzare richieste di nuove centrali e dunque si arricchisce di nuovi episodi la battaglia di interposizione condotta da anni dal Circolo Legambiente Dora Baltea di Ivrea per cercare di difendere la salute del fiume e dunque delle popolazioni che ne abitano le sponde.
Mentre fa il suo corso l’iniziativa di contrasto legale contro la centrale del Crist, questa volta scriviamo della centrale che Edison vorrebbe costruire a Quassolo.
Questa di Quassolo è una vicenda particolarmente complicata e complessa. Inizia nel gennaio del 2011 quando l’azienda Prodena chiede il rilascio di una concessione per una nuova centrale idroelettrica con il sostegno ben poco trasparente della amministrazione comunale di Quassolo.
Il servizio VIA della Provincia di Torino licenzia in pochi mesi il progetto, esentandolo dalla procedura di impatto ambientale, evidentemente compiendo un grave errore di valutazione. Ci si accorge in ritardo che la centrale, localizzata proprio sotto il ponte tra la statale 26 e l’abitato di Quassolo, rischia di minarne la stabilità o peggio di aumentare il rischio alluvionale per il paese.
A fermare il progetto Prodena intervengono altre due richieste alternative di installazione di una centrale nella stessa località, tra cui quella di Edison, uno dei “giganti” dell’idroelettrico italiano.
Dopo alcuni anni e innumerevoli Conferenze dei Servizi, quello di Edison è l’unico progetto rimasto in campo – ma il dato non è consolante – e l’ennesima Conferenza dei Servizi che potrebbe licenziare il progetto è fissata per il 23 giugno prossimo.
Senza entrare nel merito del progetto, è importante sottolineare un aspetto: le acque del fiume in quel tratto è impoverito dalla presenza del cosiddetto canale Idreg, che sottrae 40 litri al secondo al fiume per portarli alla centrale di Montalto Dora.
Secondo ogni logica, anche quella che potrebbe esercitare un bambino, in un tratto di fiume già impoverito delle sue acque non ha alcun senso installare altre prese e quindi altre centrali.
Il Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Torino definì queste situazioni come aree di “repulsione” di nuove centrali, e il termine dovrebbe essere esente da dubbi: il Treccani definisce repulsione come “profonda e spontanea avversione a persone o cose”.
Ma il PTC non aveva il compito di dettar legge sulle concessioni e così, come spesso capita in questo sciagurato Paese, le affermazioni altisonanti non sono seguite da precise disposizioni di legge e le interpretazioni la fanno da padrone e così anche nelle aree di repulsione non è vietato costruire nuove centrali idroelettriche e l’eccezione si può fare.
Anche al di là di questo elemento, ci sono molte altre incongruità nel procedimento relativo a questo progetto, che in una prima fase aveva visto i pareri negativi sia dell’AIPo (Agenzia Interregionale per il fiume Po) sia del settore Viabilità della Provincia di Torino (per i citati problemi del ponte) sia della Soprintendenza (ci sono enormi problemi paesaggistici) diventati tutti stranamente e contraddittoriamente positivi dopo qualche tempo.
Il Circolo Legambiente in previsione della Conferenza dei Servizi del 23 giugno ha trasmesso agli Enti che devono decidere sul progetto Edison un documento di dura e motivata critica sulle tante incongruenze e illogicità che hanno contraddistinto questa procedura e che trovate nel sito del Circolo.
Agostino Petruzzelli | 22/06/2016