Buona partecipazione il 17 marzo allo sciopero e alle manifestazioni indette dal sindacalismo di base unito, mentre novità positive arrivano dal Parlamento
Quella appena trascorsa è stata una settimana decisamente importante per il mondo della scuola.
Venerdì 17 lo sciopero proclamato da Cobas, Unicobas, Usb, Anief e Federata ha riportato alla ribalta problemi ormai noti, ma con una novità importante: per la prima volta, dopo molto tempo, il sindacalismo di base si è ritrovato unito in una azione di protesta che ha portato in piazza migliaia di docenti e Ata in tutta Italia.
Dichiara d’Errico, segretario nazionale Unicobas: “Possiamo ritenerci soddisfatti: secondo i nostri dati l’adesione allo sciopero si è attestata sul 10% e nelle grandi città si è arrivati anche al 20%. Sono numeri importanti, se si pensa che l’8 marzo allo sciopero indetto dalla Flc-Cgil, sindacato con 150mila iscritti, aveva aderito il 2,5% dei lavoratori, con una manifestazione davanti al Miur con meno di 100 persone”.
“Con lo sciopero del 17 marzo – aggiunge d’Errico – si apre un nuovo capitolo nella storia del sindacalismo di base: abbiamo sfatato il vecchio pregiudizio secondo il quale gli scioperi che contano sono solo quelli proclamati da tutte le sigle dei sindacati rappresentativi. Non è così, anche noi siamo in grado di farci sentire”.
Dati simili vengono dichiarati anche da Piero Bernocchi che parla di adesione di un lavoratore della scuola su cinque, con moltissime scuole rimaste chiuse in tutta Italia e con decine di migliaia di docenti ed Ata presenti alle 10 principali manifestazioni svoltesi in altrettante città italiane (solo a Roma si parla di un corteo di 5mila persone).
Al centro della protesta c’erano non solo le deleghe della legge 107 ma anche altri temi che stanno alimentando malcontento nel mondo della scuola (chiamata diretta e incarichi triennali decisi dai presidi, bonus premiale, carta del docente, precariato, organico Ata inadeguato, alternanza scuola-lavoro, prove Invalsi, assemblee sindacali consentite solo ai sindacati rappresentativi).
Ma, ovviamente, si è scioperato anche per chiedere il rinnovo del contratto di lavoro e per l’adeguamento degli stipendi, fermi da quasi dieci anni e con un potere di acquisto ampiamente ridotto.
Intanto proprio nelle stesse ore le Commissioni di Camera e Senato proseguivano nella discussione sugli schemi dei decreti legislativi previsti dalla legge 107.
Al Senato, per la verità, i lavori si sono conclusi tra martedì 21 e mercoledì 22, con l’approvazione degli ultimi tre pareri mancanti e cioè quelli su inclusione e sostegno, istruzione professionale e diritto allo studio.
Alla Camera si è registrata una novità interessante: sul tema del reclutamento e della formazione iniziale, grazie ad alcuni emendamenti relativi ai precari di seconda fascia, sono arrivati anche il voto favorevole dei Cinque Stelle e l’astensione del Movimento democratico e progressista.
E, sempre nella giornata di venerdì 17, la senatrice del PD Francesca Puglisi ha parlato di ulteriori risorse per la scuola stanziate dal Governo.
Si tratta di altri 800 milioni da aggiungersi a quelli già previsti dalla legge 107: ci sarà così un miliardo di euro in tutto per ampliare i servizi educativi per la fascia di età 0-6 anni, per ridefinire il piano di assunzioni e per ritoccare l’organico potenziato che, a questo punto, dovrebbe riguardare anche la scuola dell’infanzia.
Sempre che la Ragioneria Generale dello Stato non sollevi le ormai proverbiali obiezioni.
Reginaldo Palermo