L’opera di Wedekind portata al Teatro Giacosa dalla compagnia PEM diretta da Gabriele Vacis
Ieri sul palco del Teatro Giacosa di Ivrea è andato in scena uno spettacolo raro, uno di quelli che ridanno un senso a questo rito, il teatro, che troppe volte si trascina senza coinvolgere, facendosi dimenticare appena usciti dalla sala.
Niente di sperimentale o multimediale: una compagnia di attori poco più che ventenni per un’opera di fine ‘800, Risveglio di primavera, del tedesco Frank Wedekind.
Ma gli attori non sono alle primissime armi, vengono dalla scuola del teatro Stabile di Torino diretta, fino al 2021, da Gabriele Vacis, e proprio con lui alla regia hanno dato vita alla compagnia Potenziali Emotivi Multimediali (PEM) con base, e qui torna il legame con Vacis, a Settimo Torinese.
La messa in scena di Risveglio di primavera era stato il loro spettacolo di diploma nel 2021 e ora, giustamente aggiornato e maturato, lo hanno messo in repertorio, insieme ad Antigone e i suoi fratelli, presentato nella stagione corrente dello Stabile torinese, e alla tragedia Prometeo.
Il testo di Wedekind non soffre assolutamente del secolo abbondante passato dalla scrittura ad oggi e l’attualità viene accentuata dai rimandi ai giorni nostri richiamati in scena dagli attori, sia con richiami statistici che con esperienze personali. Si parla infatti di difficoltà adolescenziali, problemi relazionali, di informazione sessuale, aborti, insicurezze che possono portare al suicidio, come accade a uno dei protagonisti. Proprio Wedekind fu uno dei primi a occuparsi di quella età in cui non si è più bambini e non si è ancora adulti, non si conosce il sesso e i grandi non sanno spiegarlo, ieri come oggi.
Proprio per la crudezza dei temi trattati l’opera subì in origine forti censure, ma le difficoltà dei giovani e giovanissimi oggi sono sempre lì e la pandemia le ha solo accentuate.
Una età piena di ombre e insicurezze, dove però una luce sembra arrivare dal nudo palco del teatro, spogliato anche da quinte e arredi: la forza del gruppo, l’entusiasmo, l’aiuto reciproco, la comprensione vanno al di là del testo e della vicenda, peraltro anche tragica. Soprattutto allo spettatore arrivano i corpi, le voci, i canti anche sorprendenti nella loro gracilità o coinvolgenti per energia e armonicità. Il suonatore di flauto di De Gregori arriva quasi sussurrato su una platea che quasi trattiene il respiro. Dal vivo, veramente.
Un teatro che torna alle sue componenti essenziali, il movimento, i suoni, l’atmosfera, la sincerità. Senza tanti trucchi, doppi schermi, metaversi.
Dopo l’esperienza del Laboratorio Teatro Settimo Vacis si rimette in gioco con giovani leve: “Voglio capire con loro che cosa può significare il teatro in futuro. Non certo intrattenimento, piuttosto approfondimento e spiritualità. Bisogna che il teatro ritrovi le sue radici, che sono nel rito, nel gioco e nella narrazione”.
Al termine dello spettacolo i giovani attori, ribaltando l’ormai consueto rifiuto del “dibattito”, ancora memore dell’abbuffata degli anni ’70, invitano gli spettatori a fermarsi per condividere impressioni e riflessioni, sedendosi a bordo palco e guardando il pubblico a luci accese. E anche questa è ormai una novità.
D’altronde il teatro è scambio di sguardi, come sostiene Vacis, e per secoli, dagli spettacoli diurni nell’antica Grecia fino all’avvento della luce elettrica, questo è stato il rapporto tra attori e spettatori.
Il lungo appaluso del pubblico del Giacosa suggella il ringraziamento per questa sincerità.
Lo spettacolo andrà in scena ancora il 15 aprile alla Suoneria di Settimo Torinese.
Francesco Curzio
Risveglio di primavera
In scena: Andrea Caiazzo, Lucia Corna, Lucia Raffaella Mariani, Erica Nava, Enrica Rebaudo, Edoardo Roti, Letizia Russo, Lorenzo Tombesi, Gabriele Valchera
Regia Gabriele Vacis