Intervento del Circolo di Ivrea di Rifondazione Comunista sulla legge finanziaria 2025 appena varata dal governo. “Una manovra antisociale che colpisce i servizi pubblici dalla sanità alla scuola”
Poiché Ivrea non è un’isola, riteniamo per questo che il dibattito cittadino non si debba ridurre alle questioni cittadine, ma si debba allargare verso ciò che accade a livello nazionale, a maggior ragione quando impatta pesantemente sulle nostre vite. Parliamo della finanziaria appena varata dal primo governo guidato da una esponente di quel partito erede dell’Msi (come testimonia la fiamma tricolore nel simbolo) che fra le tante cose che avrebbe dovuto abiurare ha scelto solo di abbandonare il suo profilo di “destra sociale”. Con questa manovra il governo delle destre conferma il suo carattere antisociale: sacrifici per i lavoratori e i ceti popolari, impoverimento ulteriore di ciò che resta di pubblico con nuovi tagli, salvaguardia di profitti e rendite. Il modello sociale che coltivano le destre è chiaro: protezione delle grandi ricchezze, degli evasori e della speculazione, il tutto a scapito dei redditi bassi con pensioni sempre più magre e salari reali agli ultimi posti in Europa; bonus e mance a sostegno di natalità e famiglie con importi risibili a fronte dei costi che dovranno affrontare per la mancanza di servizi aggravata dai nuovi tagli. Per primi saranno i Comuni ad essere costretti a dover ridurre i servizi ai cittadini.
Del partito della presidente del consiglio, abbiamo nel nostro consiglio comunale un giovane e tenace rappresentante ci piacerebbe sentire da lui cosa pensa di questa finanziaria che di fatto applica in qualche modo l’agenda Draghi, impregnata di politiche di austerità, nonostante FdI fosse fieramente all’opposizione di quel governo.
Tocchiamo solo alcuni punti sui quali siamo fortemente critici.
Per le lavoratrici e i lavoratori dipendenti si spacciano come aumenti i soldi già ottenuti due anni fa e oramai annullati da inflazione.
Sulle pensioni in pratica si va in continuità con il passato inserendo incentivi per restare al lavoro anche fino a 70 anni, un criterio d’età addirittura superiore di quello previsto dalla riforma Fornero (altro che abolizione!). Sulle pensioni minime (che riguardano più di 2,1 milioni di persone) l’aumento di 3 euro al mese che le porterà a 617€ è un insulto alla povertà (in campagna elettorale erano state promesse pensioni minime a 1000 euro).
Vengono ridotte le detrazioni sulle ristrutturazioni e su altre spese e le rimodula sulla composizione del nucleo familiare, penalizzando quindi gli anziani soli ma anche i giovani single.
Svanite nel nulla le promesse alla sanità: i 4,7 miliardi promessi si sono ridotti a 1,3 (con questa cifra non si raggiunge nemmeno la metà dei fondi necessari per tagliare le liste d’attesa, oggi 1 anziano su 4 rinuncia a curarsi per motivi economici e logistici). Saltano le assunzioni di medici e infermieri, ne erano state promesse 30 mila, tutto rimandato alla prossima legge finanziaria. E in questo scenario il governo ha aumentato il tetto per acquistare prestazioni dai privati.
Tutto il pubblico impiego viene colpito dal blocco parziale del turn over per il 2025, mentre per i contratti dei dipendenti pubblici del periodo 2022-24 sono previsti aumenti del 6% circa rispetto a un’inflazione del 18% col risultato di una perdita salariale superiore al 10%
La scuola subisce il taglio di 5660 posti agli insegnanti e 2174 al personale tecnico; nessun intervento per dare una prospettiva ai 250 mila precari (1 su 4) privati di diritti basilari.
Per gli enti territoriali – e questo ci tocca direttamente perché riduce le casse dei Comuni – sono previsti 4 miliardi di tagli in 5 anni con pesanti conseguenze sui servizi pubblici, in particolare quelli sociali già insufficienti rispetto alla diffusione della povertà assoluta aumentata a 5 milioni e 600 mila persone.
Si fa cassa speculando su gioco d’azzardo aggiungendo una estrazione settimanale in più al lotto e al Superenalotto, andando a dare una opportunità in più di fare danni alla ludopatia, mentre lo Stato dovrebbe proteggere i cittadini dalle dipendenze.
I punti della manovra richiamati mostrano chiaramente il carattere antipopolare della finanziaria, ma è solo l’inizio di una fase regressiva. Col nuovo patto di stabilità accolto con favore dal governo e da quasi tutta l’opposizione ritornano i vincoli di spesa, che obbligheranno a tagli di 13 miliardi all’anno per sette anni.
Si continua a ignorare la lezione del passato quando politiche di bilancio restrittive hanno aggravato ulteriormente la situazione sociale del paese distruggendo lo stato sociale, riducendo i consumi e gli investimenti, deprimendo l’economia e aumentando ancora di più la povertà, le disuguaglianze e il divario tra l’Italia e le economie più avanzate.
Si dovrebbe invece espandere la spesa sociale, investire nell’istruzione e nella formazione, nella tutela dell’ambiente, per l’occupazione nel lavoro, e smettere di destinare enormi risorse al riarmo, tagliare drasticamente le spese militari, alla “difesa”. Il paese, i Comuni si devono difendere dalla povertà, non da fantomatici nemici. Non sono attaccati i nostri confini, è attaccata la giustizia sociale, è attaccato il territorio che va in frantumi, è attaccata la Costituzione.
Circolo di Ivrea del Partito della Rifondazione Comunista-Sinistra Europea