Due incontri in vista del convegno di giugno sul progetto di riqualificazione del complesso Museo-biblioteca in Piazza Ottinetti
Non è semplice il rapporto di Ivrea con la cultura o almeno con le attività culturali che rappresentano in qualche modo la diffusione e la ricaduta della produzione culturale sulla vita dei suoi cittadini.
Da una parte l’eterno rimpianto, e orgoglio, per la grande stagione olivettiana con tutto quello che ha significato in termini di avanguardia anche internazionale e di ritorno per il territorio; dall’altra la rapida ricaduta in un’ottica provinciale con tutto ciò che ne consegue: poche risorse, poche idee, strutture inadeguate, attrattive potenziali ma poco sfruttate.
In questa situazione cade come dono inaspettato il lascito della Signora Guelpa che nel 2003 dona al Comune quanto basta per aprire una Fondazione, a lei giustamente intitolata, per finanziare e sostenere investimenti in campo culturale. Grazie ai contributi di tale Fondazione a Ivrea in questi anni abbiamo potuto godere di stagioni teatrali, musicali, estive, festival letterari, oltre alla riapertura del Museo Garda (in realtà abbiamo anche potuto godere delle polemiche relative alle nomine dei consiglieri della Fondazione, alle scelte del Presidente, alla responsabilità del Sindaco, ecc…).
Ora il Comune, affidato l’Assessorato alla Cultura ad Andrea Benedino dopo la rinuncia di Laura Salvetti, nell’ottica di riorganizzare il complesso Biblioteca – Museo Garda – Piazza Ottinetti, ha intenzione di promuovere un convegno specificamente dedicato al “Polo culturale” di Piazza Ottinetti, per ragionare pubblicamente sulle funzioni e prospettive di un nuovo centro culturale in pieno centro città, riattivando piazze ed edifici che da tempo aspettano una adeguata sistemazione, naturalmente coinvolgendo in prima persona la Fondazione Guelpa.
In preparazione del prossimo convegno ad aprile si sono svolti due incontri presso il Museo, dedicati alle “Biblioteche del futuro” e ai “Musei in trasformazione”, con esperti e docenti in materia.
La biblioteca civica di Ivrea è storicamente riconosciuta una delle più importanti a livello regionale, con 201.000 documenti, 3000 nuovi ogni anno, 75.000 prestiti all’anno, numeri molto più alti della media italiana ma inferiori agli altri paesi europei. Maurizio Vivarelli, docente di bibliografia e biblioeconomia a Torino, ha sottolineato la necessità di riconoscere a ogni biblioteca una identità particolare e ad Ivrea questa non può che essere il legame con l’adiacente Museo e Polo culturale tenendo presente le parole chiave sulle quali imbastire il progetto: la memoria, le collezioni esistenti, le culture digitali, la socialità che porta al benessere e in fin dei conti alle persone.
Anche Eugenio Pintore, responsabile della Promozione dei beni librari della Regione, ha raccomandato di partire dalle collezioni esistenti e dagli spazi possibili per immaginarsi quale esperienza debba provare un cittadino entrando in biblioteca, dove potrà trovare documenti di carta e digitali, luoghi di socialità, laboratori, anche un caffè. La Regione dal canto suo sta pensando di riordinare tutte le leggi per la cultura in una unica al posto delle 30 attuali.
Nel secondo incontro, centrato sul futuro dell’elemento “museo”, è stata indagata la natura del Museo di Ivrea, che è sì locale ma non solo cittadino rappresentando tutto un territorio, e la necessità di trovare un’identità più precisa, un centro intorno al quale fare ruotare le iniziative e le proposte. A questo proposito Enrica Pagella, eporediese ora direttice del Polo Reale di Torino, ha suggerito l’unicità dell’Anfiteatro morenico oppure la Stele del Gromatico, custodita nel Museo, o la vicenda di Varmondo Arborio o ancora l’uomo nuovo impersonato da Olivetti. Bisogna insomma trovare “un racconto” del territorio perchè quello che conta non sono gli spazi, ma le idee da condividere con gli altri. In altre parole non si fa un museo perchè c’è del materiale ma perchè si pensa a qualcuno da coinvolgere.
I numeri del Museo di Ivrea a parere della direttrice Mantovani sono incoraggianti: 6900 visitatori nel 2016, 52° posto tra i 135 musei piemontesi (ma molti sono dovuti alla mostra dell’illustratrice Dautremer proposta dalla Grande Invasione), 20 laboratori gestiti da Associazionedidee (Biella) mentre da luglio 2017 l’attività verrà proposta dall’Ass. Le Muse, di Torino, soprattutto per ragazzi e bambini in età 0-3 anni.
A giugno quindi si terrà un convegno più composito sul Polo culturale di Piazza Ottinetti e, come specificato dall’assessore Benedino, prima dell’estate verrà formalizzato un bando per un progetto ben definito e utilizzabile dalla prossima amministrazione cittadina.
Solo parole, solo propaganda elettorale, soldi sprecati?
Se è solo propaganda lo dirà il futuro, però una discussione pubblica, se effettiva e non solo di facciata, che accolga anche le indicazioni dei cittadini e delle associazioni è un buon modo di coinvolgere maggiormente la città e i futuri fruitori del Polo in questione.
Dai primi incontri un primo punto sembra comunque raggiunto e condiviso: un museo e una biblioteca oggi non possono più limitarsi a esporre e mantenere le proprie collezioni ponendosi in modo passivo rispetto ai propri utenti, per motivi economici e per una naturale evoluzione del concetto stesso di istituzione culturale.
Naturalmente c’è la questione degli spazi disponibili e quindi l’opportunità o meno di ristrutturare l’ex edificio Cena, già ex caserma, con i probabili reperti romani sotto di esso. Su questo già si sono scatenate le opposizioni ma è innegabile che l’orribile edificio il cui retro deturpa via Varmondo Arborio sia una delle brutture della città e il non utilizzo dell’intero stabile una anomalia cui è bene porre rimedio.
C’era già uno studio di fattibilità del 2011 non sfruttato? Male, però se quello studio non è più utilizzabile perchè la situazione è mutata è bene ripartire oggi magari con le idee più chiare e dirette non semplicemente a ristrutturare la biblioteca ma a creare una struttura mista, moderna e utilizzabile nel modo più largo possibile. Non solo per “contenere” ma per proporre, attirare e condividere.
Francesco Curzio