La redazione della Fenice getta un piccolo ponte tra interno ed esterno del carcere
Poteva sembrare un concerto come tanti altri, l’esibizione di un cantante neomelodico che ricrea un angolo di Napoli nell’eclettico spazio dello Zac di Ivrea. Quella di sabato 4 maggio è stata invece una serata particolare per Enzo Gioia, cantante torinese anche se originario della Sicilia, attualmente detenuto nella Casa circondariale di Ivrea, che dopo 3 anni torna ad esibirsi grazie ad un permesso concesso dall’Autorità giudiziaria.
Naturalmente nulla è semplice quando si parla di organizzare una serata, per lui un lavoro, per una persona in carcere: il chitarrista accompagnatore, anche lui detenuto, non ottiene il permesso, bisogna quindi trovare le basi su cui cantare o un altro chitarrista che non potrà provare insieme a lui se non poco prima del concerto. Le basi le porterà la moglie che arriverà da Torino con i due bambini, sempre poco prima del concerto, il chitarrista in realtà arriva molto in ritardo ma fortunosamente si materializza un altro abile suonatore di chitarra che si offre di accompagnare il cantante pur non avendolo mai visto prima.
La serata organizzata dallo Zac, che ha accettato volentieri di condividere questa prova di reinserimento in ambito lavorativo per una persona proveniente dalla casa circondariale, prevedeva oltre all’esibizione di Enzo Gioia con i suo repertorio neomelodico alla Nino D’Angelo e del gruppo Folkmystic lab che invece spazia tra tarantelle, pizziche e canti del sud Italia, la possibilità di una cena a menù napoletano con tanto di pastiera.
Tutto si svolge secondo copione, tavoli per la cena tutti prenotati, canzoni d’amore e di passione, alcune anche in duetto con la moglie, cantante anch’essa, altre accompagnate da chitarra e violino che sembravano uscite da chissà quante prove, bambini scorrazzanti sotto al palco, insomma un po’ di Napoli ad Ivrea.
Poi, come dopo l’uscita dal carcere, anche prima del rientro bisogna accompagnare il detenuto in permesso dai Carabinieri a Banchette per firmare la presenza e entro mezzanotte come Cenerentola, tornare al cancello d’entrata.
Enzo confessa di essere molto frastornato ed emozionato per essere riuscito ad esibirsi dopo tre anni, spera gli venga concesso di accedere al regime di lavoro esterno fino alla fine pena nel 2021 e in seguito di riuscire ad andarsene da Torino per lasciarsi alle spalle ambienti e amicizie che non vuole più frequentare.
Per i redattori esterni della Fenice (l’inserto di varieventuali, scritto direttamente dai detenuti,ndr) che hanno dovuto prendere il tesserino da volontari per accedere all’interno della struttura, è un primo tentativo di collegamento tra realtà interna ed esterna al carcere, in vista di un reinserimento sempre auspicato ma in realtà ben poco praticato.
Francesco Curzio