TTIP – Le persone prima dei profitti

In migliaia sabato 7 maggio a Roma alla manifestazione nazionale contro il trattato USA-Europa sul libero commercio

 

Nel nord Europa l’opposizione al TTIP è in campo da tempo e grazie alla maggiore informazione di quell’area negli ultimi mesi i contrari al trattato sono in grande aumento (secondo un sondaggio della fondazione tedesca Bertelsmann il consenso sul Ttip è passato dal 55% al 17% in Germania, ma anche dal 53% al 15% negli USA). E il 24 aprile ben novantamila persone sono scese in piazza ad Hanover in Germania, il giorno prima dell’incontro tra Merkel, Obama, Hollande e Renzi. In Italia, quella di sabato è stata la prima manifestazione nazionale, anche se moltissime iniziative organizzate dai promotori e sostenitori della campagna “Stop TTIP Italia” si sono svolte nell’ultimo anno in diverse città. La partecipazione è stata altissima, gli organizzatori parlano di 30.000 persone.stop_ttip
Un colorato corteo aperto dai comitati Stop TTIP con lo striscione con lo slogan della manifestazione “Le persone prima dei profitti”, ha attraversato Roma da Piazza della Repubblica a Piazza San Giovanni. Sono oltre 300 le organizzazioni e sindacati e oltre 50 i comitati locali aderenti alla campagna, erano tutti in piazza oltre a singoli e famiglie per dire no al TTIP.
Il Comitato italiano Stop TTIP spiega così quali sono i rischi dell’accordo internazionale: “Il TTIP minaccia i diritti dei lavoratori, la tutela dell’ambiente e la sicurezza alimentare, mette sul mercato privato sanità, istruzione e servizi, pone a rischio la qualità del cibo e dell’agricoltura e l’attività di gran parte delle piccole e medie imprese. Il TTIP è anche un attacco alla democrazia, perché permette alle imprese multinazionali di chiamare in giudizio qualsiasi Stato che con le proprie normative pregiudichi i loro profitti”. MA COS’È IL TTIP Il TTIP (letteralmente Partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti) è un accordo di libero scambio tra Stati Uniti e Unione europea nato in tutta segretezza nel luglio 2013 a Washington tra pochi esperti della Commissione europea e del ministero del Commercio Usa. Da quel che trapela, non si tratta però di un semplice trattato commerciale, come lo si vuol far passare. Con il TTIP si vuole aprire una zona di libero scambio tra Stati Uniti e Unione europea, dal mercato culturale a quello alimentare, eliminando le differenze normative e amministrative. Le leggi nazionali potranno quindi essere scavalcate dal TTIP, anche quando basate sul “principio di precauzione” per il quale prima di immettere un prodotto sul mercato, deve esserne provata la sicurezza per la salute umana, ambientale e animale.
ttipDi questo principio, che oggi protegge 500 milioni di cittadini europei dagli OGM e dalla carne trattata con ormoni, pare infatti non ci sia traccia negli accordi. Altro punto molto pericoloso, fra i più contestati insieme al precedente, è l’Investor-state dispute settlement (risoluzione delle controversie tra investitore e Stato) che consente alle aziende di fare causa ai governi portandoli di fronte a un collegio arbitrale privato, permettendo alle multinazionali di ostacolare qualsiasi legge nazionale che vada contro i loro interessi (es. vietando gli OGM).
Sono in ballo la sicurezza ambientale e alimentare, e quindi la salute, ma il trattato avrà ricadute pesanti anche sul mondo del lavoro, potranno essere aggirate le norme dei diritti dei lavoratori e ridimensionato il diritto di contrattazione collettiva. Susanna Camusso, intervenuta alla manifestazione di sabato, come pure Maurizio Landini della Fiom, ha dichiarato “il trattato calpesta i diritti dei lavoratori, mette a rischio la qualità dei prodotti e se non si arriva alla firma, sarà una vittoria. Con l’ accordo non si avrà più la certezza che nel lavoro valgano le regole del contratto di lavoro nazionale”.
Il TTIP punta infatti ad eliminare tutti i dazi sugli scambi bilaterali di prodotti, liberalizzare tutti i servizi e gli appalti. Questo potrebbe sembrare un fatto positivo, ma la conseguenza sarebbe invece ulteriore perdita di occupazione perché delocalizzare in mercati più convenienti (e con meno diritti sociali e ambientali) sarà molto più semplice di quanto già non lo sia e potrebbero decadere le norme a favore dell’imprenditoria locale nelle forniture pubbliche. Tra le altre conseguenze denunciate da pressoché tutte le associazioni europee di consumatori e di tutela dell’ambiente, vi è una maggior dipendenza dal petrolio (in barba a Cop21), la mercificazione del territorio e dei beni comuni, un aumento dei rischi per la salute in quanto verrebbero meno tutte le garanzie ed i controlli sui farmaci e sugli alimenti. Ricadute anche sull’agricoltura che in Europa è caratterizzata da piccole aziende che oggi puntano molto sulla qualità e territorialità del prodotto. La scomparsa delle protezioni doganali sarebbe il colpo finale e le culture Ogm sarebbero invocate come la sola soluzione possibile per allineare il settore a quello d’oltre oceano.

UN ACCORDO SEGRETO

Il primo dei grandi problemi attorno al TTIP è poi la segretezza degli incontri e degli atti del trattato. La pubblicazione di parte dei testi negoziali del TTIP a cura di Greenpeace Olanda il 2 maggio scorso ha fatto quindi molto clamore. L’obiettivo dell’azione di Greenpeace era proprio quello di favorire la necessaria trasparenza e di promuovere un dibattito informato su un trattato che coinvolge 820 milioni di persone. È la prima volta che i cittadini europei possono confrontare le posizioni negoziali dell’UE e degli USA. I testi, scritti in inglese in un linguaggio tecnico-legale piuttosto complesso si possono leggere sul sito www.ttip-leaks.org.ttip2
Anche Eleonora Forenza, eurodeputata, capodelegazione de L’Altra Europa con Tsipras, parla di preoccupante mancanza di trasparenza e difficoltà ad accedere ai documenti anche per i parlamentari europei: “preoccupa sempre più l’assenza di un dibattito pubblico e trasparente, anche nelle istituzioni.
Chi conosce i rischi del TTIP? Ancora troppe poche persone, soprattutto in Italia. E proprio qui sta uno dei principali pericoli di questo accordo tra Ue e Usa: l’assenza di una discussione trasparente e democratica, dentro e fuori le aule di Bruxelles. E’ inaccettabile la mancanza di un pieno accesso alla documentazione per le e i parlamentari e la mancanza di informazione delle cittadine e dei cittadini, nonostante il grande impegno della società civile e della campagna Stop TTIP in particolare. Ho potuto accedere agli atti nella reading room, ma da “sorvegliata a vista”, una situazione surreale per un/una parlamentare chiamato ad esprimersi e svolgere una funzione di rappresentanza”.
Seppur con difficoltà però alla fine questi contenuti stanno passando e sono quasi 3 milioni e 500mila i cittadini europei che hanno firmato la petizione che chiede di fermare le trattative (puoi firmare qui: https://stop-ttip.org/ it/firma/) e la grande manifestazione di Roma è il segno forte che anche l’Italia pretende trasparenza e tutela. Non potrà non tenerne conto Renzi nei prossimi incontri sul TTIP, come già Hollande ha fatto dichiarando “Se non ci sarà una totale reciprocità, se non ci sarà sufficiente trasparenza, se ci sarà un pericolo per gli agricoltori, se gli europei non avranno libero accesso alle gare pubbliche mentre gli Stati Uniti potranno avere accesso a tutto in Europa, allora non lo accetterò”.
Ecco ci aspettiamo dal nostro presidente del consiglio una dichiarazione di difesa del paese che governa almeno pari alla forza di quella del cugino transalpino.

Cadigia Perini | 11/05/2016