Servi della gleba cooperativi

La pubblica amministrazione dovrebbe essere il più etico dei datori di lavoro, quello con maggiore responsabilità sociale, ma spesso diventa il peggiore: il caso dei bandi al massimo ribasso.

VenariaRealeLa cultura, i musei, le bellezze naturali e architettoniche, sono fra le principali risorse del Paese, a Torino e nella sua provincia sono tanti i luoghi di grande interesse, fra questi spicca la Reggia di Venaria Reale, attestata tra i primi siti culturali più visitati d’Italia, con ricavi e visitatori in crescita (+30% l’ultimo anno).
Ma dietro a stucchi, ori e giardini da favola, ci sono le storie di uomini e donne, costretti a lavorare per pochi soldi in condizioni di costante peggioramento. Un lavoro prezioso, pagato come se valesse niente.

Il Consorzio La Venaria Reale

La Reggia di Venaria è gestita dal 2008 dal Consorzio di Valorizzazione Culturale “La Venaria Reale” di cui fanno parte il Ministero dei Beni Culturali e del Turismo, la Regione Piemonte, la Città di Venaria, la Fondazione San Paolo e la Fondazione 1563 per l’arte e la cultura.
La Regione Piemonte contribuisce con tre milioni di euro, la Compagnia di San Paolo con 2 milioni, la Città di Venaria con 50.000 euro, mentre il contributo del Ministero è variabile.
Un bel parterre e ottimi contributi (tra pubblico, 33%, e privato si arriva a coprire la metà del budget) ai quali si aggiungono i ricavi derivati da attività proprie della Reggia, a partire dai biglietti: i visitatori nel 2015 sono stati 628.954, gli ingressi totali tra il 2007 e il 2015, 6 milioni e 244 mila euro. Un sito di successo, quindi, economicamente sano, ben sostenuto da investimenti pubblici e privati, perché dunque speculare su una delle colonne portanti, i lavoratori?

I lavoratori

Il personale consta di 80 dipendenti della Regione e di 103 dipendenti di cooperative. Fino al maggio scorso era presente un consorzio di tre cooperative: Copat, Coopculturetra e la più nota Rear, della quale fino al 2014 era presidente Mauro Laus, presidente PD del consiglio regionale del Piemonte. Qualcuno la ricorderà perché due anni fa fu condannata per licenziamento illegittimo di due lavoratori che avevano protestato per i bassi stipendi, portando anche la loro vicenda all’attenzione del regista Ken Loach che rinunciò per questo di ricevere il Gran Premio Torino per solidarietà con i lavoratori sottopagati del Torino Film Festival.
Le condizioni dei lavoratori della Reggia, inizialmente non erano così critiche, difatti per i primi anni avevano il contratto di Federculture, come era giusto che fosse, il più favorevole in questo settore, primo Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro specifico per i lavoratori del settore culturale. Ma successivamente furono trasferiti al contratto Multiservizi, naturalmente peggiorativo (ad esempio non sono contemplati i buoni pasto). Mentre acquisivano esperienza e anzianità quindi, le loro condizioni di lavoro anziché migliorare come sarebbe normale, peggioravano.

Il massimo ribasso

Oltre ai peggioramenti arrivati con il contratto Multiservizi, a maggio 2016, alla scadenza del primo contratto Reggia-Cooperative, la direzione del Consorzio La Venaria Reale inserisce nel nuovo bando un taglio di circa il 30% delle ore annue da erogare, il taglio delle retribuzioni e non viene prevista la clausola di salvaguardia, quella che garantisce la continuità dei posti di lavoro e delle migliori condizioni contrattuali.
Si aggiudica il bando una delle tre cooperative già presenti, la CoopCulture con sede legale a Venezia.
Il nuovo contratto è entrato in vigore il primo novembre 2016, i lavoratori hanno solo mantenuto il posto di lavoro, ma per il resto hanno peggiorato le loro condizioni, a partire dalla paga oraria inferiore a quella precedente, che in aggiunta al taglio nell’orario di lavoro e all’abolizione dei buoni pasto, comporta per i lavoratori e le lavoratrici una perdita salariale tra i 200 e i 400 euro, riducendo le loro già basse retribuzioni a circa 600 euro per i part time e 800 per chi lavora a tempo pieno, “stipendi da fame”.

La protesta

I lavoratori con le loro rappresentanze sindacali, Cgil e soprattutto dell’USB che rappresenta la stragrande maggioranza dei lavoratori, hanno organizzato diverse iniziative di protesta, tra scioperi e presidi, nonostante scioperare eroda ancora di più le loro magre retribuzioni. Nelle loro manifestazioni hanno ricevuto la solidarietà di molti visitatori che si fermavano ai presidi, e il sostegno nella lotta da parte dell’ANPI e del Circolo di Rifondazione Comunista cittadini.
L’ultimo sciopero l’hanno indetto venerdì 6 gennaio, giorno di grande affluenza, proprio per dare maggiore risalto alla loro protesta. Lo sciopero però è stato sabotato dalla cooperativa CoopCultura che ha assunto una ventina di persone per un solo giorno da aggiungere ai 23 dipendenti precettati in base al decreto Franceschini che include i luoghi di cultura tra i servizi pubblici essenziali che non devono chiudere mai. «Si tratta di un comportamento antisindacale», denunciano i delegati Usb non solo in un comunicato, ma anche con formale querela ed esposto all’ispettorato del lavoro. La legge prevede che possa essere precettato un terzo dei lavoratori e che debba essere assicurata l’apertura di metà delle sale: invece i lavoratori “supplenti” hanno permesso di tenere aperto l’intero complesso museale. «Non era mai accaduta una cosa del genere, è uno sfregio al diritto di sciopero», continuano i delegati USB.
Il comportamento di CoopCulture è deprecabile e contrario al diritto di sciopero sancito dalla nostra Costituzione. Il Consorzio “La Venaria Reale”, poi, non può lavarsene le mani, come ha fatto dichiarando «La gestione dei lavoratori spetta unicamente a Coopcultura che ha l’appalto» e la Regione Piemonte che è parte del Consorzio, non si può ugualmente chiamare fuori. Devono essere garantite condizioni di lavoro e retribuzioni degne e adeguate. Non ci si può far lustro sulle spalle dei lavoratori. Ricordiamocelo quando andremo a visitare musei, regge, castelli, … sorridiamo ai lavoratori, chiediamo loro: il vostro stipendio è degno? Potremmo anche rinunciare ad una visita, motivandolo ai gestori, magari ad iniziare dalla Reggia di Venaria: scriviamo al Consorzio di Valorizzazione Culturale La Venaria Reale che fino a quando le lavoratrici e i lavoratori non verranno pagati il giusto, non metteremo piede a Venaria.
Purtroppo poi quello di Venaria non è un caso isolato, ma è la regola in diversi settori, dal turismo alla sanità, ai servizi di pulizia, dove vengono esternalizzati servizi a cooperative con bandi al massimo ribasso che altro non possono produrre che lavoro sfruttato, indegno di un paese civile.

Cadigia Perini

Salva

Salva

Salva

Salva