Il cantautore bolognese, capace come pochi di narrare il movimento degli anni 70, aveva da poco vinto il Premio Tenco.
Il primo testo di Claudio Lolli me lo passò una amica al liceo scrivendolo a mano su un foglio di quaderno, come era normale fare in epoca di assenza di internet e computer. Era Io ti racconto e l’autore quasi sconosciuto.
Da lì è partita poi la ricerca dei dischi e degli spartiti e il piacere di cantarli in coro con gli amici, magari anche al bar. Come erano belli gli spartiti con tutta la musica e i testi dell’intero album. Quelli di Lolli si sono fermati a Ho visto anche degli zingari felici, si vede che già dal successivo Disoccupate le strade dai sogni le ragioni commerciali non li consideravano più remunerativi.
Era quasi un gioco appioppare a Lolli la caratteristica di cantautore triste, in realtà era disincantato e anche realista in situazioni dove l’allegria sarebbe forzata. Situazioni vere come la morte, l’illusione, il suicidio sotto naja, i piccoli riti borghesi. Però poi c’era l’amore, la lotta, la speranza.
C’era la vita nelle canzoni di Claudio Lolli e c’era un autore, un cantautore, che non si è mai piegato alla sconfitta e al riflusso, al successo purchessia, alle mode. Ha continuato a fare le sue canzoni, a scrivere testi, a portarli discretamente in giro, spesso insieme al suo chitarrista di fiducia Paolo Capodacqua.
Quando si è presentata l’occasione di invitarlo a Ivreaestate non ce la siamo fatta scappare e così per due edizioni, 2005 e 2006 Claudio ha presentato il suoi brani, vecchi e nuovi, al Castello di Ivrea, compreso “Poco di buono”, da lui inciso ma composto da Fabio Zanotti e dedicato al partigiano D’Artagnan .
Non aveva perso smalto e lucidità, Claudio Lolli. L’ultimo suo album di pezzi inediti Il grande freddo nel 2017 ha vinto il prestigioso Premio Tenco. Per un cantautore, il massimo.
Ma tu che ascolti una canzone
Lo sai che cosa è una prigione,
Lo sai a che cosa serve una stazione?
Lo sai che cosa è una guerra
E quante ce ne sono in terra,
A cosa può servire una chitarra?
Lo sai che siamo tutti morti e non ce ne siamo neanche accorti?
E continuiamo a dire “così sia”
Francesco Curzio