Il 27 gennaio di quest’anno sono stati pubblicati i primi dati relativi al SIA, la misura di contrasto alla povertà che si inserisce nel “Piano Nazionale di lotta alla povertà”
Il SIA (o Sostegno per l’Inclusione Attiva) era stato presentato in territorio canavesano il 26 gennaio, nonostante la misura fosse attiva già dal 2 settembre 2016: prevede un aiuto economico “modesto” a quelle famiglie con un ISEE molto basso e con con un figlio minore a carico, un figlio disabile o una donna incinta.
Sul sito della Regione Piemonte sono state pubblicate le “prime evidenze empiriche sull’avvio della misura”.
I numeri a livello regionale
I dati sono aggiornati al 31 dicembre 2016; sono stati registrate 7.778 domande in tutto il territorio piemontese, di cui il 53% provenienti da cittadini stranieri e il 47% da quelli italiani. Il maggior numero di domande (in proporzione alla popolazione) si sono verificate nel Comune di Novara (490 domande su 104.452 persone), seguito dall’area di Alessandria-Valenza (461 per una popolazione di 154.671) e dalla Provincia di Asti (516 su 206.947).
A livello percentuale si trattano di valori inferiori allo 0,50%, come dimostrato nella tabella. C’è, inoltre, da considerare il fatto che solo 2.433 domande sono state “accolte”, pari al 31,3% di quelle presentate.
I numeri di Ivrea, brevemente
Uno dei trenta ambiti territoriali in cui è stato suddiviso il progetto riguarda il territorio canavesano, con città di riferimento Ivrea. Trattasi, infatti, di un bacino di 190.339 abitanti dei quali solo 234 hanno presentato domanda (lo 0,12%) e solamente 92 hanno visto accolta la loro richiesta.
Senza girarci troppo attorno significa che solo lo 0,09% circa di persone nell’intero territorio canavesano vedranno effettivamente il bonus. Non è da escludere che altri decidano di presentare domanda, ma al momento il dato è fermo al 31 dicembre.
Al di là dei numeri
Pur trattandosi di cifre contenute, 234 persone che lanciano una richiesta di aiuto sono un campanello d’allarme per tutti quanti, soprattutto se si considera il valore irrisorio di denaro erogato previsto dal SIA: 80 euro a persona, una cifra che ricorda fin troppo bene gli 80 euro previsti dal Governo Renzi. Non va dimenticato, inoltre, che queste persone fanno parte di famiglie all’interno delle quali è presente almeno un’altra persona altrettanto in difficoltà (un minore, un disabile o una donna incinta) e che quindi il fenomeno ha una dimensione più estesa di quanto i numeri vorrebbero far credere.
Basti pensare che nell’ottobre 2016, la Caritas d’Ivrea contava 505 famiglie iscritte presso il loro istituto, con approssimativamente 1.350 persone, di cui circa 400 minori. Ne avevamo parlato qui.
Ci sono seri dubbi che il SIA possa intervenire drasticamente contro il fenomeno della povertà, soprattutto in una fase storica nella quale le disuguaglianze aumentano e sarebbero richieste misure ben più incisive. Un solo miliardo (a fronte di venti impiegati nel decreto “salvarisparmio” per le banche in difficoltà) non è sicuramente proporzionato all’entità del fenomeno.
Come si può pensare di debellare la povertà se si continua a privilegiare la ricchezza?
Andrea Bertolino