Mentre il prefetto convoca tutti tranne i presidi, i dirigenti scolastici si incontrano e decidono un piano vero per un ritorno, sebbene graduale e flessibile
Niente di fatto a Torino.
Il 23 dicembre il prefetto convoca quasi tutti: assessori regionali a Trasporti e Istruzione, direttore generale dell’Ufficio Scolastico Regionale e sindacati.
Mancano, ça va sans dire, i presidi.
Che magari qualcosa da dire ce l’avrebbero, in forza della propria esperienza, dell’organizzazione messa su in attesa di decisioni concrete sul fronte trasporti, delle competenze di cui dispongono nei loro istituti, delle difficoltà territoriali riscontrate, della quotidianità a loro ben nota. Di tutte le sperimentazioni, efficaci o pessime o così così, realizzate mentre aspettavano Godot.
Invece no, chissà perché: forse i presidi farebbero confusione, risulterebbero molesti, intralcerebbero i lavori, prolungherebbero la riunione, sporcherebbero.
Anche perché alla fine l’incontro risulterà puro rito, con la prevista inconcludenza: Palomba – il prefetto – che ripropone il ritorno “in presenza del 75 per cento con ingressi differenziati tra le 8 e le 10, e uscite tra le 13 e le 15 ”, cioè tutto e niente, motivo per cui i sindacati respingono: “è strategica – affermano – una governance del sistema basata sulla flessibilità, sulla dimensione territoriale e di contesto e sull’autonomia scolastica”.
Che, orrenda neolingua a parte, sta a dire proprio questo: ogni istituto ha difficoltà, opportunità, competenze diverse a seconda che si trovi a Ivrea o a Pinerolo, a Grugliasco o a Torino centro, alle Molinette o a Rivarolo; che sia un tecnico o un liceo o un professionale. Soprattutto ha un sistema di trasporti differente, efficiente e magari ecologico come nell’hinterland torinese, o energivoro e decrepito come quello dell’Eporediese.
Il rientro a scuola
E proprio perché l’Agenzia della Mobilità Piemontese per la zona di Ivrea non avanza proposte se non una misera corsa mattutina in più, e in attesa che da Torino arrivino indicazioni o – chissà mai – convocazioni, i presidi delle scuole superiori di Ivrea si trovano, si parlano, si danno criteri (anche perché – ricordiamo – da 20 anni le istituzioni scolastiche, pur facendo parte del sistema nazionale, hanno una propria autonomia amministrativa, didattica e organizzativa).
Dunque: tranne direttive o eventi a cui non vogliamo pensare, nelle scuole superiori eporediesi il ritorno a scuola avverrebbe non il 7, ma il 18 gennaio, quando sarà scaduto l’attuale DPCM, in presenza forse al 75% o più probabilmente al 50%, in base al tasso di contagi, a eventuali novità sul piano trasporti e alle scelte dei collegi.
Ogni istituto avrà orari e organizzazioni differenti, flessibili e modificabili.
L’esame di Stato?
Nulla di certo, naturalmente: voci però sì.
Sarà diverso, anche quest’anno. Con la commissione interna – eccezion fatta per il presidente – e forse solo la prova orale o, più probabilmente, con prove anche scritte ma prodotte da insegnanti interni all’istituto.
Ma sono tutte voci, tanto per decidere e programmare c’è tutto il tempo del mondo… Magari Santa Caterina patrona d’Italia ci farà il miracolo, il sangue di San Gennaro tornerà copioso e vischioso, i virologi abbandoneranno i salotti televisivi per tornare in laboratorio, il vaccino volerà di casa in casa rendendo tutti immuni, il mondo sarà perfetto e il prefetto potrà continuare a non incontrare i fastidiosi presidi.
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