Grave e preoccupante la situazione in Comdata a quasi tre mesi dall’inizio della solidarietà: saltano tutte le regole e non c’è traccia di un piano industriale.
Comdata trasforma di fatto i contratti di solidarietà in “lavoro a chiamata“. I lavoratori in solidarietà di Comdata Ivrea, 900 su circa 1000, non hanno più diritto ad una vita privata. Sono saltate tutte le regole. I turni di lavoro e la percentuale di solidarietà variano in continuazione e il lavoratore lo scopre solo interrogando il sistema di gestione dei turni. L’accordo di gennaio prevedeva che “la comunicazione della turnistica, comprensiva della riduzione dell’orario di lavoro, avverrà nelle forme e con le modalità ad oggi utilizzate (3 settimane + rolling)“. La realtà è invece che non vi è alcuna pianificazione a tre settimane, ma nemmeno settimanale. I lavoratori possono sapere se e quando e con che orario devono lavorare solo entrando nel sistema informatico (si noti che l’accesso al sistema non è un “obbligo” contrattuale), non vi è infatti nemmeno la comunicazione personale, vis-à-vis da parte del responsabile diretto né delle risorse umane.
Nell’accordo si parlava di modifica degli orari per esigenze di servizio previo “congruo preavviso, normalmente di 48 ore“, intanto due giorni non sono un congruo preavviso (e male è stato fatto accettando questo livello di precarietà), ma stanno saltando anche le 48 ore, infatti in diversi casi si i lavoratori sanno un giorno per l’altro quale sarà l’orario di lavoro.
E’ saltata anche la “equa rotazione della solidarietà“, pure inserita nell’accordo che recita “La riduzione di attività avverrà nel rispetto del principio della rotazione del personale“. Si è al contrario creata una “sacca” di lavoratori, evidentemente già bollati dall’azienda come esuberi senza appello, colpiti fissamente da una alta percentuale di riduzione dell’orario di lavoro.
La dichiarazione di sciopero
Per denunciare l’utilizzo improprio da parte dell’azienda dei contratti di solidarietà, i delegati della Slc-Cgil hanno indetto uno sciopero nella giornata di venerdì 19 con uscita anticipata a fine turno di un’ora. Purtroppo, e qui sta uno dei nodi del problema, le altre sigle non hanno aderito, privilegiando i soliti “tavoli” con l’azienda e i comunicati, senza disturbare troppo, rinunciando colpevolmente al coinvolgimento attivo dei lavoratori organizzandone la mobilitazione.
Nella dichiarazione di sciopero dei delegati Slc-Cgil di Comdata Ivrea leggiamo “Responsabilmente abbiamo condiviso lo strumento della solidarietà ma la gestione presenta grosse problematiche, variazioni quasi quotidiane delle percentuali di solidarietà che ricadono sull’organizzazione della vita quotidiana, impedendo la conciliazione tra tempi di vita e tempi di lavoro, si stanno trasformando i dipendenti in alvoratori a chiamata, la pressione messa ai lavoratori anche con applicativi, non condivisi neanche a livello nazionale, general altri livelli di stress, la mancanza di un’equa rotazione sulle commesse toglie diritti e salario ai lavoratori maggiormente colpiti. Manca un piano industriale, un progetto reale per mettere in sicurezza e in tranquillità i lavoratori sulla nostra sede.”
Tempi e metodi moderni (ma ottocentenschi): la barra telefonica unica
Gli applicativi informatici citati nel comunicato fanno riferimento alla famigerata “Barra Telefonica Unica“ (BTU) adottata da Comdata “in via sperimentale”. Si tratta di un vero e proprio strumento di controllo a distanza dell’operatore di call center. Viene registrato tutto e viene marcato il tempo. Ad esempio, quando un lavoratore va in pausa deve scollegarsi, peccato che per un evidente difetto del sistema, il logout non è immediato e molti lavoratori per timore di richiami, aspettano in postazione la risposta di scollegamento dal sistema, bruciando o regalando all’azienda parte del loro tempo. La BTU controlla naturalmente anche la durata delle chiamate e passati i 300/400 secondi che l’azienda ha definito (con il commitente) per una telefonata, la BUT ne inserisce una nuova anche se l’operatore non ha finito la prima. Inutile dire l’ansia, la distrazione e confusione che si genera nel lavoratore. Le organizzazioni sindacali di categoria, questa volta unitarie, CGIL-CISL-UIL, hanno chiesto formalmente all’azienda in una lettera del 15 marzo scorso l’immediata sospensione della BTU. Neanche da dire che l’azienda sta proseguendo tranquillamente ad utilizzarla.
Anche per questo atteggiamento di chiusura totale di Comdata e in assenza di un piano di prospettiva industriale e occupazionale, la dichiarazione di sciopero odierna della Slc-Cgil è quanto mai opportuna e doverosa. L’auspicio è che le altre sigle non si limitino più solo a tavoli e comunicati, ma mobilitino unitariamente le lavoratrici e i lavoratori affinché Comdata interrompa queste modalità oppressive e metta in pratica l’impegno preso dai suoi vertici aziendali per “un rinnovato e più positivo rapporto da impostare da parte di Comdata verso i Lavoratori“, di cui non c’è al momento alcuna traccia.
Cadigia Perini