Come previsto dalla legge 128/2019 l’Inps alla scadenza dell’appalto dei servizi di contact center riporterà al suo interno il servizio di assistenza utenti. La preoccupazione dei lavoratori Comdata e Network Contacts, attuali fornitori, per le incertezze sui modi e tempi del passaggio.
Il 31 dicembre 2021 scadrà l’attuale appalto per i servizi di contact center multicanale Inps vinto dal gruppo Comdata e da Network Contact (in raggruppamento temporaneo d’impresa) nel 2019. Fin qui nulla di strano, i contratti di fornitura servizi esternalizzati hanno sempre una scadenza. A preoccupare le lavoratrici e i lavoratori è però l’annunciato rientro in Inps del servizio. Lo prevede l’articolo 5bis della legge di conversione 128 del 2 novembre del 2019. La legge accoglie infatti un emendamento al DL 101/2019 (il cosiddetto decreto “salva imprese”) che prevede di reinternalizzare l’intero servizio di contact center nazionale Inps attraverso la nuova società controllata dall’istituto, Inps Servizi.
Per la complessità e delicatezza del passaggio, già nel dicembre scorso le organizzazioni sindacali hanno chiesto al presidente dell’Inps Pasquale Tridico la costituzione urgente di un tavolo di confronto sul previsto processo di internalizzazione per “chiarire le modalità del processo e garantire a tutte le lavoratrici ed i lavoratori coinvolti, che stanno continuando a garantire in questa drammatica fase storica un servizio davvero indispensabile, un percorso trasparente e certo.”
Il riferimento al momento storico è dovuto e legittimo. In questo ultimo anno infatti le richieste di informazioni e supporto sui servizi Inps hanno registrato una crescita esponenziale in particolare per bonus e ristori per l’emergenza Covid-19, ma anche per il reddito di cittadinanza, la cassa integrazione, la malattia.
Sciopero nazionale del 9 aprile
L’Inps però non risponde ai sindacati e nel frattempo passa il primo trimestre 2021. Le organizzazioni sindacali decidono a questo punto di proclamare per il 9 aprile lo sciopero nazionale di tutti i lavoratori e le lavoratrici coinvolti, circa 3400 divisi fra le sedi in Italia delle due società vincitrici dell’appalto, tra queste anche la sede di Ivrea di Comdata. “Pur consapevoli dell’importanza sociale di questo servizio, e essendo ormai i tempi molto stretti, le Segreterie Nazionali di SLC CGIL, FISTEL CISL, UILCOM UIL indicono per il giorno 9 aprile 2021 un’ora di sciopero a fine turno delle lavoratrici e dei lavoratori impegnati sulla commessa Inps al fine di portare la dirigenza dell’Istituto ad aprire urgentemente il confronto sui criteri con i quali verrà realizzata l’internalizzazione.”. E lo sciopero si può ben dire che sia riuscito, anche considerando che gli operatori stanno lavorando da casa, condizione più difficile per organizzare una mobilitazione. Scrivono Cgil, Cisl e Uil: “Sciopero riuscito, ora l’Inps sveli i suoi piani e le regole di internalizzazione dei lavoratori. Con una percentuale media di adesione intorno al 65-70% , ed un astensione di 1 ora di lavoro a fine turno, nonostante il periodo pandemico in corso, il segnale che arriva forte e chiaro ai vertici dell’Istituto è che devono essere subito rese note le regole con cui verrà reinternalizzato il servizio. (…) Siamo pronti a nuove iniziative di mobilitazione, se l’Inps continuerà ad ignorare ancora le nostre istanze e le aspettative di migliaia di lavoratori”. Anche nella sede di Ivrea di Comdata l’adesione è stata buona, in linea con la media nazionale. Un dato importante.
L’Inps rassicura
L’Inps per voce del suo presidente Tridico fa arrivare un messaggio rassicurante dichiarando che “Priorità sarà la difesa degli attuali livelli occupazionali”. E aggiunge che fra gli obiettivi dell’istituto di previdenza vi è quello di diventare il più grande Contact Center pubblico in Italia pronto a gestire servizi di contatto e supporto utenti di altre agenzie dello Stato e pubbliche amministrazioni.
Il futuro per i 3400 lavoratori coinvolti non è quindi necessariamente nefasto, ma occorrono trasparenza e rassicurazioni che vadano al di là di dichiarazioni stampa. Occorre che l’Inps avvii al più presto quel tavolo di confronto richiesto dalle organizzazioni sindacali, e non pensi di definire unilateralmente il processo di transizione. Il livello di competenza di questi lavoratori che forniscono informazioni e assistenza su una rete di servizi alquanto complessa come è quella dell’Inps è alto, di certo l’Istituto non vorrà rinunciarci, ma dovrà assorbire tutti i lavoratori, neanche uno di meno, e non selezionare a sua discrezione. L’occupazione va salvaguardata, come prevede la legge e come già avvenuto a fine novembre 2019 con l’applicazione della clausola sociale nel passaggio dei lavoratori dai fornitori uscenti verso i nuovi entranti Comdata e Network Contact.
E le aziende come reagiscono?
Non vi sono reazioni ufficiali da parte delle aziende che a fine anno perderanno la commessa Inps. Per loro, poiché la reinternalizzazione si porta dietro tutti i lavoratori impiegati su quella commessa, probabilmente non si tratta di un evento così negativo (magari riescono anche a spostare strategicamente su Inps lavoratori dei quali si vogliono liberare).
Normalmente un’impresa vede positivamente la crescita del fatturato e di conseguenza dei dipendenti. Ma per le aziende di call center, di servizi in genere, non è così: è troppo altalenante, schizofrenica, la curva dei volumi di lavoro, è troppo alto il potere dei committenti. E quando la proprietà di queste aziende è un fondo finanziario, dove conta solo l’ottenimento del massimo profitto per gli investitori, si capisce come il taglio di 3400 dipendenti possa essere registrato come fatto positivo. Tanto poi al bisogno possono sempre attingere a quel gran bacino del lavoro precario chiamato “lavoro somministrato”, il lavoro a chiamata, “agile e moderno”, prodotto tossico delle ultime riforme del lavoro.
Cadigia Perini