Mercoledì 1 febbraio le telecomunicazioni in piazza per il rinnovo del contratto: molto distanti la posizione delle aziende dalle richieste sindacali
Il settore delle telecomunicazioni occupa in Italia complessivamente circa 120.000 addetti principalmente operatori di rete e di contact center. Si tratta di un settore che nell’area dei servizi di contact center registra condizioni lavorative arretrate rispetto alle conquiste del secolo scorso: continue pressioni sui tempi, programmazione turni incontrollata, retribuzioni basse, uso massivo di lavoro a chiamata, controllo a distanza, … pressioni spesso ricattatorie per la facilità di chiusura delle attività e spostamenti all’estero, l’ultimo caso è quello di Almaviva che a fine dicembre ha chiuso la sede di Roma licenziando 1666 lavoratori per spostarsi in Romania e lo stesso avrebbe fatto per quella di Napoli, se i lavoratori non avessero accettato il ricatto che vedrà il peggioramento delle loro condizioni lavorative.
Nella nostra città sono presenti sia operatori telefonici nazionali (Vodafone, Wind, TIM) sia una fra le più grandi società di servizi di call center (Comdata). Gli occupati in questo settore nel nostro territorio superano le 2000 unità.
Il rinnovo del contratto nazionale era l’occasione per apportare miglioramenti ad un settore che, come già detto, ha delle forti criticità rispetto alle condizioni lavorative. Il tavolo delle trattative è stato però interrotto, perché l’associazione di categoria delle imprese delle telecomunicazioni, Asstel, è rimasta arroccata sulle sue posizioni, forte della potenza dei suoi associati, ma anche da leggi che permettono certi comportamenti (vedi controllo a distanza che con la modifica apportata dal Jobs Act dell’art. 4 dello Statuto dei lavoratori ha cancellato il “divieto assoluto” di utilizzo di apparecchiature per controllare a distanza i lavoratori).
In un comunicato Slc-Cgil, – Fistel-Cisl – Uilcom-Uil dichiarano infatti che la rottura del tavolo si è avuta “per la grande distanza fra la piattaforma presentata dalle organizzazioni sindacali e le richieste di Asstel sui temi della normativa, degli orari di lavoro, del part‐time, delle flessibilità, della classificazione professionale, sugli scatti di anzianità. così come la netta contrarietà alle proposte avanzate da Asstel sul superamento degli automatismi (scatti di anzianità).” Con queste motivazioni viene proclamato uno sciopero per l’interno turno (8ore) per mercoledì 1 febbraio con manifestazioni nelle principali città del paese, a Torino corteo con partenza da Porta Susa e arrivo all’Unione Industriale.
Aderisce allo sciopero anche il sindacato Cobas Lavoro Privato – Settore Telecomunicazioni che auspica anche maggiore unità del comparto, per “far fronte ai continui attacchi e ricatti subiti dai lavoratori”. In particolare Cobas richiede che nel contratto nazionale TLC venga modificato l’art. 26 sull’orario di lavoro nelle parti che danno piena libertà alle aziende di variare le turnazioni, senza accordo sindacale, limitando l’attuale pesante flessibilità degli orari di lavoro; e l’art.18 togliendo alle imprese la facoltà di disporre dell’orario di lavoro dei part-time e ripristinando la corresponsione economica della loro eventuale prestazione lavorativa supplementare. Viene inoltre rigettata qualsiasi ipotesi di controllo individuale della prestazione lavorativa e si chiedono aumenti salariali dignitosi e reali, “per scongiurare il ritorno al cottimo con l’erogazione di premialità in base alla prestazione lavorativa”. Cobas richiede anche un intervento del governo che limiti sia la delocalizzazione selvaggia all’estero, sia il continuo ricorso agli appalti nelle reti e nei servizi di Contact Center.
Nelle società di telecomunicazioni della nostra città lo sciopero è stato preparato con assemblee in tutte le aziende dove sono state illustrate le ragioni della rottura del tavolo di trattativa. Solo in Comdata è stato negato al sindacato Cobas di svolgere l’assemblea, come denunciano le Rsu Cobas in una loro comunicazione, “In data 24.01 abbiamo comunicato all’Azienda, con le tempistiche e le modalità previste, l’indizione di assemblea sindacale per lunedì 30 gennaio per discutere del rinnovo del CCNL, dello sciopero di settore del 1 febbraio proclamato anche dalla nostra organizzazione. Ieri (26/1 ndr) l’azienda – continua il comunicato – ha illegittimamente negato alla nostra organizzazione di poter effettuare dette assemblee, nonostante Comdata sia già stata condannata per attività antisindacale nel 2013 dal Tribunale di Roma, Corte di appello, Sezione Lavoro (disp. 2706/13), per analogo comportamento verso la nostra organizzazione.”
Cobas ha dovuto così indire due ore di sciopero per svolgere l’assemblea all’esterno dell’azienda. Purtroppo Comdata non è nuova a comportamenti lontani dalle relazioni industriali conosciute nel nostro territorio, anche se vicini invece a quelli adottati da molti operatori di questo settore e non solo.
Cadigia Perini