Partenza del corteo NO TAV alle ore 14.00 in piazza Statuto e arrivo previsto in piazza Castello
A meno di un mese di distanza dalla manifestazione SI TAV dello scorso 10 novembre il movimento NO TAV scenderà in piazza a Torino e lo farà non solo per ribadire con forza il proprio dissenso sulla proposta ormai trentennale di forare le montagne per garantire il passaggio di un treno merci, ma anche “a favore delle piccole e non delle grandi opere“, come rimarcato dalla relatrice Mariagrazia De Michele lo scorso 2 dicembre durante l’assemblea informativa pubblica NO TAV in Sala Santa Marta.
“In piazza i SI TAV non hanno portato delle ragioni, ma disinformazione” ha asserito De Michele, confutando argomento dopo argomento le invettive di quella piazza che lo scorso 10 novembre ha fatto voto di adesione ad una generica idea di “progresso” ammantata di slogan, ma carente di argomentazioni forti. “Ci continuano a ripetere che la linea creerà nuovi spostamenti di merci, ma come la mettiamo col fatto che dal 1997 il trasporto di merci su ferrovia è calato del 70% e quello su gomma del 17%?” domanda De Michele, aggiungendo: “se i prodotti non ci sono, non si verranno a creare automaticamente aumentando le tratte del traffico merci“.
Anche le argomentazioni di taglio ambientalista ed ecologico non convincono i sostenitori NO TAV (come, tra l’altro, nemmeno la stessa associazione Legambiente che nel dare adesione alla manifestazione di Torino dell’8 dicembre ricorda come la TAV sia “un’opera inutile, dannosa per l’ambiente e costosa“): “è vero che una linea ferroviaria è più ambientale di una su gomma, ma solo se escludiamo l’idea di dover bucare una montagna contenente amianto e se trascuriamo i vent’anni di cantiere previsti per la costruzione dell’opera” ha concluso De Michele.
E coloro che oggi dicono che l’opera è già cominciata e che non si può più fermare? “Falso. In Valsusa non è ancora stato scavato un bel niente, fatta eccezione di un tunnel geognostico di 7km per poter fare i primi accertamenti prima di cominciare il buco” ha affermato il relatore Diego Fulcheri.
“Ricordo che negli anni ’80 le ragioni per costruire l’autostrada in Val Susa: “lavoro e occupazione per tutti”. Oggi vengono ripresi gli stessi identici slogan, ma già allora si verificò proprio il contrario e quel lavoro promesso finì col viaggiare e delocalizzarsi proprio attraverso quella stessa autostrada che non fummo in grado di fermare“. Il parallelo di Nicoletta Dosio, storica fondatrice del movimento e relatrice della serata, invita a guardare al progetto faraonico del TAV nel suo complesso: “ciò che il TAV veicola è un modello di sviluppo fondato sulla guerra all’uomo e alla natura. Per i difensori del progresso il futuro non ha limiti, è un progresso dissennato. Noi dobbiamo invece avere cura del senso del limite, conquistarlo e difenderlo“.
E’ un invito a resistere quello di Nicoletta Dosio, che sceglie con cura le sue ultime parole: “L’8 dicembre è per il movimento una data significativa perché rimanda alla grande manifestazione del 2005. Ma ci tengo a ricordare come l’8 dicembre del 1943 in Val Susa nacque una delle prime formazioni partigiane d’Italia“. Come a dire che è nuovamente tempo di parteggiare, di schierarsi e sciegliere se stare dalla parte di un millantato sviluppo che non pone freni allo spostamento delle merci salvo chiudere le frontiere agli uomini e alle donne o stare dalla parte di coloro che vogliono un mondo dove umanità e natura non vengano sacrificare in nome del progresso economico.
a cura di Andrea Bertolino
Riceviamo e pubblichiamo anche l’intervento di Mariagrazia Nemour del 3/12/2018 a seguito della serata informativa NOTAV tenutasi a Ivrea
Del Movimento NO TAV, mi piacciono i moltissimi SI in cui mi riconosco.
Mi piace che, nonostante vengano presentati come montanari assatanati di anti-progresso, non ho mai incontrato un attivista che mi abbia gridato in faccia. Sempre persone consapevoli di quanto sia importante il peso, il mezzo etto di ogni parola.
Mi piace pensare che ci siano persone che da trent’anni hanno voglia di uscire di nuovo di casa dopo essere rientrati dal lavoro, per incontrarsi e parlare, cercare assonanze e costruire un’identità che faccia sentire tutti accolti.
Mi piace l’apertura mentale che porta a solidarizzare con altre cause che esigono i capitali al servizio delle persone, e non il contrario. Gemellaggi con infinite altre lotte ambientali, combattute da persone che non sono estremiste dell’ecologia, ma usano una roba rarissima nel pensare: il buon senso. Niente e nessuno è eterno.
Mi piace lo scambio di esperienze con la Palestina, perché fa paura essere fermati da un saldato armato a un posto di blocco, dormire in macchina, soprattutto se hai solo l’obiettivo di tornartene a casa.
Condivido il loro disagio nel vivere la militarizzazione del territorio. Una Valle presidiata e ritenuta più pericolosa chessò io, della locride, dove si aggira il noto criminale di Riace.
Mi piace la disobbedienza civile e pacifica. Molto, molto Costituzionale.
Mi piace perché vengono dipinti come un muro che si oppone al passo e alle merci, e invece sono persone che fanno dell’accoglienza un tratto distintivo del movimento. A cosa serve che le cose viaggino veloci, se poi le persone vengono fermate?
Il Movimento NO TAV mi piace perché non mi eccita affatto l’idea di prendere il treno a Settimo e raggiungere in poche ore Lione, mentre potrei raggiungere un orgasmo pensando che mio figlio riesca ad arrivare tutti i giorni a scuola, a Rivarolo, senza che la canavesana si areni tra Salassa e Oglianico.
Mi piace che ieri sera non avessi nessuna voglia di uscire di casa con due gradi e guidare fino a Ivrea [per l’incontro informativo organizzato il 2 dicembre, n.d.r.], ma poi ho pensato che se ci sono persone che da trent’anni Resistono, io potevo fare almeno lo sforzo di ascoltare.
Ieri mattina, alla commemorazione dei sette martiri di San Rocco, a Cuorgnè, un giovane partigiano di novant’anni ha avuto un malore. Prima di essere portato via con l’ambulanza, ha detto: mi raccomando, voi continuate!