Pronta risposta della Prefettura alla denuncia delle inadempienze nella gestione dei richiedenti asilo all’Eden di Ivrea, proseguono intanto le attività di inserimento sociale e le proposte al territorio
Dopo la lettera a 72 sindaci del Canavese, si è dimostrata subito efficace un’altra lettera [della quale pubblichiamo ampi stralci in queste pagine ndr] dell’Osservatorio Migranti, inviata pochi giorni fa alla Prefettura di Torino, nella quale vengono segnalate le inadempienze della cooperativa “Isola di Ariel” nella gestione di 84 richiedenti asilo (65 uomini e 19 donne, di età compresa tra i 18 e i 42 anni e tre neonati di pochi mesi) ospitati presso l’albergo Eden di Ivrea da oltre otto mesi. La stessa cooperativa gestisce un altro centro presso l’hotel Europa di Rivarolo e diversi in altre località del Piemonte per un ammontare complessivo di circa 600 richiedenti asilo.
A stretto giro di posta la Prefettura ha richiesto alla “Isola di Ariel”, entro il 30 maggio, tutta la documentazione, “a far data dall’attivazione dell’accoglienza presso l’albergo Eden”, relativa ai corsi di italiano forniti: firme di frequenza dei beneficiari, presenze e orari dei formatori linguistici e degli operatori suddivisi tra le varie professionalità. E, nella stessa nota, la Prefettura richiede la “descrizione degli spazi assegnati ai nuclei familiari, monoparentali e alle donne singole” e di conoscere “lo stato dell’arte relativo alle attività di volontariato svolte dai richiedenti asilo, come da Protocollo stipulato da questa Prefettura con il Comune di Ivrea e la cooperativa”. Un intervento tempestivo, questo della Prefettura, che chiede conto di tutto quanto segnalato dall’Osservatorio Migranti. Peraltro tutti adempimenti previsti dal contratto di appalto [del quale riportiamo alcuni stralci in queste pagine ndr] per la gestione delle “strutture temporanee di accoglienza”.
Oltre alla “Isola di Ariel” con 84 richiedenti asilo all’albergo Eden, ad Ivrea operano tre altre cooperative che gestiscono però l’accoglienza in appartamenti diversi e non in un’unica struttura: la Mary Poppins (che si occupa complessivamente di 57 persone, 24 delle quali inserite nel programma SPRAR), la Pollicino (13 persone) e Gli Argonauti (16 persone). Altre cooperative (Accoglienza, GT, Liberitutti, la Nuvola, Leone Rosso) gestiscono centri ad Alice Superiore, Montalenghe, Mercenasco, Strambino. Incontri dell’Osservatorio Migranti con ciascuna di queste sono già stati avviati per una verifica del personale impiegato e del modus operandi di ciascuna, innanzitutto per il livello di insegnamento della lingua italiana, condizione indispensabile perché i richiedenti asilo (272 nella zona di Ivrea su un totale di oltre 600 in tutto il Canavese) possano entrare in relazione con il territorio, capire bene dove si trovano e costruirsi un percorso di vita (qui o altrove).
Un’occasione per verificare l’impegno dei gestori delle strutture nell’insegnamento della lingua italiana, sarà la percentuale di richiedenti asilo che supererà l’esame A2 previsto per quanti sono in Italia da diversi mesi. Altro capitolo aperto sono i lavori di “volontariato di restituzione” dei richiedenti asilo, cioè le attività con associazioni locali. Lo scorso autunno squadre composte da 4/5 profughi volontari ed un paio di volontari “indigeni”. si sono occupate di raccolta rifiuti e taglio erba in varie aree della città. Si è impegnata seriamente in questa attività (prevista dal Protocollo con la Prefettura) la coop. Mary Poppins che ha provveduto alla copertura assicurativa dei migranti e ha fornito l’abbigliamento adeguato. Un paio di interventi sono stati effettuati anche con alcuni migranti ospiti della Cooperativa Pollicino.
Dopo lo stop invernale, con la stessa metodologia sono riprese delle attività per la sistemazione dell’area dell’istituto scolastico Itis a Bellavista, per la pulizia nell’area dello ZAC (alla biglietteria ferroviaria) e nell’area del mercato, sempre con gli ospiti della Mary Poppins che vengono impiegati in orari che non interferiscono con le lezioni di lingua italiana. Un’attività simile dovrebbe iniziare presto con la Cooperativa Gli Argonauti che ha firmato la necessaria convenzione con il Comune di Ivrea, mentre la cooperativa Isola di Ariel non ha ancora firmato la convenzione con il Comune e non ha partecipato ad alcuna iniziativa di “volontariato di restituzione”.
Tanto rapido l’intervento della Prefettura in seguito alla segnalazione dell’Osservatorio Migranti, quanto lento è invece il cammino del protocollo d’intesa (inviato al ministero per un parere) per far sì che il Comune di Ivrea si faccia carico del monitoraggio e controllo (peraltro previsto dalla legge 142 del 2015) dell’attività delle cooperative che gestiscono strutture di accoglienza. Attivata sull’accoglienza anche la Consulta Stranieri dei Comune di Ivrea che ha anch’essa richiesto incontri con le diverse cooperative che gestiscono strutture per richiedenti asilo nell’area geografica del Consorzio per i servizi sociali InReTe.
Mentre diverse iniziative promosse dall’amministrazione comunale eporediese sono in programma nel prossimo mese di giugno: la prima è l’inaugurazione del “giardino dei migranti” il prossimo 9 giugno.
UN’OPPORTUNITÀ PER IL TERRITORIO
Il panorama complessivo e le opinioni diffuse sulle migrazioni non sono confortanti in tutta Europa, e neppure nel nostro territorio. Prevalgono chiusura, paura e rifiuto alimentati da disinformazione e assecondati da campagne mediatiche e da calcoli elettorali nazionali e locali.
Perciò, quando capita di registrare esperienze come questa dell’Osservatorio Migranti, sembra di ritrovare quell’Ivrea aperta, intelligente e propositiva che spesso appare definitivamente smarrita.
Perché queste “persone e associazioni per la difesa dei diritti e delle potenzialità dei richiedenti asilo e protezione” (come si autodefinisce l’Osservatorio Migranti) hanno avviato da tempo iniziative concrete di solidarietà e inserimento sociale, ma non si limitano a questo, denunciano anche le situazioni da cambiare e propongono politiche attive alle istituzioni locali. Non solo “fanno”, ma “parlano”. E con una visione e prospettive chiare, come risulta dalla lettera ai sindaci del Canavese [vedi varieventuali dell’11 maggio, ndr] nella quale è espressa la consapevolezza che le migrazioni sono “un fenomeno che durerà anni; perché anni ci vorranno per risolvere le cause che l’hanno determinato e lo sostengono” e che, per uscire dall’assistenzialismo, dalla “concorrenza fra poveri e una crescente chiusura xenofoba”, occorre capovolgere la visione dei migranti come un problema e rendersi invece conto di quanto “queste persone costituiscano, potenzialmente, un grande capitale umano che va arricchito nell’interesse di tutti”.
Ha fiducia, l’Osservatorio Migranti, che “il Canavese sia il territorio che possa e debba candidarsi ad essere l’attore di una grande impresa educativa, cioè di crescita, professionale e culturale” e per questo chiede che “almeno la Città metropolitana di Torino si proponga, si candidi a laboratorio per questa grande opera” e propone di “arrivare a convocare una Conferenza su questi temi, invitando alla partecipazione e al contributo di idee e proposte le Amministrazioni Comunali, Città metropolitana e Regione, Università e Politecnico, Associazioni datoriali e sindacali, Scuole e agenzie formative, Comunità religiose, Associazioni”.
Si può condividere o meno questa fiducia, ma non si può non rilevare l’enorme distanza di questi ragionamenti (peraltro accompagnati da pratiche sociali e proposte concrete) dalla diffusa invettiva contro tutto e tutti (migranti, cooperative, iniziative di accoglienza,…). Una distanza che è segnale di una condizione favorevole a sperimentazioni e progetti sociali all’altezza della storia di questo territorio, opportunità che solo una politica miope e istituzioni locali pavide o ignave potrebbero non cogliere.
FZ | 25/05/2016