Bene fa la Cgil ad aver già avviato la campagna referendaria di primavera
Dopo il referendum costituzionale, quelli promossi dalla Cgil potrebbero rappresentare un’occasione imperdibile per affondare – in alcuni dei suoi punti qualificanti ed emblematici – uno dei provvedimenti su cu il governo Renzi si è più esposto, cioè il Jobs Act.
Il condizionale è d’obbligo perché la bocciatura da parte della Corte costituzionale del quesito sull’art.18 ha oggettivamente un po’ azzoppato – anche dal punto di vista politico – la consultazione referendaria.
I due temi rimasti – abolizione dei voucher e recupero della responsabilità solidale in materia di appalti tra appaltatore e appaltante – hanno comunque un significato non trascurabile, anche nei confronti degli elettori, perché c’è comunque una percezione negativa diffusa di questi due provvedimenti. E non sono convinto che interventi legislativi, più o meno raffazzonati, siano in grado di prevenire il ricorso alle urne.
È più facile che ciò avvenga per effetto delle elezioni anticipate, per quanto neanche queste così scontate.
Quindi bene fa la Cgil a partire già in questi giorni ad organizzare la campagna referendaria, pur scontando qualche contraccolpo per l’affossamento dell’articolo 18: su questo sarà importante il modo con cui la Cgil terra aperta la questione dei licenziamenti illegittimi e del diritto al reintegro.
Certo, il nodo del quorum è insidioso, ma il dibattito che in ogni caso si è aperto sui voucher è utile, e nonostante le voci a difesa – anche nel fronte sindacale – non si cancella la percezione diffusa che si tratti di strumenti che anche là dove non generano precarietà, in ogni caso la certificano legittimandola.
Il sistema degli appalti, poi, è una giungla al ribasso che coinvolge molte più persone di quanto spesso non si pensi, e più si allunga la catena del subappalto più aumentano rischi per la sicurezza, riduzioni salariali, orari e turni incontrollabili e garanzie contrattuali aleatorie.
Quindi la partita è aperta, e sarebbe in ogni caso sbagliato non giocarla, sfidando la politica e investendo con fiducia nel rapporto con le persone, a partire dai giovani che queste realtà conoscono più di tutti gli altri.
Federico Bellono