Rubrica CONTRONATURA di Diego Marra
Quando transito in via 4 Martiri, ovvero via Palma, non resisto alla tentazione di osservare la curiosa fauna che abita le volte arcuate dei due androni che precedono lo sbocco della viuzza a Porta Aosta. Alzando lo sguardo si notano piccole macchie scure composte da diafani filamenti grigiastri che paiono originarsi da un centro per irradiarsi in forme stellate irregolari. Per anni mi sono domandato cosa fossero anche se un sospetto mi stuzzicava la mente. Ci sono momenti nella vita in cui si prendono decisioni, piccole o grandi che siano, così decisi di indagare; dotatomi di lente d’ingrandimento approcciai con fare scientifico una delle poche macchie accessibile senza munirsi di scala. Il primo sospetto ebbe conferma, si trattava di una piccola ragnatela il cui colore fuligginoso era dovuto al pulviscolo, inquinante, intrappolato nella trama araneosa; il povero ragno fabbrica una ragnatela serica, trasparente, non è colpa sua se diventa immantinente grigio sporco, sono le nostre polveri che la rendono tristemente opaca. Assodato che stavo osservando una ragnatela, avrei voluto vederne l’inquilino e creatore, ma nonostante ripetuti titillamenti non si mostrò: o era assente per ferie oppure aveva abbandonato la sua casetta per costruirne un’altra, oppure, sospettai, il ragnetto era talmente piccolo da essere difficilmente visibile. Ormai le ricerche si effettuano sulla rete e così feci. Tutto si trova navigando sul web, o quasi; dopo parecchi tentativi infruttuosi giunsi al sito di una ditta che si occupa di disinfestazioni in cui spiccavano fotografie di pareti e volte “infestate” dal simpatico ragnetto comparate con le stesse dopo l’intervento di “pulizia”, ma del ragno non una parola. (Interludio: e se i ragni, divenuti senzienti, creassero un’azienda per disinfestare gli esseri umani?). La faccio breve: ho trovato su un sito di aracnofilia la spiegazione. Si tratta di un microscopico ragnetto, mediamente di 2 mm, a nome Oecobius navus, un nome volgare non ce l’ha, ma io lo chiamerei ragnetto stella per la caratteristica tela stellata sotto la quale resta in attesa del passaggio di una preda, anche molto più grande di lui, che cattura grazie alla notevole agilità avvolgendola rapidamente in una matassa appiccicosa. Nota per aracnofobici: sicuramente ne avrete uno in casa, ma è talmente piccolo che difficilmente lo vedrete a meno che non rischi di edificare la sua tela in bella mostra.
Forse qualcuno non lo sa e perciò mi perito di rendervi edotti: gli scorpioni sono parenti stretti dei ragni, appartengono alla stessa classe d’invertebrati (aracnidi) ma a ordini diversi. Vi prego di non chiamarli insetti, non lo sono, la distinzione è semplice: aracnidi otto zampe, insetti sei. Pare che gli scorpioni siano molto comuni nel nostro territorio tant’è che una nota squadra di aranceri ne ha utilizzato il nome, gli “Scorpioni d’Arduino” appunto. In realtà i simpatici (dal mio punto di vista!) aracnidi non sono più abbondanti in Canavese che da qualsiasi altra parte. Vero è che sono piuttosto elusivi, vivono sotto le rocce, in anfratti, muretti a secco e hanno abitudini notturne. Il nostro scorpione (Euscorpius italicus) è del tutto inoffensivo non è aggressivo, anzi ci teme, benché fornito di veleno punge raramente l’uomo (anche la donna) solo se afferrato o schiacciato ricorre al pungiglione, ma la puntura ha effetti inferiori a quella di un’ape. Quindi qualsiasi timore risulta ingiustificato, come la sua immediata uccisione lanciando grida belluine; lasciatelo stare e scapperà rapidamente a nascondersi. Un giorno ne trovai uno in casa, lo catturai con le pinzette, per precauzione, lo misi in posa e realizzai un servizio fotografico pessimo, sono uno scadente fotografo, per cui attendo d’incontrarne un altro per ripetere l’esperienza. Lo so che sono noioso e ripetitivo e mi piace esserlo, ma vi esorto a rispettare questi piccoli animali, che siano ragni, scorpioni o altro hanno diritto di vivere quanto noi, fanno parte integrante del nostro ecosistema e partecipano a mantenerlo efficiente molto più di noi. Concessione: le zanzare si possono uccidere!
Diego Marra