Campagna elettorale nel vivo per le elezioni comunali del 10 giugno. Tutti “per il cambiamento”, ma in che direzione?
Definito l’ordine delle liste sui manifesti e sulle schede elettorali, è entrata nel vivo la campagna elettorale per la scelta del nuovo Sindaco e del Consiglio Comunale di Ivrea. Una scelta che riguarda quasi ventimila elettori eporediesi (ma che presumibilmente verrà espressa da molti meno: nel 2013 furono meno di dodicimila, neppure il 60%) che troveranno sulla scheda elettorale cinque candidati Sindaci e tredici liste.
In realtà è una competizione in corso da molto tempo a Ivrea, quella che ufficialmente è cominciata solo da pochi giorni. Una campagna elettorale lunga, e non solo per effetto delle elezioni politiche del 4 marzo. Lunga soprattutto perché dura ormai da tempo, da quando è diventata più palpabile nella città l’insofferenza nei confronti dell’amministrazione Della Pepa. Ed è certamente una lettura troppo semplificata (o di comodo) quella che ne ha attribuito, o ne attribuisce ora, la responsabilità (merito o colpa, secondo i punti di vista) alla ex presidente del consiglio comunale Ballurio che a Della Pepa l’aveva giurata sin dal 2013, dalla sua mancata nomina ad assessore, e ha lavorato incessantemente per la spaccatura nel gruppo consiliare del PD e per la conquista della direzione del circolo di Ivrea del partito. Riuscendo a realizzare entrambi gli obbiettivi.
Una cavalcata che sembrava inarrestabile, questa della prorompente Ballurio, se non fosse stato per l’imprevista sconfitta, a gennaio di questo 2018, alle primarie per la candidatura a sindaco. Sconfitta ancora più cocente perché ad opera di un campione della moderazione e della quiete qual è Perinetti.
Poi la storia è nota: Ballurio che sbatte la porta e passa armi e bagagli (con qualche seguace rimasto) alla coalizione delle destre, con il più modesto obbiettivo di diventare vicesindaco di Stefano Sertoli. Una vicenda emblematica di un certo modo di intendere la “politica” ai tempi del personalismo esasperato.
Ma non è certo l’azione devastante di Ballurio nel PD ad aver determinato l’insofferenza nei confronti dell’amministrazione Della Pepa. Insofferenza percepita diffusamente in città, intravista (e cavalcata per le sue personali ambizioni) da Ballurio, ma non da Della Pepa & Co.
Insofferenza generata dalla sempre più estesa sensazione del declino della città. Declino oggettivo (basta guardare tutti gli indicatori sociali e demografici o fare un giro nel centro cittadino) iniziato da venti anni e più, che però, da quando è diventato “sentire comune”, sembra inarrestabile e destinato ad accelerare fino a giungere ad un punto di non ritorno. Ed è questo precipitare del declino (e della sua percezione) che l’amministrazione Della Pepa non ha colto, provando a contrastarne gli effetti con l’ordinaria “buona amministrazione delle risorse”, con occasionali “iniezioni di fiducia” e con una candidatura Unesco di “Ivrea Città Industriale del XX secolo” che, non a caso, non è riuscita a diventare patrimonio e obbiettivo comune dei cittadini eporediesi (ed è, ci si augura solo per ora, confinata tra gli addetti ai lavori).
In una situazione come questa sarebbe servita un’amministrazione capace di iniziative straordinarie e coraggiose. Ma a parte che, per dirla con Manzoni, “il coraggio, uno, se non ce l’ha, mica se lo può dare”, la scelta dell’amministrazione Della Pepa è stata quella dell’arrocco, dell’indisponibilità a prendere in considerazione critiche e proposte, della sterilizzazione degli strumenti di partecipazione. Con il risultato di non essere stata in grado di rispondere adeguatamente né alle questioni più gravi e grandi, né a quelle più piccole della quotidiana vita dei cittadini.
Perciò non è un caso che tutte le liste che si presentano alle elezioni del prossimo 10 giugno propongano il “cambiamento”. Ben due liste presentano “Cambiamo” nella denominazione e tutte sono “per il cambiamento”. E persino Perinetti, personificazione della continuità amministrativa (in consiglio comunale dal 1980), dichiara sui manifesti di voler fare un “cambio di passo”.
Ora, sarà pur vero che in questa fase rende di più il “cambiamento” (peraltro spesso non indicando in quale direzione), ma che nessuno voglia presentarsi come continuità della “buona amministrazione Della Pepa” la dice lunga sull’opinione prevalente su di essa.
Cambiare sì, ma per andare dove? Per fare cosa?
“Cambiamo insieme” è la lista civica che sostiene il candidato sindaco Stefano Sertoli insieme a quelle della Lega, di Ballurio e di “Forza Ivrea”, tutte tese a “raccogliere e rappresentare il desiderio di cambiamento”. E probabilmente Ivrea effettivamente cambierebbe se questa coalizione si affermasse, ma cambierebbe nel senso di perdere definitivamente quelle caratteristiche di apertura, cultura, antifascismo, coesione sociale ed accoglienza che l’hanno resa nota e importante ben oltre le sue reali dimensioni. Un cambiamento nel senso del regresso di Ivrea a cittadina qualsiasi del “profondo Nord”, come le tante amministrate da Forza Italia e Lega. E che siano queste due forze politiche a orientare la coalizione, appare sin da ora evidente se persino il probabilmente sincero democratico Sertoli si è trovato a prendere le distanze dalla richiesta dell’ANPI di una dichiarazione di antifascismo rivolta a tutti i candidati alle elezioni comunali.
Una richiesta che in altre consultazioni elettorali comunali sarebbe parsa pleonastica o rituale, ma che questa volta non lo è per effetto della comparsa (un segno di “cambiamento regressivo”?) per la prima volta sulla scheda elettorale di Ivrea del simbolo di un partito neofascista.
Momentaneamente ripresosi dallo stordimento, il PD eporediese, oltre alle liste satelliti (Ivrea +bella e Moderati) è riuscito a portare nella coalizione che candida sindaco Maurizio Perinetti anche una lista (Libera Sinistra per Ivrea) prevalentemente composta da fuoriusciti dal partito (in tempi diversi, da quelli di MDP ai più recenti Vino e Restivo). PD che gioca anche la carta delle candidature prestigiose (del chirurgo Salizzoni e dell’ex presidente del tribunale Grimaldi), ma è improbabile che possa intercettare il desiderio di cambiamento che prevale nella città (come non perde occasione di ricordare il gruppo di ex? “balluriani” rimasto nel PD che accusa Perinetti di continuità).
Un desiderio di cambiamento che potrebbe invece ragionevolmente essere intercettato dalla coalizione che sostiene la candidatura a sindaco di Francesco Comotto e dal M5S che candida sindaco Massimo Fresc.
Comotto può far valere a buon diritto i suoi ultimi cinque anni di opposizione puntuale e pervicace nel Consiglio Comunale eporediese e può contare in queste elezioni, oltre che su “Viviamo Ivrea”, anche sulle liste “Cambiamo Ivrea” e “Ivrea Comune – Sinistra e Costituzione”. Una coalizione che copre un arco sociale e culturale molto ampio (certamente tutte fortemente legate ai valori della Costituzione Repubblicana), composta da persone attive nel tessuto cittadino insieme a una lista che riunisce la sinistra eporediese (quella lontana dal PD, di “discontinuità”).
Arriva da cinque anni di opposizione in Consiglio Comunale anche il Movimento 5 Stelle di Ivrea, con un candidato sindaco, Fresc, sostenuto come di regola dalla sola lista del Movimento. Movimento che ha grande visibilità (soprattutto in questi giorni, vedi il passaggio di sabato scorso di Di Maio a Ivrea) anche perché gli edifici ex Olivetti sono sede delle più importanti iniziative di Casaleggio (qui domenica prossima, 27 maggio, l’Open Day della piattaforma Rousseau). E che, come ricorda Fresc “usa la rete di competenze e presenze cresciute nelle istituzioni (Città Metropolitana, Regione, Parlamento) sia per la campagna elettorale, sia per l’eventuale amministrazione della città”.
Cosa augurarsi per la città? E per quanti ci vivono con maggiore difficoltà?
Che sia necessaria un’azione incisiva e straordinaria per cercare di far uscire dal torpore la città, è evidente a chiunque la conosca.
Che l’amministrazione comunale possa svolgere un importante ruolo in questo senso, è altrettanto evidente.
Che la continuazione per altri cinque anni di una ordinaria “buona amministrazione comunale” possa portare la città dal torpore al coma, è un rischio reale che si può evitare.
Che la negazione di tutti i valori che caratterizzano Ivrea da circa un secolo, sarebbe sì un cambiamento, ma verso l’irrilevanza della città e l’imbarbarimento delle relazioni sociali, appare altrettanto chiaro.
Come sempre, tutto dipende dalla capacità del tessuto civile e sociale della città di organizzarsi, esprimersi e, anche, di esprimere un’amministrazione comunale che favorisca il rilancio di quanto ha reso Ivrea “diversa” e più “grande” da paesi delle stesse e anche maggiori dimensioni: la capacità di innovazione (non solo e non tanto tecnologica, quanto sociale e culturale), l’apertura al mondo, la condivisione della connotazione democratica e antifascista, l’accoglienza e l’attenzione al lavoro e alla condizione sociale.
E comunque, quando c’è confusione, come ricorda Zagrebelsky (“la Costituzione, ciò che ci siamo dati nel momento in cui eravamo sobri, a valere per i momenti in cui siamo sbronzi”) si può sempre chiedere soccorso alla Costituzione e misurare le scelte in base ai valori di giustizia, libertà, democrazia, solidarietà e pace che essa esprime.
ƒz