Questa piccola rubrica, senza troppe pretese, ambisce all’obiettivo di rendere tutti un po’ più partecipi della storia contemporanea di questa città, troppo spesso considerata irrilevante o povera di note degne di essere ricordate.
Il maggio 1799 segnò la fine dell’esperienza giacobina a Ivrea. La reazione non tardò a fare la sua comparsa e prima che l’anno potesse volgere al termine i giacobini eporediesi vennero tutti schedati e incriminati. L’occupazione austro-russa interessò il territorio canavesano e dovette intercorrere un anno affinché qualcosa potesse finalmente cambiare. La scure della giustizia reazionaria, tuttavia, non fece in tempo a raggiungere i partigiani dell’Ivrea repubblicana, in quanto sul finire del maggio 1800 la bandiera francese tornò a marciare vittoriosa per le lande canavesane.
Napoleone Bonaparte, alla guida dell’Armèe du Reserve, composta da 40.000 soldati, fece il suo ingresso ad Ivrea la sera del 26 maggio, ponendo il suo quartier generale a Palazzo Perrone, attuale ex-sede del Tribunale d’Ivrea.
L’occupazione austro-russa venne rapidamente dispersa, ma l’illusione della liberazione dovette ben presto fare i conti con il carattere e l’indole pragmatica del generale francese. Estimatore del realismo politico di Machiavelli e dei suoi studi sulla conservazione del potere, Napoleone non tardò a mettere in atto una riorganizzazione del territorio piemontese che venne rapidamente suddiviso, per esigenze militari e amministrative, in Departements.
Tale decisione venne emanata dal generale Jourdan, amministratore del Piemonte, il 24 aprile 1801. I Dipartimenti furono, in totale, sei: Eridano (capoluogo Torino), Stura (capoluogo Cuneo), Marengo (capoluogo Alessandria), Sesia (cap. Vercelli), Tanaro (cap. Asti) e infine Dora (cap. Ivrea). Il Dipartimento della Dora, a sua volta, venne ulteriormente suddiviso in quattro Arrondissement, ovvero Circondari: di Ivrea, di Chivasso, d’Aosta e di San Giorgio. Il circondario d’Ivrea fu sede di prefettura e la figura del Prefetto andò a costituire la “cellula” minima di potere politico centrale proiettata direttamente sul territorio.
La penetrazione capillare del potere centrale francese venne via via intensificandosi e l’alone di libertà sognato dai giacobini eporediesi dovette ben presto disperdersi e lasciare il passo alle esigenze di controllo napoleonico. Come recita un antico proverbio piemontese: dop Napuleun gnanca i pruverbi sun pi nen bun.
Andrea Bertolino | 08/06/2016