Storia breve di come nacque “Canestri Senza Reti”, giunta quest’anno alla sua diciannovesima edizione
Canestri Senza Reti, il torneo di basket internazionale per ragazzi tra i 10 e i 13 anni che è giunto alla diciannovesima edizione, è un torneo speciale. Non solo, come raccontano gli organizzatori di Lettera22 sul loro sito per lo spirito di accoglienza che anima le famiglie ospitanti, il grande livello agonistico che esprime tutti gli anni e la qualità del gioco ma perché si porta dietro, a distanza di molti anni, l’impegno a testimoniare il rifiuto delle guerre e la necessità del superamento dei nazionalismi che, fatalmente, le producono.
L’idea del torneo nacque nel 2000 quando un gruppo del Comitato di Solidarietà di Ivrea era a Kragujevac, pochi mesi dopo la fine dei bombardamenti Nato e dopo un decennio di guerre che aveva insanguinato i Balcani e scosso profondamente l’Italia e l’Europa.
Tra i tanti incontri che avemmo ci capitò di incontrare una scuola di basket in un quartiere di Kragujevac, il Kolonac, dove erano ancora abitate le case in legno costruite dai tedeschi alla fine della seconda guerra mondiale come risarcimento dei danni. Incontrammo bambini che erano cresciuti durante il conflitto balcanico e che avevano appena vissuto la paura dei bombardamenti. Oltre alla paura soffrivano l’isolamento e avevano un gran desiderio di incontrare altri ragazzi. Da lì nacque Canestri Senza Reti. Grazie anche a Paolo Cossavella e alle famiglie di Ivrea che si impegnarono con passione per permettere che ragazzi della Serbia, Bosnia, Croazia si incontrassero tra loro e con altri ragazzi europei.
Oggi, alla sua diciannovesima edizione, con sedici squadre provenienti dai Balcani e dall’Europa, Canestri Senza Reti è la rappresentazione migliore dell’Europa che avremmo voluto all’indomani del conflitto balcanico. Un’Europa capace di includere e di ridurre le disuguaglianze e perciò capace di sconfiggere i nazionalismi. Non è andata così. Quei leader nazionalisti (Milosevic, Tudjman, Izetbegovic) che abbiamo visto alimentare la carneficina balcanica oggi si sono moltiplicati sotto altre vesti: sovranismo o populismo che dir si voglia.
Così come quei leader gridavano prima i Serbi, prima i Croati ora altri raccolgono voti gridando “prima i nostri” e si ricostruiscono i muri condannando a morte i migranti e accrescendo la paura dell’altro e del futuro.
L’eporediese ha saputo esprimere nel passato capacità di accogliere, forti sentimenti di solidarietà e sviluppato numerosi progetti di cooperazione con i popoli in sofferenza. Oggi dobbiamo ricordarcelo e Canestri Senza Reti ne è una gioiosa testimonianza.
Nevio Perna
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