Comunicato del collettivo eporediese transfemminista Mai.cit3 a seguito dell’azione compiuta il 23 novembre in piazza Santa Marta a Ivrea, dove tutti i nomi delle vittime di femminicidio nel 2024 sono stati scritti sull’asfalto.
Abbiamo deciso di fare questo presidio, questa gessettata qui in centro a Ivrea, perché nonostante quello che è successo l’anno scorso, nonostante Giulia cecchettin e tutta la risonanza anche mediatica che ha avuto quel femminicidio, Giulia non è stata l’ultima. Giulia non sarà mai l’ultima se non verrà modificata la cultura in cui noi viviamo. Una cultura ormai insita dentro di noi da anni e che non proviamo minimamente a scalfire.Si dice sempre alle donne vittime di violenza di genere di denunciare, fuggire, scappare.
Denunciare non serve se poi, nonostante le denunce, nonostante i braccialetti elettronici, muoriamo comunque, veniamo uccise comunque. Non si guarda mai a quello che succede prima, alla violenza in sé. Si pensa sempre all’agire dopo e mai all’agire e prevenire prima.
Non siamo più dispostX a sentire questa retorica, non siamo più dispostX ad accettare che le donne debbano essere salvate dopo eventi e episodi di violenza domestica, per strada, in famiglia.
È necessario insegnare che non è solo denunciando che si risolve il problema, ma è con l’educazione affettiva e sessuale nelle scuole. È necessario lavorare sulla mentalità degli uomini e della nostra società, per insegnare che il consenso, il rispetto, la parità e la libertà personale stanno alla base, sono il minimo indispensabile.Per far sì che non ci sia più un osservatorio nazionale con numeri di femminicidi, lesbicidi e transcidi sempre in aumento. Per far sì che non ci siano casi di femminicidio ogni 3 giorni. Per far sì che non ci venga detto di scappare e di denunciare. Per far sì che non ci siano più Giulie. Per far sì che ognunX di noi non debba aver paura di poter incontrare un uomo qualunque, perché potrebbe farci quello che hanno fatto altri come lui.
Per poter essere finalmente liberX.