“La scuola è un diritto. Non bruciamo il futuro dei nostri giovani“: questo l’Ordine del giorno a firma dei Capigruppo di minoranza che verrà presentato nel prossimo consiglio comunale a Ivrea. Di seguito il testo integrale
Premesso che:
ad Ivrea è nato il comitato spontaneo PAS “Priorità Alla Scuola” (…)
L’adesione è stata da subito importante e ciò ci ha spinto a organizzare, nella giornata del 12 marzo, il primo “flash mob” che ha registrato una massiccia partecipazione in Piazza Ottinetti e culminato con l’atto, tanto spontaneo quanto simbolico, di lasciare i cartelloni e i disegni dei bambini sulle scale del palazzo comunale.
Tale atto non è altro che una richiesta di aiuto da parte della popolazione stremata, che vede le istituzioni sempre più lontane e irraggiungibili a livello regionale e nazionale, ma che, evidentemente ripone ancora fiducia in quelle locali.
A una settimana dall’avvenimento constatiamo che, mentre alcuni sindaci dell’eporediese, ma anche di comuni più grandi, hanno fatto proprie le istanze dei cittadini che rappresentano, facendosi portavoce del forte disagio che stanno vivendo in particolare le famiglie con figli in età scolare, da parte dell’amministrazione eporediese nulla è stato fatto in questa direzione.
Con la presente siamo, pertanto, a chiederLe di esprimersi pubblicamente, nella sua veste istituzionale, a difesa dell’apertura delle scuole nel nostro Comune, rivolgendosi alla Regione e, ove sia il caso, anche al Governo nazionale.
La chiusura delle scuole infatti non dovrebbe essere presa in considerazione in zona arancione e andrebbe scongiurata anche in zona rossa, a tutela dei diritti dei minori e di quello all’istruzione in particolare. La chiusura delle scuole non è ammissibile mentre la gran parte delle altre attività resta aperta.
È da ottobre che studenti e studentesse delle scuole superiori seguono forme di “didattica mista”, eufemismo per dire che la didattica in presenza è decurtata del 50% o più. Le adolescenti e gli adolescenti si chiedono se mai riprenderanno ad avere una scuola che funziona per accoglierli. I genitori si chiedono cosa resterà della credibilità della scuola al termine degli anni scolastici in pandemia. Insegnanti e dirigenti scolastici vedono i loro sforzi per mantenere la didattica in presenza rimessi di continuo in discussione e frustrati.
La sospensione della didattica in presenza per i servizi educativi e dei cicli inferiori (nidi, infanzia, primaria, secondaria inferiore) è una misura che calpesta le vite dei più piccoli e dei loro familiari.
Siamo a dodici mesi dalla prima chiusura delle scuole nel 2020, e ormai conosciamo bene i danni che questa situazione ha provocato. I bambini e i ragazzi hanno già subito abbastanza, non devono ricevere il colpo di un’altra chiusura, i danni in termini psicofisici e formativi stanno diventando irreparabili. Le più piccole e i più piccoli sono ancora meno in grado di gestire la didattica a distanza sia da un punto di vista organizzativo sia sul piano emotivo. Tutto ciò ha un impatto enorme sulle famiglie: tutte condividono le stesse difficoltà, ma sappiamo che sono quelle più fragili – sul piano sociale, economico, culturale a pagare di più.
Le conseguenze della chiusura di ogni ordine e grado di scuola, di nuovo, si riverseranno sulle famiglie già vessate psicologicamente ed economicamente, costringendo soprattutto le donne a ulteriori sacrifici. Alcuni faranno ricorso ai nonni, proprio quella categoria considerata fragile e a rischio, ma su cui moltissime famiglie si appoggiano non avendo altra scelta, per carenza di servizi pubblici.
L’esperienza di dodici mesi ci ha indicato che la chiusura delle scuole ha un impatto violento sull’intero tessuto sociale, e mette a repentaglio la salute intesa così come l’OMS la definisce sin dagli anni cinquanta: “uno stato di benessere fisico, mentale e sociale e non semplice assenza di malattia”.
Si aggiunga che nelle scuole sono rigorosamente rispettati i protocolli di sicurezza che hanno ben pochi equivalenti nel resto della società e della attività sociali. La campagna vaccinale ha subito contemplato il personale scolastico e ora un’altissima percentuale dei lavoratori e lavoratrici del mondo della scuola è già vaccinata. Proprio alla luce di quest’ultimo dato, è incomprensibile una chiusura delle scuole giustificata con la necessità di accelerare un piano vaccinale. Al contrario, vaccinare una categoria e poi lasciarla a casa, mentre altre – non contemplate tra le priorità del piano vaccinale – continuano a lavorare non vaccinate, eppure a stretto contatto con la collettività, costituirebbe un atto incomprensibile e sconcertante.
Le chiediamo quindi di farsi voce delle famiglie, dei lavoratori e delle lavoratrici e dei bambini e ragazzi del nostro Comune chiedendo al Governo nazionale di non rinnovare la previsione della chiusura delle scuole dopo il 6 aprile, data in cui finirà la validità dell’attuale DPCM, ma di prevedere nel prossimo zone di tutti i colori con le scuole aperte”.
Premesso altresì che il comitato Priorità Alla Scuola ha organizzato presìdi giornalieri davanti alle scuole di Ivrea coinvolgendo genitori ed insegnanti riuscendo ad interessare i mezzi di comunicazione e a coinvolgere la popolazione in un confronto aperto; numerosi studi evidenziano che gli studenti non sono la principale causa di diffusione del contagio. In uno studio pubblicato in questi giorni è stata presentata una ricerca condotta da epidemiologi, medici, biologi e statistici che ha analizzato i dati del MIUR incrociandoli con quelli delle ATS e della Protezione Civile fino a coprire un campione di 7,3 milioni di studenti e 770 mila insegnanti pari al 97% delle scuole italiane. Considerato che da questa ricerca si evince che il tasso di positività dei ragazzi rispetto al numero di tamponi eseguito è dell’1% e che gli stessi contagiano il 50% in meno rispetto agli adulti che sono i veri responsabili nella trasmissione del virus; alla riapertura delle scuole non è corrisposto un aumento della curva pandemica visto che i contagi salgono prima di tutto nella fascia di popolazione tra i 29 e 59 anni; in Stati come Francia, Spagna, Germania che hanno dei numeri più bassi per contagi e morti, le scuole non sono praticamente mai state completamente chiuse.
Tenuto conto che nelle scuole di ogni ordine e grado vengono rigorosamente rispettate e fatte rispettare le norme di sicurezza ed inoltre il comportamento indotto negli studenti costituisce un metodo e un insegnamento di comportamento per le ragazze e i ragazzi da tenere in ogni luogo pubblico.
Considerato altresì che si moltiplicano gli allarmi di medici e psicologi, suffragati da studi condotti in Inghilterra, Francia, Giappone e Cina, che ci parlano del dolore mentale di molti ragazzi nel sentirsi soli diventando spesso, questa, una condizione psicologica caratterizzata da un profondo senso di vuoto e inutilità, che se non curata può portare a gravi problemi di salute fisica e mentale come Internet dipendenza, ideazione suicidaria e uso di sostanze. Aumentano ormai di giorno in giorno le richieste di aiuto di giovani e famiglie in questo senso;
in mancanza di evidenze scientifiche sui vantaggi dell’eventuale chiusura delle scuole il principio di precauzione dovrebbe spingere le istituzioni a mantenere le scuole aperte per contenere i danni gravi e probabilmente irreversibili sulla salute psico-fisica dei ragazzi e i disagi delle loro famiglie.
Alla luce di quanto sopra
il Consiglio Comunale di Ivrea invita il Sindaco e l’Amministrazione Comunale a farsi promotori della campagna di sensibilizzazione, sempre più forte in tutta Europa, per sollecitare gli enti superiori, fino al livello nazionale, a porsi quale priorità assoluta, insieme alla campagna vaccinale, la riapertura delle scuole di ogni ordine e grado indipendentemente dal colore delle Regioni prendendo ovviamente tutte le precauzioni necessarie. Accorgimenti che peraltro i dirigenti scolastici, gli insegnanti e il personale ausiliario hanno già ampiamente dimostrato di saper mettere in atto con estrema efficacia.
Francesco Comotto, capogruppo lista civica Viviamo Ivrea
Maurizio Perinetti, capogruppo Partito Democratico
Massimo Luigi Fresc, capogruppo Movimento 5 Stelle