Le riflessioni di alcuni democratici sulla loro permanenza all’interno del PD
Nell’articolo del 27 febbraio “Scissione PD: a Ivrea, al momento, esce solo Franco Giorgio”, scrivevamo “Un piccolo gruppo “di sinistra” (Vino, Buracco, Restivo, …) è ancora incerto sulla collocazione, ma è molto probabile che finisca per confluire sulla candidatura di Orlando ” … Sollecitati dall’articolo, alcuni democratici di quest’area ci hanno inviato una breve riflessione dove confermano la loro permanenza nel Partito Democratico e le motivazioni della scelta.
Se esistesse il PD, sarebbe il nostro Partito
Noi pensiamo che il PD possa ancora rappresentare lo spazio politico in cui costruire una sinistra in grado di governare il cambiamento e promuovere l’eguaglianza sociale e dei diritti.
Nel 2007 abbiamo scelto di aderire al Pd perché convinti che la politica sia valori, ma soprattutto capacità di costruire pensiero e risposte. Ci interessavano poco le appartenenze e ci affascinava molto di più l’idea di contribuire alla costruzione di un grande partito collettivo e plurale in grado di affrontare la sfida di problemi nuovi ma anche molto vecchi.
Una comunità vasta e aperta in cui si parlasse di futuro, in cui avesse sempre piena cittadinanza il confronto, sempre tesa a riconoscere nelle storie e nelle ragioni degli altri possibili elementi di una sintesi più ricca e capace di produrre cambiamenti positivi nella vita di un paese malato e immobile.
Non si trattava di cancellare la memoria, né di essere post ideologici: più semplicemente si trattava di accettare l’idea di rimettersi in discussione e in cammino per costruire una proposta immersa nel tempo che stiamo vivendo. Il progetto del PD per noi è stato ed è quello.
Perché crediamo che oggi la sinistra deve essere capace di costruire una alleanza tra chi prova a produrre innovazione – nell’economia, nella tecnologia, nel sociale, nei diritti – e le tante marginalità, diverse ed in continua crescita. E’ solo da questa possibile alleanza che può nascere un progetto di governo che tenga insieme sviluppo, occupazione, diritti, allargamento degli spazi di partecipazione e di protagonismo.
L’origine, la varietà di culture e storie confluite nel PD possono renderlo soggetto capace di realizzare questa sintesi.
Ma questo PD non è di fatto mai nato, e rischiamo oggi di perdere anche la possibilità che questa sintesi si realizzi. Rischiamo di rimanere divisi tra una sinistra che rappresenta marginalità e disagio, ma ridotta nello stretto spazio della testimonianza, ed un centro sinistra che si fa alfiere di un’innovazione fine a sé stessa, troppo distante dal quotidiano e dagli urgenti e concreti problemi delle persone. Divisi tra visioni “novecentesche” e prospettive avventuristiche di Renzi: condannati a perdere davanti ai populismi e alle chiusure identitarie.
Il passaggio congressuale dei prossimi mesi, pur con tutti i limiti e le forzature imposte dall’attuale segreteria, riteniamo possa essere un momento cruciale per provare a riprendere, o forse ad iniziare, il cammino per la costruzione del PD che in tanti abbiamo immaginato nel 2007.
Per noi il progetto di Renzi di una modernizzazione che semplifica e svilisce i processi democratici e la rappresentanza, che punta solo sull’innovazione quale che sia, che ignora i diffusi sentimenti di profonda insicurezza sociale ed economica, è un progetto terminato con il 4 dicembre.
Vogliamo scommettere sulla possibilità che il PD cominci ad essere ciò che può essere, voltando pagina ed iniziando un nuovo cammino. Vale la pena di provarci ancora.
Ivrea, 12 marzo 2017
Erna Restivo, Dimitri Buracco, Augusto Vino,Andrea Alberton, Alessandro Scapino, Michele Allara, Gabriella Colosso, Davide Biava