Martedì 16 febbraio Gianni Ambrosio, già delegato sindacale in GTT, è stato nominato responsabile della CGIL eporediese e calusiese al posto dell’uscente Rita Castelnuovo. Abbiamo avuto modo di intervistarlo e di capire meglio le sue intenzioni per il futuro del sindacato locale
«Lavoro, lavoro, lavoro: il lavoro che non c’è, il lavoro che si è perso, il lavoro che è sempre più precario». Queste parole vengono scandite ripetutamente da Gianni Ambrosio mentre lo intervistiamo; parole che potrebbero risuonare ripetitive, scontate, tristemente ovvie, ma che pronunciate dal neo-responsabile CGIL per l’area eporediese e calusiese assumono un significato particolare, programmatico.
Martedì 16 febbraio, presso la sede della CGIL d’Ivrea in piazza Peronne 3, Rita Castelnuovo ha passato il “testimone” a Gianni Ambrosio per Ivrea, Eporediese e Calusiese e a Angelica Liotine per l’area dell’Alto Canavese; uno “sdoppiamento” che, ci racconta Ambrosio, rappresenta l’intenzione di voler migliorare il rapporto che il sindacato ha con il territorio.
Abbiamo avuto il piacere d’intervistare Ambrosio, per cercare di capire meglio quali sono le sue idee e le sue ambizioni per il futuro nel e del sindacato.
Cominciamo dall’inizio: chi sei e di cosa ti occupi?
Sono nato a Ivrea nel 1968 e pur abitando a Caravino ho trascorso gran parte della mia infanzia e adolescenza nel territorio eporediese. Dopo il diploma, il servizio militare e le prime esperienze lavorative sono approdato in GTT dove lavoro tutt’ora come autista. Dal 2010 sono delegato sindacale della Filt CGIL, il sindacato dei trasporti a Ivrea e ho vissuto il sindacato sotto la responsabilità di Alfredo Ghella e Rita Castelnuovo alla quale va la mia gratitudine e il mio ringraziamento per quello che ha fatto in questi anni.
Veniamo rapidamente al ruolo della CGIL. In questi anni rarissime sono state le occasioni in cui la CGIL è intervenuta nel dibattito pubblico locale. Pensi che il ruolo del sindacato debba essere maggiormente propositivo?
Parlare del sindacato a Ivrea vuol dire necessariamente rapportarsi con l’indirizzo sulle tematiche del lavoro della Camera del Lavoro di Torino. La CGIL eporediese ha sempre avuto una sua autonomia specifica riguardo le questioni territoriali, pur restando legata al mondo metropolitano: ciò significa che non si possono ignorare le dinamiche comuni. Detto ciò voglio dire chiaramente che abbiamo intenzione di giocare un ruolo protagonista sul territorio. Osserveremo, daremo giudizi e laddove necessario interverremo in maniera critica. Intendiamoci: sono per il dialogo e il confronto, ma quando mi seggo ai tavoli con altre parti sociali o politiche ho la consapevolezza di star rappresentando una parte, ovvero quella dei lavoratori e piuttosto che non dire nulla sono disposto a discutere in maniera “energica” se necessario.
Come CGIL avete presentato nel 2018 un progetto sul trasporto pubblico locale a “emissioni zero” e nel 2020 avete organizzato un convegno sull’argomento ottenendo la partecipazione degli assessori regionali ai Trasporti e all’Ambiente. Da allora, tuttavia, non se ne è più sentito parlare. Si è tutto fermato?
Assolutamente no. Il progetto del parco mezzi ecologico prosegue e stiamo continuando a dialogare con le amministrazioni comunali per determinare il contenuto del nuovo bando relativo alla conurbazione eporediese e per far sì che venga inclusa una clausola sull’utilizzo elettrico degli autobus. L’attuale bando, di fatto, è già scaduto, ma a causa dell’emergenza COVID tutte le gare sono bloccate per decreto ministeriale.
Storicamente il tema ambientale e quello del lavoro sono stati considerati “antitetici” e difendere l’aspetto produttivo piuttosto che quello ecologico ha generato sovente motivi di scontro. Il caso dell’ILVA è l’esempio più eclatante, ma lo schema si ripete in forme diverse un po’ ovunque. Pensi che questa visione debba cambiare e le forze sociali e ambientaliste debbano unire le forze con il mondo del lavoro e con il sindacato?
Abbiamo vissuto in Italia un lungo periodo della storia recente in cui non sono stati fatti i necessari investimenti per favorire la transizione ecologica e possiamo dire che il tema ambientale non sia mai entrato seriamente all’interno dell’agenda politica. Nonostante ciò oggi tutto spinge in quella direzione, Unione Europea in primis, e non possiamo permetterci di non coniugare il tema del lavoro con quello ambientale. Il tema dell’efficientamento energetico va affrontato e in fretta. Nell’Alto Canavese, per fare un esempio, il consumo di energia da parte delle aziende che si occupano di stampaggio è molto alto e questa cosa va cambiata. Anche gli industriali se ne stanno rendendo conto: diversamente queste realtà rischieranno di essere sempre meno competitive.
Che giudizio dai della situazione del lavoro sul territorio? Al di là dell’ultimo annuncio legato al nuovo insediamento della “GigaFactory” di Scarmagno sui giornali il primato spetta alle notizie negative, piuttosto che ai ritorni occupazionali. Cosa ne pensi a riguardo?
Tengo le dita incrociate su Scarmagno, ma la situazione attuale è purtroppo quella che hai descritto e non è un caso che la CGIL assieme alle altre sigle CISL e UIL abbia promosso qualche anno fa la “Vertenza Torino” legata al calo delle attività produttive che ha interessato maggiormente l’area metropolitana torinese rispetto ad altre zone d’Italia. Se a questo aggiungiamo il fatto che prima o poi il governo toglierà il blocco dei licenziamenti temo che il mondo del lavoro pagherà un costo molto alto. Come CGIL abbiamo un tavolo di lavoro che ha analizzato alcuni dati legati a vari settori e le notizie che ci arrivano non sono buone: a causa della pandemia l’ambito commerciale è un disastro e registriamo soprattutto casi di donne che perdono il lavoro. Crescono, inoltre, i “part-time involontari”: ci sono lavoratrici che si trovano a lavorare 10-15 ore a settimana senza riuscirsi a pagare nemmeno l’anno previdenziale. Non possiamo assistere inermi e lasciare che il costo più alto lo paghino le donne.
C’è qualche altro esempio che riesci a dirci legato alle conseguenze della pandemia COVID?
Sul mondo della scuola grava oggi un’incertezza senza precedenti e stiamo cominciando a prendere seriamente in considerazione il tema legato all’abbandono scolastico. Ci sono poi insegnanti assunti con i cosiddetti “contratti Covid” che hanno preso servizio a fine settembre e ad oggi non hanno ancora ricevuto uno stipendio. Anche il mondo della sanità grida vendetta e ci sono infermieri assunti con contratti a intermittenza e in somministrazione. Lo dico senza mezzi termini: abbiamo bisogno di stabilizzare i posti di lavoro, abbiamo bisogno di stabilità, non possiamo continuare ad alimentare il lavoro precario. Come CGIL dobbiamo, inoltre, essere maggiormente presenti su questi luoghi di lavoro.
Hai menzionato l’esistenza di un tavolo di lavoro all’interno della CGIL che ha analizzato alcuni dati sul territorio. Ci puoi raccontare qualcosa di più?
È un gruppo che ha portato avanti alcune ricerche sul mondo del lavoro locale per cercare di capire com’è cambiato il tessuto produttivo e occupazionale negli ultimi anni. Stiamo terminando di analizzare alcune serie di dati e appena sarà possibile abbiamo intenzione di presentare pubblicamente questo lavoro. Aggiungo che come CGIL raccogliamo anche informazioni e storie legate al tema della salute sui posti di lavoro attraverso lo Sportello Salute aperto il martedì dalle 9 alle 12.
Ambiente, lavoro, scuola, salute, condizione delle lavoratrici. Quella che ci hai raccontato è la prospettiva di un sindacato attivo e presente in tanti ambiti e ambienti di lavoro, ma bisogna poi tenere in considerazione le forze a disposizione e la diffidenza che molti lavoratori hanno nei confronti dei sindacati, non trovi?
Certo che sì, ma credo che il sindacato debba aprirsi maggiormente alla società civile e cercare di collaborare in maniera più proficua anche con le tante associazioni che animano questo territorio. L’associazionismo è oggi un bene prezioso nell’eporediese e nel canavese e il lavoro che ogni realtà svolge singolarmente sui temi ambientali, scolastici o legati alla salute dev’essere visto come una risorsa. Quello che auspico e su cui cercherò d’investire è una maggior collaborazione tra il sindacato che oggi rappresento e le realtà associative e sociali locali e concludo dicendo che sono fermamente convinto del fatto che la CGIL dovrà essere maggiormente presente sui posti di lavoro.
Andrea Bertolino