Qualche breve considerazione sull’esperienza della Palestra Politica dello Zac! d’Ivrea; ciò che è stato e ciò che può diventare
Era il 16 marzo quando la Palestra Politica ha preso il via. Questo esperimento era stato concepito nel maggio 2016 quando alcuni membri dell’associazione Zac! avevano sentito la necessità di confrontarsi con il tema del fare politica: cosa significa, quanta distanza (eventualmente) mettere con la politica dei partiti, quanta disponibilità per sognare una politica nuova.
Meno di un anno dopo il primo incontro era riuscito a incuriosire una quarantina di persone, un numero grosso modo mantenuto anche durante gli incontri successivi.
Il punto di partenza è stata la democrazia: a cosa serve la democrazia? E cosa significa populismo? Che legame c’è tra le due forme politiche? Si è poi passati alle domande sul voto e sui sistemi elettorali: “a cosa serve votare?” ci si era domandati la sera del 20 aprile. Infine, il 19 maggio, è stato il momento di affrontare il delicato tema dei partiti, la loro funzione storica, il loro declino e la loro possibile rinascita in forme nuove.
Non era scontato che questa esperienza avesse successo, ma si può senz’ombra di dubbio dire che questa tripletta di incontri abbia raggiunto a pieno il suo obiettivo: riallenarci alla discussione pubblica di temi riguardanti la teoria politica.
In una città nella quale (come nell’intero Paese) la tendenza è quella di declinare la discussione politica in chiave “politicante” (questo partito ha fatto, quel politico ha risposto…), respirare un po’ di concetti di teoria politica ha sicuramente fatto bene alle persone presenti agli incontri, soprattutto ai giovani.
L’esperimento ha funzionato e le premesse per organizzare altri incontri in autunno ci sono tutte.
Cambiano le aspettative, però.
Di temi teorici ce ne sono a bizzeffe: la filosofia politica da Platone in avanti ha partorito concetti, teorie e sistemi che potrebbero interessare le discussioni pubbliche all’infinito. Sarebbe bene che la Palestra Politica continuasse ad affrontarli, soprattutto ad Ivrea dove manca uno spazio similare. Eppure, parlare di politica vuol dire necessariamente confrontarsi con le questioni che ci toccano più nel profondo e più da vicino e significa, inoltre, prendere posizione.
La città d’Ivrea e il territorio circostante hanno tante sfide davanti a loro, a cominciare dai due temi che, durante l’incontro conclusivo, si sono abbozzati per il futuro: migranti e lavoro.
Affrontare queste tematiche vuol dire sforzarsi di immaginare un domani per questo territorio. Lo Zac! d’Ivrea, attivo ormai da due anni, ha aggregato attorno a sé forze sociali di diversa natura, provando ad immaginare una congiuntura tra territorio, ambiente e società. Attorno allo Zac! ruotano diverse associazioni, da Libera a Legambiente, da SerraMorena ad Acmos; si promuove un’economia basata su principi etici e non solo sul profitto, così come testimoniano “L’AltroMercato”, Ecoredia e la manifestazione biennale “SanaTerra”; ci sono iniziative musicali, culturali e teatrali; c’è sensibilità nei confronti dei migranti e si incoraggiano pratiche inclusive; e c’è, infine, tanto volontariato.
In una certa misura lo Zac! promuove un’idea di territorio e di società che fungano da esempio per la politica. Allo stesso modo, per riallacciarci alla teoria delle fratture sociali introdotta da Antonio Floridia durante il terzo incontro della Palestra Politica, lo Zac! d’Ivrea, oltre che fungere da “esempio”, sta anche riempiendo quei vuoti e quelle “dimenticanze” che la politica politicante non è stata in grado (o non ha voluto) riempire. Cosa sarebbe diventato il Movicentro senza l’iniziativa del gruppo di Ecoredia se non un altro monumento al degrado cittadino?
Lo Zac! d’Ivrea ha avviato un esperiemento partecipativo e inclusivo, ma è difficile dire se il tentativo diventerà più “politico” nel senso nobile del termine. Politica vuol dire anche scontro, lotta aperta; vuol dire appoggiare pubblicamente delle parti e rinnegarne altre, seppur non necessariamente secondo i dettami delle lotte novecentesche. Questo secondo aspetto è, al momento, sopito (c’è da dire un po’ ovunque, non solo allo Zac!); manca ancora quello che la scuola di Francoforte avrebbe chiamato “momento negativo”.
La Palestra Politica ha, in qualche modo, segnato una piccola svolta, l’inizio di un percorso pubblico di partecipazione alle questioni politiche.
Si può e si deve continuare, nella speranza che questa “Palestra” possa portare lontano, tutti quanti. O, quanto meno, tonificare un po’ e arieggiare il clima asfittico del dibattito “politico”.
Siamo d’accordo: la politica serve.
Andrea Bertolino