Lettera aperta a Nino Maruelli, Presidente del Centro Aiuto alla Vita di Ivrea
scrivo questo a seguito del suo intervento alla presentazione dei due libri di Mons. Bettazzi, domenica 22 ottobre 2022 e all’articolo Fuori tema (o drammaticamente “dentro”?).
Non sono qui a discutere sul tema aborto sì/aborto no, “del momento in cui l’ente concepito diventa persona umana” (Bettazzi).
Sono qui a dire che sono sempre sconcertata quando sento, soprattutto uomini, dichiarare che l’aborto, per una donna è sempre un dramma, rappresenta sempre un trauma.
Ma lei ha parlato con tutte le donne? L’hanno fatto adepti dei gruppi pro-vita?
Io quarant’anni fa effettuai un’interruzione di gravidanza, gravidanza dovuta a un errore, un inconveniente.
Ho studiato, lavoravo, non avevo problemi economici, avevo una relazione stabile e appagante con il mio compagno. Fu una scelta condivisa, la migliore e non me ne pento, una piccola parte del mio percorso di vita che non ha lasciato ferite laceranti o brutti indelebili ricordi.
Semplicemente la nostra vita non prevedeva un cambio così radicale come il diventare genitori. L’esistenza della legge 194 mi permise di affrontare il piccolo intervento serenamente ed in sicurezza.
Lei non deve arrogarsi il diritto di farmi sentire “sbagliata“.
Lei con i suoi sodali potete portare avanti le vostre iniziative, ma MAI PIU’ dovrete affermare il falso riguardo a me e a tutte le donne che rifiutano la retorica dei sensi di colpa.
Cristina Bona